CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
INTERROGAZIONE n. 9/A
INTERROGAZIONE CUCCUREDDU, con richiesta di risposta scritta, sulla campagna vaccinale relativa al sierotipo 8 della blue tongue.
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Il sottoscritto,
premesso che:
- in data 17 febbraio 2009 l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha emanato il decreto n. 4 contenente misure urgenti contro l'epidemia del virus blue tongue 8, decreto emanato con oltre 60 giorni di ritardo dalla rilevazione delle prime sieroconversioni, forse casualmente, proprio il giorno successivo alla consultazione elettorale regionale;
- questo decreto d'urgenza è stato predisposto in conseguenza della rilevazione di alcune positività sierologiche ma in assenza del riscontro di sintomi clinici della malattia;
- a differenza di quanto avvenuto in Sicilia, le autorità sanitarie hanno codificato delle semplici sieroconversioni come focolai, nonostante tutti gli animali visitati, sia quelli che avevano sviluppato le sieroconversioni che gli animali sentinella, non avessero sviluppato i sintomi clinici della malattia;
- il già citato decreto regionale, all'articolo 2, impone una vaccinazione obbligatoria per il sierotipo 8 del virus della blue tongue e indica come soggetti della vaccinazione "tutti" gli animali della specie bovina, ovina e caprina nel territorio della provincia di Olbia-Tempio;
- l'ipotesi di una simile misura aveva, già prima della pubblicazione del decreto, suscitato le ire degli allevatori, che manifestarono apertamente la loro contrarietà ad accettare una campagna vaccinale a tappeto e formularono serie perplessità sulla fattibilità, sull'onerosità, sull'utilità e sull'efficacia di tale campagna di vaccinazioni;
- proprio per questo, si è prodotta una situazione di disparità di trattamento tra i proprietari di pecore, soggetti direttamente interessati, e gli allevatori dei bovini da ristallo. Per i primi l'unica sanzione prevista, qualora si rifiutino di vaccinare il proprio bestiame, consiste nel mancato riconoscimento degli eventuali indennizzi. Gli allevatori di bovini, invece, seppur non direttamente interessati, vivono una situazione insostenibile; per questi la sanzione è particolarmente pesante: in assenza di vaccinazione di tutti i capi, vacche comprese, non potranno vendere i vitelli;
considerato che, già alla fine del mese di aprile 2009, il vaccino a disposizione delle ASL scadrà e che, ad oggi, la campagna vaccinale non ha coperto, sulla base di dati acquisiti per le vie brevi dalle ASL, neppure il 20 per cento degli animali interessati alla campagna vaccinale;
constatato che:
- quel 20 per cento degli animali vaccinati è costituito, quasi esclusivamente, dalle aziende zootecniche di bovini da ristallo che, per sottrarsi al blocco della movimentazione di tutti gli animali dell'azienda, accettano la vaccinazione anche sulle vacche e gli animali da rimonta;
- invece, la quasi totalità dei pastori si sta rifiutando di vaccinare le proprie pecore, rendendo così del tutto inefficace la campagna vaccinale, anche nel caso in cui tutti i bovini venissero sottoposti a vaccinazione;
preso atto che la pecora è l'unico animale sensibile all'infezione del virus della blue tongue, l'unico animale che presenta sintomi clinici anche gravi; bovini e caprini vengono infettati ma sono resistenti e la malattia trascorre con sintomi lievi o del tutto assenti;
constatato che vaccinare le vacche, ma non le pecore, appare del tutto illogico ed espone comunque le pecore ai danni di una eventuale epidemia e le vacche ad inutili, gravi, rischi ed a sofferenze;
considerato che la vaccinazione, allo stato, non potrà assolutamente raggiungere l'80 per cento, percentuale minima per garantire un minimo di efficacia; in caso contrario, sulla base delle precedenti esperienze maturate in Sardegna, si può ipotizzare una propagazione del virus alla velocità di 20 km ogni 60 giorni;
constatato che, a queste condizioni, la campagna vaccinale risulta essere da un lato inefficace alla costituzione di un cordone sanitario capace di impedire la circolazione virale, dall'altro una ingiustificata vessazione per le aziende zootecniche di bovini da ristallo della Gallura;
verificato, altresì, che le prime sieroconversioni e positività del sierotipo 8 del virus della blue tongue rilevate dal Sistema di sorveglianza sierologica regionale in alcune aziende di Sant'Antonio di Gallura e Santa Teresa risalgono a novembre 2008;
considerato che:
- dalla rilevazione delle sieroconversioni (26 novembre 2008) alla data in cui è stato emanato il ci¬tato decreto regionale, che ha imposto la vaccinazione obbligatoria per tutti gli animali della spe¬cie bovina e ovina nella Provincia di Olbia-Tempio (17 febbraio 2009), erano già trascorsi quei 60 giorni ritenuti, dal gruppo di esperti scientifici dell'Autorità europea sulla sicurezza alimentare, come periodo massimo di durata del ciclo viremico;
- trascorso questo periodo di 2 mesi, secondo gli stessi esperti, gli animali possono essere conside¬rati immunizzati per motivi naturali e considerati sicuri, indipendentemente dalla circolazione del virus nel luogo d'origine o dall'attività dei vettori nel luogo di destinazione;
- con la lettera, che si allega, indirizzata ai Ministri della salute e delle politiche agricole, gli allora Assessori Dirindin e Foddis ammettevano che la vaccinazione degli animali da movimentare non si era dimostrata intervento risolutivo ed anzi affermavano: "i Servizi veterinari non hanno potuto garantire la movimentazione degli animali in tempi accettabili a causa di protocolli vaccinali divenuti negli anni sempre più complessi, del breve periodo di validità del vaccino, del brevissimo intervallo di tempo utile per la movimentazione (solo 45 giorni) e della discontinuità di approvvi¬gionamento delle scorte di vaccino";
- nessun'altra regione italiana ha adottato misure così penalizzanti come quelle adottate per la Gal¬lura e, in passato, la stessa Regione Sardegna, non ha preso provvedimenti uguali per proteggere il nord Sardegna e la Gallura dalle minacce di tutti i sierotipi presenti che sono sempre arrivati dal sud della Sardegna, nonostante la Provincia di Sassari abbia un patrimonio bovino e ovino tale da giustificare altrettanto rigorose misure di protezione;
- il sierotipo 8 esiste in Piemonte da almeno tre anni, ma non è stata adottata alcuna strategia assi-milabile a quella adottata nella nostra Regione;
verificato, infine, che:
- la Regione Sardegna ha scelto di bloccare la movimentazione dell'intera provincia considerata nei suoi confini amministrativi e non di adottare un raggio (es. 20 km dal punto in cui si è accertata la sieroconversione);
- il decreto, così come strutturato, non consente di ottenere alcun beneficio sanitario, ma crea, dato il blocco della movimentazione, notevolissimi danni economici al comparto, che già soffre di una grave crisi, e un'insostenibile situazione di turbativa del mercato dal momento che, mentre un commerciante di bestiame con stalla di sosta all'interno della zona di restrizione può comprare i vitelli, vaccinarli e poi venderli in tutta Italia, l'allevatore, per vendere i suoi vitelli oltre la zona di restrizione, è costretto invece a vaccinare tutti i capi presenti in azienda,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere:
1) se non si ritenga, alla luce di quanto esposto, di dover urgentemente provvedere alla modifica del decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale n. 4 del 17 febbraio 2009 escludendo le vacche e i capi da rimonta dalla vaccinazione obbligatoria, limitandola ai soli capi da movimentare;
2) se non si ritenga necessario rivedere l'intera strategia di contrasto all'epidemia, visto che la sola campagna vaccinale non ha prodotto risultati significativi (se non quelli di danneggiare inutilmente le aziende sarde), procedendo in modo analogo a quello delle altre regioni italiane, nessuna delle quali ha adottato misure così restrittive, e nel rispetto degli accordi bilaterali recentemente siglati dal nostro Governo con la Francia e altri Stati europei, finalizzati a consentire il libero ingresso di bovini non vaccinati in regioni riconosciute stagionalmente libere, esponendole, secondo i tempi e le logiche scientifiche su cui si basa il decreto vigente in Sardegna, ad elevatissimi rischi di contagio ed epidemie;
3) se non si ritenga, quindi, di consentire ai vitelli prodotti in Gallura di beneficiare delle stesse condizioni di movimentazione adottate negli altri Stati europei e nelle altre regioni italiane;
4) se non si ritenga di integrare la campagna vaccinale con una disinfestazione a base di insetticidi;
5) se non si ritenga urgente intervenire per il ristoro dei danni patiti dalle aziende della Gallura, imputabili al grave ritardo nella consegna dei vaccini (anche quest'anno sono arrivati per tutti i sierotipi solo a febbraio) ed al citato decreto particolarmente restrittivo emanato dalla nostra Regione (es. in Sicilia dal 5 febbraio 2009, nonostante sia presente il sierotipo 8 in diverse province, non si è proceduto alla vaccinazione obbligatoria ma si è provveduto soltanto a creare una zona di protezione con un raggio di 20 km);
6) come il sierotipo 8 sia entrato in Gallura (se siano stati fatti studi in merito e quali siano le falle nel cordone sanitario) e su come si sia congelato in alcuni allevamenti senza uscire da questi, spesso senza neppure infettare gli animali sentinella presenti entro il raggio di 4 km (il raggio d'azione unanimemente riconosciuto al culicoides è di soli 500 metri, con l'effetto combinato del vento degli spostamenti degli animali si può arrivare ad un massimo di 20 km);
7) per quali ragioni in Sardegna si continui a permettere l'ingresso di animali da territori in cui la sorveglianza ha messo in luce molte insufficienze o veri e propri coni d'ombra nel sistema di controllo sull'epidemia del virus della blue tongue;
8) se non si ritenga che, lasciando entrare in Sardegna animali vivi, anche se per macello, da tutta Europa, si contraddica lo spirito e si vanifichino gli eventuali effetti di provvedimenti come quello assunto nei confronti della Gallura;
9) se non ci sia il serio rischio che tra qualche settimana, nonostante in Gallura non ci sia cir¬colazione virale, in Sardegna si diffonda il sierotipo 8, per responsabilità non imputabili al fallimento della campagna vaccinale, ma invece per la permeabilità dei confini della nostra Isola; così è stato per ogni sierotipo entrato in Sardegna dal 2000 in poi;
10) se non si ritenga di adottare gli opportuni provvedimenti per evitare che, tra qualche mese, possa esplodere anche l'epidemia del sierotipo 6, già diffuso in molte aree del nord Europa, da dove arrivano animali vivi per essere macellati in Sardegna, con il concreto rischio che insetti vettori trasportati con i camion o animali non protetti, che sostano per 72 ore nei box dei macelli al centro sud della nostra Isola, possano essere punti dai culicoides presenti in Sardegna; d'altronde, in Sardegna, dei sierotipi presenti in varie zone d'Europa, non si è ancora registrata la presenza soltanto del 6 e del 9, quest'ultimo ormai ampiamente diffuso in tutta l'Italia meridionale;
11) se non si ritenga necessario, se non indispensabile, per contrastare efficacemente e prevenire le patologie, specie quelle mediate da vettori, l'attivazione di un sistema permanente di epidemiosorveglianza, correlato a livello internazionale con gli organismi preposti (OMS, FAO, OIE, ecc.) con particolare attenzione all'area del nord Africa, da cui possono provenire altre gravissime patologie (es. febbre della valle del rift, malattia emorragica dei piccoli ruminanti, peste equina, ecc.)
Cagliari, 28 aprile 2009