CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 78/A

Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all’interrogazione DIANA Mario sui danni alle colture causati dai cervi nella Provincia del Medio Campidano.

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Con riferimento all'interrogazione consiliare in oggetto, si comunica quanto segue.

1° quesito: I censimenti del cervo sardo hanno messo in evidenza, nell'areale di Montevecchio - Piscinas (129,67 km/quadrati), circa 1.535 esemplari nel 2006. Nel 2007 sono stati censiti circa 1.405 cervi con un leggero calo della densità. Il 2008 ha dimostrato un trend in crescita anche se i dati non sono paragonabili agli anni precedenti in quanto il censimento è stato effettuato solo su 10 km/quadrati.

Al fine di migliorare i monitoraggi e i censimenti e renderli più capillari, uniformi e omogenei, nonché regolamentare le attività di cattura e immissioni di fauna selvatica, l'Assessorato della Difesa dell'Ambiente con Determinazione del Direttore Generale n. 5205/Det/164 del 10/3/2009 ha istituito un tavolo tecnico avente il compito di elaborare le prime linee guida regionali.

2° quesito: La fauna selvatica, dal 1977, è considerata "res communes omnium" cioè un patrimonio di tutta la collettività, la cui tutela e gestione viene affidata allo Stato e per il suo tramite alle Regioni e alle Province.

In particolare il cervo sardo venne inserito nel 1860 nella lista rossa dell' I.U.C.N. (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) e risulta attualmente inserito nell'elenco nazionale delle specie particolarmente protette art. 2 L. 157/92 nonché nell'elenco regionale art. 5 L.R. 23/98.

Grazie alle opere di protezione attuate negli ultimi decenni dalla Regione Autonoma della Sardegna e grazie all'assenza di predatori specifici, si può affermare che la popolazione del cervo sardo goda attualmente, in alcuni siti, di ottima salute. I dati evidenziati al punto 1 fanno comprendere come il cervo sardo non sia più da considerare, in tali areali, a imminente rischio d'estinzione. Per tali motivi l'Assessorato sta avviando, insieme all'ISPRA (ex Istituto Nazionale della Fauna Selvatica) dei progetti volti oltre alla reintroduzione della specie in aree vocate anche allo studio di una eventuale proposta di modifica delle Direttive internazionali, della legge quadro 157/92 e della L.R. 23/98 che consenta di cambiare lo status giuridico del cervo sardo (declassamento dall'elenco delle specie sottoposte a particolare tutela) e il conseguente avvio di progetti specifici volti al controllo numerico delle popolazioni.

I danni cagionati dalla fauna selvatica vengono stimati e indennizzati dalle Amministrazioni Provinciali in ossequio all'art. 59 della L.R. 23/98 e s.m.i. e alla L.R. 4/2006. Nello specifico, l'Amministrazione Provinciale del Medio Campidano, si è dotata nel 2008 di un regolamento per la stima e liquidazione dei danni approvato dal Consiglio Provinciale con il n. 41 del 5/6/2008. Quest'ultimo prende spunto dal Decreto dell'Assessore della Difesa dell'Ambiente n° 25/V del 27/06/2003 con il quale è stata emanata la Direttiva sul risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, e rappresenta un valido e moderno strumento per la stima e la liquidazione dei danni (analogamente a quanto fatto anche dalla Provincia di Sassari).

Le opere di prevenzione dei danni possono venir finanziate esclusivamente all'interno delle oasi permanenti e nelle zone temporanee di ripopolamento e di cattura (all'art. 25, 2° comma della L.R. 23/98), contrariamente a quanto avviene nel resto d'Italia dove la prevenzione dei danni viene finanziata in tutti i territori e costituisce la base di una moderna gestione del problema (art. 26 della L. 157/92).

La Provincia del Medio Campidano ha finanziato nel 2006, prati pascoli a perdere (circa 24,50 Ha) per un importo complessivo di circa € 27.900,00; contemporaneamente ha investito sulla prevenzione degli incidenti stradali attuando e finanziando un progetto dell'Assessorato della Difesa dell'Ambiente, per la messa in sicurezza del tratto più a rischio (500 metri) della Strada Provinciale 66 Guspini-Montevecchio per uri importo di quasi 7.000,00 €. Nel 2009 ha appaltato gli altri 2 tratti a rischio (1,9 Km) nella SP 65 Montevecchio-Gutturu e Flumini e nella Gutturu e Flumini - Piscinas per un importo di quasi € 22.700,00.

La stessa Provincia ha inoltre finanziato sistemi di prevenzione dei danni alle produzioni agricole mediante recinti elettrificati per un importo nel solo anno 2007 di € 14.700,00.

La chiave di volta del problema, più che incentrarsi sul controllo numerico degli esemplari, è rappresentata dalla modifica dell'art. 59 della L.R. 23/98, più volte suggerita dall'Assessorato della Difesa dell'Ambiente, che preveda il finanziamento delle opere di prevenzione dei danni in tutti i territori liberi, anziché, come avviene oggi, solo all'interno delle oasi permanenti e nelle zone temporanee di ripopolamento e di cattura. La prevenzione dei danni innescherebbe un meccanismo virtuoso che determinerebbe, automaticamente, una riduzione dei danni e delle somme liquidate per gli indennizzi e, di conseguenza, anche benefìci par gli agricoltori e per la pubblica amministrazione.

3° quesito: Nel 2006, anno particolarmente critico, l'Amministrazione Provinciale del Medio Campidano ha stimato danni arrecati dai cervi alle colture foraggere per un importo di € 99.499,00 potendone liquidare solo € 21.236,00 (il 21,34% del danno stimato).

Si evidenzia che le somme per l'indennizzo dei danni alle produzioni agricole e zootecniche stanziate annualmente nella legge di bilancio per l'intero territorio regionale ammontano a € 400.000,00 che vengono successivamente suddivise alle otto Province sulla base dei criteri stabiliti dalia deliberazione della G.R. n. 40/3 dei 28/9/2006.

Pertanto, sarebbe auspicabile un aumento dei fondi per gli indennizzi dei danni arrecati dalia fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche dagli attuali € 400.000,00 a € 1.000.000,00.

E' utile ricordare che gli importi per l'indennizzo dei danni derivano dalie somme versate dai cacciatori attraverso il pagamento della tassa annuale per lo svolgimento dell'attività venatoria.

La recente diminuzione da € 50,00 a € 25,00 pone seri interrogativi sullo svolgimento, in futuro, delle attività di gestione e tutela delta fauna selvatica nonché, in ultima analisi, sulla possibilità di dare un equo ristoro a tutte le attività antropiche che da essa subiscono dei danni.

A tal proposito si sottolinea che la normativa statale (art. 23 L.157/92) stabilisce che la tassa regionale non debba essere inferiore al 50% della tassa di concessione governativa la quale attualmente e pari a € 168,00.

L'Assessore
On.Dott. Giorgio Oppi