CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
Risposta scritta dell’Assessore dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale all’interrogazione ZUNCHEDDU sul grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone emerso dalle recenti ricerche, con particolare interessamento delle popolazioni e delle persone occupate nell’allevamento degli animali nei territori del Quirra, in particolare nella zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo.
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L’Area di Quirra comprende circa 12 mila ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, partendo dai confini sud-orientali dell’abitato di Perdasdefogu, arriva quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo. La frazione di Quirra ammonta a circa 150 abitanti e fa parte dei comune di Villaputzu. Quest’area è da tempo oggetto di attenzione da parte delle Istituzioni, della comunità scientifica e dell’opinione pubblica per il possibile impatto che la presenza del Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ), il più grande d’Italia e d’Europa, può avere sull’ambiente e sulla salute, umana e veterinaria, soprattutto in relazione all’ipotetico utilizzo militare di uranio impoverito. Il PISQ è suddiviso geograficamente in due blocchi: base poligono a terra di Perdasdefogu e distaccamento A.M. di Capo San Lorenzo con annesso poligono a mare. Due terzi del territorio del poligono a terra sono ricompresi nei confini territoriali dell’Ogliastra e pertinenza dell’ASL 4 di Lanusei, mentre il restante territorio ricade nell’ambito della provincia di Cagliari e quindi dell’ASL 8. Il distaccamento di Capo San Lorenzo e l’annesso poligono a mare sono interamente ricompresi nella provincia di Cagliari.
La recente pubblicazione sul web (6 gennaio 2011) della relazione stilata dai medici veterinari delle ASL di Lanusei e Cagliari (riguardante esclusivamente il territorio circostante il distaccamento di Capo San Lorenzo), riportava alcune considerazioni sulla casistica oncologica riscontrata a carico di allevatori che avevano lavorato intorno al Poligono di Quirra-Perdasdefogu. Questa relazione preliminare è stata presentata il 13 novembre 2010 alla “Commissione tecnica mista di esperti” CTME, istituita dal “Comitato misto territoriale d’indirizzo” CIPT composto da autorità militari e civili (presieduto dal Comandante del PISQ e istituito con DM Difesa del 28 aprile 2008 in base a specifica indicazione da parte della Commissione Parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito del 20 dicembre 2007). I lavori finalizzati all’espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree interne ed adiacenti il PISQ, sono stati avviati nell’estate 2008 sulla base di un finanziamento dei Ministero della Difesa (2.5 milioni di Euro) con un capitolato tecnico che ripartiva le attività in 5 lotti:
determinazione della radioattività aerodispersa e misura dell’equivalente di dose ambientale;
valutazione dell’inquinamento elettromagnetico;
analisi degli elementi chimici in matrici ambientali e biologiche.
formazione e certificazione ambientale.
realizzazione di un sistema informativo ambientale.
La relazione presentata al CTME era all’interno delle attività del lotto 3 e la sua divulgazione a mezzo stampa cartacea e via WEB ha scatenato l’escalation mediatica a tutt’oggi nota. All’interno di tutti i lotti, non v’era alcuna attività con specifica caratterizzazione epidemiologica umana dell’area in questione ma la relazione riportava “... il 60-65 % degli allevatori che lavora entro un raggio di 2.7 Km dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra risulta essere stato colpito da gravi malattie tumorali e molti animali in questi anni sono nati con gravi malformazioni”. Questo aspetto non è di poco conto, in relazione al fatto che la stessa CTME (per voce del suo coordinatore in audizione alla Commissione DU del Senato del 16 e 23 febbraio 2011) ha dichiarato come il programma sanitario e ambientale che il Ministero della difesa avrebbe dovuto predisporre, in base alle indicazioni contenute nella relazione conclusiva dell’inchiesta parlamentare svolta nel corso della precedente legislatura, sia incompleto in quanto prevede soltanto un monitoraggio ambientale e non sanitario; in tale contesto lo studio condotto dai veterinari non può sostituirsi ad una indagine epidemiologica adeguata per tipologia di studio e metodologia di indagine.
In ambito epidemiologico umano, infatti, se pur vero che si possono rilevare molti studi in letteratura (per lo più grigia, cioè non pubblicata ufficialmente su riviste scientifiche di spessore) riferiti a quell’area o genericamente condotti su tutto il territorio regionale, questi non sono mai stati accomunati da una metodologia univoca (spesso neanche robusta) o condotti sulla base di un unico protocollo di studio e, pertanto, risultano inutilizzabili, oltre che non attuali, per delle considerazioni conclusive.
Attualmente, l’evidenza più rilevante e recente disponibile è riferibile all’attività condotta in Regione nel 2005 e sfociata nella pubblicazione: Biggeri A, Lagazio C, Catelan D, Pirastu R, Casson F, Terracini B. Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree interessate da poli industriali, minerari o militari della Sardegna. Epidemiol Prev 2006 Jan-Feb; 30 (1 Suppl. 1): 5-95. In esso si riporta (dall’abstract su PUBMed): “Aree Militari: sono stati riscontrati eccessi di mortalità ed ospedalizzazione statisticamente significativi per linfoma non Hodgkin a La Maddalena (mortalità, 1981-2001, M 17 casi osservati vs 6.13 attesi, F 8 casi osservati vs 5.64 attesi). Nell’area del Salto di Quirra nella mortalità 1997-2001 i decessi per mieloma (M 5 casi osservati vs 2.3 attesi) e per leucemie sono aumentati in entrambi i sessi (osservati/attesi totali 20/13.3, statisticamente non significativi)’’. Queste evidenze, però, potrebbero essere state distorte in relazione a due aspetti principali:
L’area indagata ha un territorio che ricade sotto la competenza di diversi comuni ed il dato sulla mortalità allora disponibile per io studio non permetteva di arrivare ad isolare l’area medesima se non comprendendola in un territorio più ampio in base alle aree comunali di competenza;
Il dato esiguo sull’ospedalizzazione (2001-2003) e la non omogenea completezza e qualità allora raggiunte sul tutto il territorio (stili e modalità di codifica), assieme all’aggiornamento del dato di mortalità disponibile, poteva “oscurare” una quota recente della casistica.
Inoltre, i risultati del rapporto sono espressione di un dato “prevalente”, non avendo l’analisi - da un punto di vista metodologico - la capacità di indagare in termini di incidenza (cioè comparsa di nuovi casi).
Recentemente sono stati pubblicati dati riferiti alla distribuzione geografica delle emopatie maligne diagnosticate in Sardegna dal 1974 al 1993: Broccia G, Longinotti M, Giannico B, Porcu C, Chessa E Haematological Malignancies on the Island of Sardinia, 1974-1993: A Geographical Study The Open Hematology Journal, 2011 (5) 4-9. Lo studio rileva un dato di incidenza a livello comunale su tutto il territorio regionale e riferisce come vi sia un rapporto di rischio statisticamente significativo in un numero limitato di casi, non evidenziando incrementi di rischio nei pressi di aree minerarie o militari per le diagnosi di emopatie maligne. Come gli stessi autori rilevano, questi risultati non possono essere confrontabili rispetto allo studio citato in precedenza, sia in relazione al disegno, sia in relazione alla definizione di emopatia maligna, oltreché ad un differente approccio statistico. Queste evidenze (integrate anche da dati più aggiornati) sono state presentate il 10 marzo 2011 ad una conferenza organizzata dal comune di Perdasdefogu.
Ciò premesso, lo scrivente, condividendo con gli Onorevoli Interroganti la necessità di aggiornare le informazioni disponibili con l’avvio di uno studio epidemiologico umano mirato, con proprio Decreto Assessoriale n. 26 del 17/05/2011 recante “Costituzione commissione e comitato scientifico per la vantazione epidemiologica del profilo di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da attività militari attive o dismesse,” ha istituito formalmente una Commissione regionale di coordinamento ed un Comitato scientifico di supervisione per la pianificazione e l’attuazione di uno specifico studio epidemiologico umano, da condurre non solo con riferimento alla popolazione residente nell’area del PISQ ma esteso a tutte quelle residenti in aree militari attive o dismesse.
Infine, si informa che il 20 maggio u.s. sono state presentate dalla CTME, nell’ambito dei lavori finalizzati all’espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree interne ed adiacenti il PISQ citati in premessa, le evidenze preliminari dei primi tre lotti dell’appalto Nato sulla caratterizzazione ambientale del Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ). Le indagini hanno rilevato come quel territorio sia, comunque, sottoposto ad una non trascurabile pressione ambientale (non necessariamente associata alla sola presenza del PISQ, ma riconducibile anche ad una particolare ed eterogenea litografia oltre che all’impatto delle pregresse attività minerarie) e suggeriscono, in conclusione, di porre in essere attività specifiche inerenti:
lo studio della biodisponibilità dei contaminanti rilevati;
l’analisi “storica” ed il “monitoraggio” dello stato di salute degli allevamenti del territorio;
l’analisi dell’impatto sulla catena alimentare;
l’analisi epidemiologica specifica sullo stato di salute della popolazione.
In relazione a quanto sopra esposto, ancorché allo stato attuale delle conoscenze quanto asserito dagli Onorevoli Interroganti circa “il grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone che vivono o si occupano di allevamento nell’area di Quirra emerso dalle recenti ricerche” non abbia alcun riscontro oggettivo diretto, l’Assessore scrivente, in considerazione del possibile impatto che la presenza del PISQ potrebbe avere sulla salute umana, ha prontamente avviato le necessarie attività istituzionali finalizzate all’approfondimento delle informazioni attualmente disponibili.
L'Assessore
Antonio Angelo Liori