CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 262/A

INTERROGAZIONE DE FRANCISCI, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione, da parte della Regione sarda, delle direttive del Ministero della salute e dell'AIFA in merito al protocollo previsto e subordinato alla legge n. 194 del 1978 sull'utilizzo del farmaco Mifepristone o Mifegyne, meglio conosciuto come RU486.

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La sottoscritta,

premesso che:
- il 30 luglio 2009, il Consiglio di amministrazione dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha deliberato l'autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco Mifepristone o Mifegyne, meglio conosciuto come RU486;
- nello stesso comunicato, si precisa, a garanzia e a tutela della salute della donna, "che l'utilizzo del farmaco è subordinato al rigoroso rispetto della legge per l'interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194 del 1978); in particolare deve essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria, così come previsto dall'articolo 8 della legge n. 194 del 1978, dal momento dell'assunzione del farmaco sino alla certezza dell'avvenuta interruzione della gravidanza escludendo la possibilità che si verifichino successivi effetti teratogeni", vale a dire effetti che producono malformazioni nell'organismo in via di sviluppo;
- inoltre, viene ribadito che "La stessa legge n. 194 del 1978, prevede una stretta sorveglianza da parte del personale sanitario cui è demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi, nonché l'attento monitoraggio del percorso abortivo onde ridurre al minimo le reazioni avverse quali emorragie, infezioni ed eventi fatali";
- il Consiglio di amministrazione, infine, ha tenuto a ribadire il fatto che si è avvalso anche dei pareri forniti dal Consiglio superiore di sanità e ha raccomandato ai medici la scrupolosa osservanza della legge;

considerato che:
- l'immissione in commercio di un farmaco, secondo la direttiva europea n. 2001/83 impone che, dopo la sua approvazione da parte di uno Stato membro, gli altri Paesi europei possano solo regolamentarne l'uso all'interno delle proprie leggi nazionali (mutuo riconoscimento);
- nel caso di un farmaco abortivo come la RU486, le sue modalità di utilizzo in Italia devono essere dettate dalla legge n. 194 del 1978 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG);
- la stessa legge prevede che l'interruzione della gravidanza debba avvenire in regime di ricovero ordinario, pertanto, non è consentita la pratica in ambito domestico, senza la garanzia offerta dal ricovero in ospedale e dalla presenza del medico;
- il Ministero della salute, in data 19 ottobre 2009, ha comunicato che "Ci può essere compatibilità fra la normativa italiana e la RU486 solo se l'intera procedura abortiva viene praticata in una struttura pubblica, con le garanzie sanitarie offerte dalla permanenza in ospedale;

verificato che:
- al momento esiste una dissonanza di atteggiamenti, da parte delle diverse regioni italiane, relativamente alla definizione di "ricovero ordinario" al punto che l'Emilia Romagna, il Piemonte e la Provincia autonoma di Trento prevedono un ricovero day hospital; la Lombardia, la Toscana e il Veneto hanno stabilito il ricovero ordinario per tutta la durata dell'interruzione di gravidanza, fissato normalmente in tre giorni, mentre le altre regioni, fra cui la Sardegna, non hanno ancora scelto la procedura;
- di recente, il sottosegretario della salute ha annunciato una lettera a tutte le regioni attraverso la quale si intende richiamare il rispetto della normativa che non consente la pratica dell'IVG, con qualunque metodo riconosciuto dallo Stato, al di fuori delle strutture sanitarie fino all'accertamento dell'avvenuta espulsione dell'embrione;
- pertanto, il riconoscimento del ricovero in day hospital, quando si utilizza la RU486, significherebbe il riconoscimento della pratica abortiva domiciliare, la quale non tutelerebbe la piena salute della donna perché non consentirebbe un attento monitoraggio in tutte le fasi del percorso, specie l'espulsione dell'embrione, e pertanto non è consentita dalla nostra normativa nazionale;

preso atto che la Regione Sardegna è chiamata a dare corso al protocollo per l'utilizzo della RU486 sulla base della normativa nazionale vigente in materia di interruzione volontaria della gravidanza,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere quali:
1) indirizzi, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale intenda attivare relativamente al ricovero ordinario previsto per le donne che dovessero richiedere l'IVG attraverso l'utilizzo della RU486;
2) protocolli, al momento siano stati attivati in proposito, quale procedura si starebbe applicando dal momento in cui c'è stata la deliberazione all'immissione in commercio dei farmaco RU486, o quale protocollo si debba applicare in attesa della direttiva assessoriale in materia di ricovero ordinario.

Cagliari, 9 marzo 2010