CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERPELLANZA N. 365/C-2

INTERPELLANZA PLANETTA sui trasferimenti recenti in carceri sarde di detenuti appartenenti alla mafia o alla grande criminalità organizzata, sottoposti a regime di 41 bis o comunque a misure di alta sicurezza e sull'applicazione da parte del Ministero competente delle linee guida legate alla regionalizzazione della pena detentiva.

 ***************

Il sottoscritto,

premesso che è notizia recente che in alcune carceri sarde (Nuchis, a Tempio Pausania e Massama in particolare) stia avvenendo in gran segreto, in tre gruppi, un massiccio trasferimento di detenuti condannati per associazione mafiosa non in regime di 41 bis, tanto che, come pure riportato dal quotidiano La Nuova Sardegna "se sinora gli ospiti ad alta irradiazione mafiosa del carcere di Nuchis sono soltanto 24, prima di Natale diventeranno settanta";

considerato che:
- i 24 mafiosi o camorristi di primo livello arrivati a Tempio Pausania sarebbero tutti soggetti molto pericolosi (cinque ergastolani e altri detenuti con pene che vanno dai 25 ai 48 anni di carcere, tutti provenienti da Opera, Lanciano, Benevento e Santa Maria Capua Vetere) e costituirebbero la prima avanguardia dei 70 che il carcere gallurese dovrà ospitare complessivamente (in pratica, due interi bracci per 35 unità ciascuno) della nuova struttura che complessivamente può ospitare 150 detenuti), così come previsto nei piani segreti del Ministero per le nuove carceri sarde;
- ai 70 mafiosi e camorristi destinati a Tempio, carcere che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha classificato di alta sicurezza (precisamente, del tipo AS3), si devono poi aggiungere i 125 già annunciati per Massama e gli oltre 300 prossimi 41 bis destinati a Nuoro, Sassari e Cagliari, sui circa 650 41 bis totali presenti in Italia;

considerato ancora che:
- secondo notizie di fonte sindacale interna, sempre riportate dal quotidiano La Nuova Sardegna, nel carcere di recente apertura di Nuchis, a sorvegliare 150 detenuti, in luogo dei 140 agenti di custodia in organico (più 10 tra ispettori, sovrintendenti e sottufficiali) attualmente figurano realmente in servizio solo 96 agenti, e manca il nucleo traduzioni, indispensabile per garantire la sicurezza nel trasferimento di detenuti di fascia AS3, la terza per pericolosità;
- sempre in riferimento al carcere di Nuchis, si riscontrerebbe inoltre la carenza di direttori, ispettori, sovrintendenti, sottufficiali, quadri dirigenti, tranne un vice commissario e due sovrintendenti, uno dei quali in applicazione dal carcere di Sanremo, ed ancora di educatori, di personale amministrativo, di paramedici, che dovrebbero essere 40, mentre in servizio ci sono solo due infermieri siciliani;

rilevato che:
- si tratta inequivocabilmente di una scelta dissennata sia sul piano tecnico che anche sul piano politico, poiché mettere nello stesso territorio, e per giunta in piccole carceri, i detenuti legati alla criminalità organizzata, significa nella sostanza, contribuire fattivamente a favorire contatti, scambi, e travaso di conoscenze tale da rendere questi personaggi ancor più pericolosi di quel che sono in un ambiente carcerario perennemente sotto-organico e in un ambiente esterno poco allenato a riconoscere i rischi di infiltrazioni sul territorio, attraverso le continue visite dei parenti che, come dimostrano autorevoli studi, tendono a ricreare in cattività i vincoli e i circuiti decisionali tipici di quell'organizzazione ed anche ad insediare porzioni di attività, legali e illegali, nei luoghi di soggiorno dei familiari detenuti;
- il pericolo non è tanto quello interno al carcere, piuttosto sono le infiltrazioni mafiose o camorristiche in un territorio ancora sano, ma oggi piuttosto debole; insomma, si teme soprattutto il movimento indotto intorno al carcere poiché il trasferimento dei detenuti più pericolosi negli istituti penitenziari sardi comporterà certamente una serie di problemi fra i quali, in primis, il grave rischio delle infiltrazioni mafiose e camorristiche;

constatato che:
- ancora una volta lo Stato italiano esporta nella nostra terra la sua peggiore criminalità generando nei territori interessati l'impatto devastante derivato dalle possibili infiltrazioni mafiose nella nostra economia e nel nostro tessuto sociale già fortemente indebolito da problemi strutturali e congiunturali che potrebbero aggravarsi ulteriormente comportando una ulteriore disgregazione sociale e territoriale col conseguente peggioramento dell'attuale crisi economica;
- i massicci trasferimenti in atto, pure in presenza di una rinnovata disponibilità di spazi carcerari derivante dalla recente apertura del carcere di Nuchis, dall'allargamento di Badu e' Carros (del cui nuovo braccio, peraltro, la allora Sottosegretaria alla Giustizia, Elisabetta Alberti Casellati, escluse trattarsi di struttura adatta ai 41 bis o a detenuti assoggettati a regime di alta sicurezza) e dalla prossima apertura di Bancali (Sassari) denunciano una sorta di strategia pianificata a tavolino che conferma un disegno scellerato del Ministero di portare i detenuti a rischio in Sardegna proprio perché è un'isola;
- resta sostanzialmente disattesa, da parte del Governo italiano, l'applicazione delle linee guida legate alla regionalizzazione della pena detentiva, che garantisce la vicinanza culturale e linguistica dei detenuti sardi, che dovrebbero essere dislocati in istituti nell'Isola ed avere a che fare con operatori del luogo di origine,

chiede di interpellare il Presidente della Regione per sapere:
1) se risultino agli atti di questa Amministrazione dati relativi alle reali dimensioni dei trasferimenti recenti in carceri sarde di detenuti appartenenti alla mafia o alla grande criminalità organizzata, sottoposti a regime di 41 bis o comunque a misure di alta sicurezza, e quali quelli eventualmente in programma nei prossimi mesi e se non ritenga perciò di doversi attivare fortemente al fine di respingere quest'ennesimo attacco alla sovranità dei sardi che costituisce anche una provocazione all'integrità economica e sociale della Sardegna;
2) se questa Amministrazione sia a conoscenza della reale dimensione della distribuzione di detenuti ad alta pericolosità, come quelli citati, sul complesso delle carceri italiane, e in quale proporzione essi siano o stiano per essere concentrati preferibilmente in quelle sarde, ed in tal caso in quali termini la Regione sia stata coinvolta dal Ministero dell'interno, al fine di predisporre sul territorio sardo adeguate misure, per evitare che la presenza di tali carcerati determini attorno alle carceri sarde (come già avvenuto nel passato) presenze stabili di parenti, amici, eventualmente corregionali dei carcerati medesimi, con possibile grave impatto sotto il profilo socio-economico e pregiudizio dell'ordine pubblico;
3) secondo quali modalità questa Amministrazione stia verificando e garantendo, per propria parte, l'applicazione da parte del Ministero competente delle linee guida legate alla regionalizzazione della pena detentiva, posto che il trasferimento di detenuti di alta pericolosità nelle carceri sarde costituisca invece una scelta in forte contrasto con queste ultime, e in quali termini pensi di determinare la revoca dei citati massicci trasferimenti di detenuti favorendo invece quello dei detenuti sardi in Sardegna, anche al fine di confrontarsi con operatori del luogo di origine.

Cagliari, 31 ottobre 2012