CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
Risposta scritta del Presidente della Regione all’interrogazione BRUNO - URAS - SALIS, con richiesta di risposta scritta, in relazione alla violazione dell'ordine del giorno 22 dicembre 2010, n. 42 (BRUNO - DIANA Mario - STERI - URAS VARGIU - SANNA Giacomo - CUCCUREDDU - COCCO Daniele Secondo - BARRACCIU - CAPELLI - LAI - LOCCI - PORCU - SABATINI - SANJUST - ZEDDA Alessandra) sull'attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto speciale relativo alle entrate della Regione Sardegna.
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Il Consiglio regionale ha approvato in data 22 dicembre 2010 l'ordine de! giorno n. 42 a conclusione del dibattito sulle dichiarazioni rese dal Presidente della Regione sulla "vertenza entrate".
Sullo stato della questione il Presidente della Regione ha puntualmente riferito in aula nella seduta antimeridiana convocata in data 16 marzo u.s. chiarendo anche i punti presi in considerazione nell'interrogazione in oggetto.
La Commissione paritetica ha riconosciuto tutte le rivendicazioni della Regione che ora passano al vaglio del Consiglio dei Ministri. È necessario che il Governo completi l'iter approvativo, assicurando alla Sardegna le risorse indispensabili per affrontare le prospettive di crescita e sviluppo.
È stato ottenuto un risultato straordinario, superiore a quello conseguito nella scorsa legislatura e ora più che mai sarà importante un coinvolgimento di tutti i parlamentari sardi, di tutte le forze politiche che hanno a cuore la crescita della Sardegna, senza distinzione di colore o di ideologia.
Sono queste le ragioni che hanno portato la Presidenza della Giunta a richiedere alla Presidenza del Consiglio la convocazione del Consiglio regionale per le Comunicazioni del 16 marzo scorso e a valutare l'opportunità di una seduta aperta ed allargata ai principali rappresentanti delle forze economiche, sociali, politiche e delle autonomie locali, nel convincimento che proprio l'attuale fase della vertenza e le possibili evoluzioni della stessa potrebbero anche comportare l'esigenza di dover creare un fronte unico di tutta la classe dirigente regionale per la difesa delle nostre irrinunciabili prerogative.
Fin dall'inizio della legislatura questa Giunta ha evidenziato con chiarezza che la riforma è stata fatta dai precedenti Governi (regionale e statale) in modo incompleto. Questo ha reso complessa e difficile la trattativa con il Governo, anche perché, purtroppo, è assai lacunosa la ricostruzione dell'origine di tutta la vertenza e delle motivazioni di fondo che hanno portato al novellato art. 8 dello Statuto regionale della Sardegna.
Di quelle fondamentali motivazioni, di quei presupposti essenziali si è purtroppo persa traccia perché nulla di scritto è stato formalizzato fra la Regione e lo Stato e ciò che viene letto oggi si fatica a comprenderlo perché non si conoscono i presupposti da cui ha avuto origine il nuovo regime delle entrate per la Sardegna.
Peraltro allora si trascurò totalmente la questione del patto di stabilità che non fu modificato. Questo fatto, limitando i pagamenti e gli impegni di spesa della Regione, impedisce il concreto utilizzo di risorse aggiuntive.
Si è raggiunto un importante risultato attraverso un'azione responsabile, informando il Consiglio su un percorso che certamente non è sempre stato facile. Si è scelta la via del dialogo per tenere un atteggiamento unitario e di alto profilo nel confronto con lo Stato.
In questi mesi, anteponendo in tutte le sedi gli interessi e le ragioni della Sardegna alle logiche politiche, è stato sempre ribadito che, in caso di necessità, la Regione sarebbe arrivata sino alla Corte Costituzionale. Ma prima di arrivare allo scontro istituzionale si è deciso di affrontare la questione, certamente senza andare al traino del Governo, ma attraverso un confronto, dignitoso, forte e di alto livello con lo Stato.
La Giunta intende proseguire su quella strada che sin dall'inizio ha scelto di percorrere, fatta di atti concreti e di un atteggiamento istituzionale finalizzato solo a difendere gli interessi dei Sardi.
E' stata posta una pregiudiziale netta ai rappresentanti del Governo che hanno cercato e che continuano a cercare di affrontare contestualmente la nostra "vertenza entrate" con la questione attualissima dell'attuazione del federalismo fiscale. La Regione ha respinto questa ipotesi perché non ha alcun senso il tentativo di trovare improbabili "compensazioni" fra queste due partite.
Ci sono grosse aspettative sulla attuazione del federalismo fiscale che per la Sardegna vuol dire perequazione infrastrutturale e riconoscimento della nostra condizione di insularità e si ritiene "rischioso" affrontarle contestualmente.
Si è preferito non seguire un percorso che si sarebbe dimostrato fallimentare: ci si riferisce all'ipotesi di procedere ad impugnare la legge di stabilità (ovvero la legge di bilancio dello Stato) nanti la Corte costituzionale.
Anche gli esperti esterni in diritto Costituzionale e in diritto tributario che sono stati coinvolti hanno evidenziato la problematicità insita nel dar corso all'impugnazione della legge di stabilità 2011 e al bilancio statale, in quanto i trasferimenti destinati alla Regione Sardegna nella legge di stabilità sono inglobati in un fondo indistinto per cui sarebbe materialmente impossibile accertare se vi sia stata, o meno, la previsione delle maggiori compartecipazioni previste dalla riforma.
In ogni caso un tale ricorso è stato sconsigliato perché, in caso di accoglimento, si sarebbe dovuta adottare una complessa sentenza di tipo additivo, che avrebbe indicato in maniera chiara e articolata le maggiori somme da attribuirsi alla Sardegna: sentenza basata su criteri di calcolo evidentemente non univoci come dimostrato dalla difficile negoziazione. Tale sentenza, inoltre, avrebbe imposto una modifica degli impegni di spesa previsti in altri capitoli del bilancio statale per un importo corrispondente a quanto dovuto alla Sardegna, con ciò adottando una sentenza ampiamente manipolativa della legge di bilancio, posizione questa respinta da costante giurisprudenza costituzionale. Sarebbe stato un percorso da cui la Regione sarebbe uscita soccombente.
Si è quindi preferito seguire un'altra strada che, come stanno dimostrando i risultati conseguiti, si sta rivelando la più efficace e funzionale ai risultato che si vuole ottenere.
E' stato fin da subito sottolineato che, attraverso specifiche norme di attuazione, si dovesse colmare un limite evidentissimo della nuova formulazione dell'articolo 8 dello Statuto, stabilita dalla legge 296/2006: quest'ultima infatti nel definire il nuovo regime delle entrate della Sardegna, entrato in vigore da gennaio 2010, omette di stabilire i criteri di calcolo delle quote di alcuni importanti tributi da devolvere alla Regione.
Questa lacuna ovviamente non ha comunque impedito alla Regione, essendo l'art. 8 novellato pienamente efficace e precettivo a partire dal 1 Gennaio 2010, di procedere ad iscrivere nel proprio bilancio, per l'esercizio 2010 ed per quello successivo 2011, sia le entrate per le quali non si pongono problemi di calcolo, sia quelle che necessitano di criteri formali di calcolo condivisi con lo Stato e che, nelle more di queste specificazioni, sono state provvisoriamente stimate dagli uffici regionali.
La Ragioneria Generale dello Stato al momento, in mancanza delle norme di attuazione, ha stimato provvisoriamente l'ammontare delle devoluzioni spettanti alla Regione in misura inferiore alle stime regionali per una differenza che è di circa 40 milioni di euro.
Per superare il limite della mancanza di criteri oggettivi di calcolo il percorso poteva essere solo quello delle norme di attuazione. A tal fine si è proceduto alla immediata attivazione della Commissione Paritetica, istituita ai sensi dell'art. 56 dello Statuto.
La Commissione paritetica nella seduta dell'8 marzo scorso al termine di un percorso tecnico-politico, ha approvato lo Schema di decreto legislativo che definisce i criteri oggettivi di calcolo dei tributi e sul quale il Consiglio regionale ha espresso il proprio prescritto parere.
Le norme di attuazione approvate dalla Commissione paritetica sono state quindi trasmesse al Governo Nazionale.
E' importante sottolineare che lo Schema di decreto legislativo concernente le norme di attuazione adottato dalla Commissione paritetica è quello richiesto dalla Regione (deliberato dalla Giunta regionale).
Il testo licenziato dalla Commissione paritetica, inoltre, prevede espressamente che tra le compartecipazioni (art. 12, comma 1°) regionali siano inclusi "tutti i proventi dei giochi e delle scommesse".
E' questo un importante risultato che la Regione ha conseguito poiché in sede di Commissione paritetica è stato adottato un provvedimento tecnico coincidente con quello proposto dalla Regione e che diventa difficile per il Governo disconoscere.
Peraltro le norme di attuazione esitate dalla Commissione non si discostano dai calcoli seguiti dal MEF.
A questo punto, pertanto, è del tutto plausibile ipotizzare che vi siamo le condizioni affinchè il Consiglio di Ministri approvi in tempi brevi il relativo decreto legislativo e, in sede attuativa, i competenti uffici ministeriali, in sede di definizione del gettito compartecipato, non si discostino dai calcoli effettuati dall'Amministrazione regionale.
Ugo Cappellacci