CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERPELLANZA N. 474/A

INTERPELLANZA ARBAU - STOCCHINO - SALIS - MARIANI - BEN AMARA - LOTTO - COCCO Daniele Secondo - SECHI - ZUNCHEDDU - AGUS sulla drammatica situazione delle piccole imprese sarde anche conseguente all'eccessivo peso della burocrazia.

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I sottoscritti,

premesso che:
- in Sardegna, in tre mesi, tra aprile e giugno 2013, sono scomparse 343 imprese artigiane che, sommate alle 699 del primo trimestre, comportano, per il settore, un saldo negativo di 1.042 aziende, il che significa che almeno altre duemila persone hanno perso il lavoro e che la nostra Regione vede aggravarsi ulteriormente la già insostenibile crisi economica ed occupazionale;
- i dati diffusi dalle associazioni di categoria (CNA Sardegna, Confartigianato imprese Sardegna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti) relativi all'artigianato della Sardegna nel 2013, sono drammatici, come testimonia il fatto che, per la prima volta dopo 11 anni, il settore è andato sotto la soglia delle quarantamila unità (39.398), registrando il trend peggiore l'Italia (-0,87 per cento) contro la media nazionale di -0,01 per cento;
- la provincia di Cagliari ha il saldo più negativo, con 215 imprese in meno rispetto al primo trimestre (tasso di crescita -1,44 per cento e imprese registrate in totale 14.764), seguono Sassari con 107 imprese in meno (-0,77 per cento di crescita su un totale di 13.820), Nuoro -17 imprese (-0,24 per cento su un totale di 7.105 imprese) e chiude Oristano con -4 imprese (trend di -0,12 per cento su 3.366 imprese);
- per Confartigianato Sardegna è "in ogni caso, un primo semestre drammatico in tutta Italia (21 mila gli artigiani che mancano all'appello) che vede però la Sardegna stare peggio sia della media nazionale, sia rispetto alle regioni del centro-sud; da troppo tempo la nostra Regione viaggia su saldi peggiori della media e la distanza dalle aree più sviluppate del Paese ci preoccupa anche perché non sappiamo quando il gap potrà essere recuperato; queste migliaia di chiusure sono il segnale tangibile che il protrarsi della recessione sta riducendo allo stremo gli artigiani sardi che vivono quotidianamente sulla propria pelle il peso insostenibile della pressione fiscale, del crollo dei consumi, del difficile e costoso accesso al credito, della difficile riscossione dei crediti vantati nei confronti della PA e di altre imprese";

considerato che:
- in Sardegna le piccole imprese, con meno di 20 addetti, rappresentano il 98,5 per cento del totale e impegnano 275.000 addetti, cioè oltre il 70 per cento degli occupati del settore privato;
- negli ultimi cinque anni hanno chiuso 3.200 imprese artigiane con la perdita di oltre seimila occupati, con un trend negativo esponenziale che lo scorso anno ha visto morire circa 2.000 aziende di cui 1.045 nell'artigianato, 652 nel commercio e 274 nel turismo;
- i consumi crollano del 13,3 per cento (-3.500 euro l'anno), più del doppio rispetto al resto della Penisola e la disoccupazione sale al 13,5 per cento;

preso atto che:
- eccesso di burocrazia e mancanza di flessibilità che hanno sempre rappresentato, anche nei tempi di maggior crescita economica, il principale ostacolo allo sviluppo e all'operatività delle imprese italiane, oggi, con il perdurare e l'aggravarsi della peggior crisi affrontata dal nostro Paese, sono diventati un peso insostenibile e, spesso, causa della morte stessa delle imprese;
- dall'analisi sul mercato ICT di Assinform, realizzata da Netconsulting, che ha analizzato 12 fattori negativi con i quali il mondo produttivo deve ogni giorno confrontarsi, risulta infatti che per il 65 per cento delle imprese italiane è la burocrazia il maggior freno alla crescita; seguono la pressione fiscale al 18 per cento, la difficoltà di accesso al credito al 17 per cento, il costo del lavoro, troppo elevato, per l'8 per cento; al quinto posto, altro male cronico, la mancanza di sostegno e servizi alle aziende; poi i ritardi nei pagamenti e la difficoltà al recupero crediti, mentre la crisi economica, paradossalmente, pesa solo per il 4 per cento;
- il peso di una pubblica amministrazione vecchia e farraginosa, che comporta una ulteriore pressione sulle imprese, costrette a dedicare consistenti risorse umane ed economiche per espletare adempimenti burocratici spesso percepiti come inutili e superati, sulle imprese sarde, piccole o piccolissime, prevalentemente a conduzione familiare, stremate dal perdurare ed intensificarsi della crisi, comporta conseguenze enormemente amplificate, che talvolta ne decretano o comunque ne accelerano la morte;
- rientra in questa problematica la protesta degli artigiani e dei commercianti del Sulcis, territorio divenuto simbolo della crisi economica della Sardegna per la fine di grandi realtà industriali, che chiedono che lo Stato allenti la morsa sulle imprese che in questo momento muoiono di troppa burocrazia;

sottolineato che:
- nel Sulcis la crisi ha prodotto anche il dimezzamento delle attività produttive di piccolissime o micro dimensioni che da 10.000 sono passate in pochi anni alla metà, con la perdita di oltre quindicimila posti di lavoro, ma anche quelle che non hanno chiuso non sanno quanto ancora riusciranno a sopravvivere;
- molte imprese sono fallite in quanto non hanno potuto ottenere il documento unico di regolarità contributiva (DURC, che attesta la regolarità di un'impresa nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi nonché per gli altri obblighi previsti dalla normativa vigente nei confronti di INPS, INAIL e Casse edili - requisiti di regolarità), senza il quale non solo le imprese non possono ottenere nuovi appalti, ma neppure possono incassare i crediti già maturati;
- il recente provvedimento, per il quale le imprese che vantano crediti con la pubblica amministrazione superiori ai debiti possano comunque ottenere il DURC, non comporta alcun vantaggio per le imprese sarde di piccole dimensioni, in quanto lavorano quasi esclusivamente nel privato o in veste di subappaltanti di lavori pubblici, per cui stante l'attuale normativa, per tali attività permane lo stato di paralisi totale e l'inevitabilità della chiusura;

chiedono di interpellare il Presidente della Regione per conoscere quali provvedimenti intenda assumere presso il Governo nazionale al fine di ottenere anche per le piccole imprese, che rappresentano la quasi totalità del tessuto produttivo isolano e danno occupazione ad oltre il 70 per cento ei lavoratori privati, una agevolazione pari a quella delle imprese che operano direttamente con la pubblica amministrazione e che possano pertanto ottenere il DURC qualora dimostrino di volere e di avere la possibilità di ottemperare ai propri obblighi contributivi, tramite rateazioni proporzionali al fatturato e/o tramite versamenti diretti da parte del committente, o altre forme che possano essere individuate con rappresentanti del settore.

Cagliari, 27 novembre 2013