CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 324/C-5
INTERPELLANZA PLANETTA sugli interventi finalizzati alla modifica della legge regionale n. 8 del 2001 e sulla costituzione di parte civile della Regione nel procedimento giudiziario presso il Tribunale di Cagliari, sullo smaltimento illegale delle scorie dei fumi d'acciaieria da parte della Portovesme Srl.
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Il sottoscritto,
premesso che:
- in Sardegna si continuano ad importare delle materia altamente
inquinanti, che nel resto d'Europa non farebbero neanche transitare,
spacciandole per materie prime, come ampiamente dimostrato anche nel
caso dei container con fumi di acciaieria contaminati da materiale
radioattivo arrivati nello stabilimento della Portovesme Srl nel
gennaio 2011, evento che era stato a suo tempo anche oggetto di un
incontro in prefettura a Cagliari sul problema dei fumi
d'acciaieria, a cui avevano partecipato il prefetto Giovanni Balsamo
e i rappresentanti dell'azienda, l'Agenzia regionale per la
protezione dell'ambiente, i carabinieri del Nucleo operativo
ecologico e la ASL di Carbonia;
- in due dei tre container (provenienti dall'Alfa Acciai di Brescia
e arrivati da Genova al porto canale di Cagliari) bloccati per la
presenza di radioattività avvertita dal portale radiometrico dello
stabilimento di Portovesme - che utilizza i fumi di acciaieria nel
ciclo produttivo per la produzione di piombo e zinco - gli
accertamenti dell'Arpas verificarono la presenza di cesio 137, un
elemento radioattivo, in quantità nettamente superiore alla soglia
consentita: in uno erano stati registrati valori fra i 6 e i 7
becquerel per grammo, nell'altro tra i due e i tre, mentre il limite
di radioattività è di un becquerel per grammo;
considerato che:
- è attualmente in corso il procedimento giudiziario (la prossima
udienza è prevista per il 3 aprile 2012 ma solo per dare al giudice
il tempo di affidare al perito il compito di trascrivere le
intercettazioni depositate agli atti del procedimento, come
richiesto dai difensori) che ha impegnato la Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Cagliari relativamente
all'inchiesta sullo smaltimento dei fumi d'acciaieria della
Portovesme Srl, avvenuto tra il 2005 e il 2007, scoperto dai
carabinieri del Noe grazie a una segnalazione e per cui il gup
Giovanni Massidda aveva già condannato col rito abbreviato due
dirigenti della stessa Portovesme Srl, Aldo Zucca (due anni e otto
mesi) e Maria Vittoria Azara (due anni e due mesi);
- l'ipotesi di reato configurata dalla Procura di Cagliari è
relativa ai reati di disastro ambientale con capi di imputazione che
circoscrivono presunte condotte illecite legate al traffico di
rifiuti pericolosi (i fumi d'acciaieria prelevati alla Portovesme
Srl) che, secondo l'accusa, sono finiti in una discarica di Settimo
San Pietro, diecimila tonnellate di scorie pericolosissime per la
salute, una miscela di arsenico, piombo, zinco, cadmio, rame,
nichel, fosfati e fluoruri; poi le scorie, una quantità che
corrisponde al carico di settecento autoarticolati come quelli che
ogni giorno fanno la spola tra il porto di Cagliari, lo stabilimento
sulcitano e il sito di smaltimento di Genna Luas, sono state
lavorate con materiali usati per costruire sottofondi di strade e
aree di sosta;
appreso che:
- secondo l'accusa, la Portovesme Srl, che avrebbe dovuto spendere
da 400 a 1.000 euro al metro cubo per smaltire legalmente i 15 mila
metri cubi di scorie dei fumi di acciaieria prodotti ogni anno,
spedendoli invece clandestinamente alla discarica di Settimo San
Pietro spendeva soltanto 5 euro al metro cubo, come ha confermato
davanti ai giudici del tribunale presieduto da Massimo Poddighe il
testimone Mariano Natale, che nel 2007 comandava il Noe dei
carabinieri, aggiungendo che il costo del trasporto delle scorie
ammontava per lo stabilimento sulcitano, a soli 250-300 euro per
carico;
- secondo pubblico ministero Daniele Caria, della Procura di
Cagliari, gli scarti di lavorazione, una volta portati in discarica,
venivano poi mescolati con altri materiali inerti, e successivamente
utilizzati per la realizzazione del sottofondo di strade di
Cagliari, compreso il piazzale dell'Ospedale Oncologico;
rilevato che:
- i fumi di acciaieria sono le polveri metalliche altamente
inquinanti e velenose che vengono raccolte filtrando i fumi dei
forni elettrici che producono acciaio dai rottami ferrosi (l'acciaio
viene ormai prodotto fondendo rottami ferrosi importati dai paesi
dell'est europeo o dagli stati dell'ex Unione Sovietica e dunque
finiscono nel forno rottami d'ogni tipo che contengano ferro) e
costituiscono un vero e proprio distillato di sostanze chimiche e
metalli pesanti (zinco, piombo, cadmio mercurio, nichel, vanadio,
arsenico, berillio, rame e cobalto) alcuni dei quali capaci di
indurre lo sviluppo di tumori e neuropatie degenerative e anche
malattie cardio-vascolari e polmonari che trovano importanti cause
inducenti nelle emissioni inquinanti atmosferiche (il cadmio e i
suoi composti, per i quali, nell'area del Sulcis si registra il
record europeo di rilascio nelle acque, è conosciuto come causa di
tumori polmonari, prostatici e vescicali);
- nel mondo si producono ogni anno per 3.430.000 tonnellate di fumi
di acciaierie di cui 226.000 solo in Italia; nello Stato italiano lo
smaltimento in discarica speciale costa ormai quasi 1.000 euro per
ogni tonnellata di fumi d'acciaieria; per questo la stragrande
maggioranza dei fumi di produzione occidentale è inviata nel terzo
mondo e nell'estremo oriente per il recupero dello zinco e lo
smaltimento dei rifiuti nocivi, disinteressandosi i committenti del
loro destino finale; l'Assessorato regionale della difesa
dell'ambiente, di concerto con quello alla pubblica istruzione, beni
culturali, informazione, spettacolo e sport, dopo la valutazione di
impatto ambientale ha concesso recentemente l'innalzamento delle
quote di fumi di acciaieria da smaltirsi in Sardegna da 120.000 a
300.000 tonnellate, ignorando le gravi conseguenze (tra le
prescrizioni richieste si insiste sulle emissioni in atmosfera, ma
si dimentica la bonifica analitica delle condizioni del suolo e
delle acque, sia pregresse che future);
- da un rapporto del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri il 6
ottobre 1999 si rileva che: "Le considerevoli quantità di materiali
radioattivi accumulate nelle strutture industriali tra la fine degli
anni '80 e l'inizio degli anni '90 ed il concomitante dissesto delle
organizzazione governative dei Paesi dell'est europeo, nonché i
rilevanti incidenti nucleari verificatesi all'estero, sono fattori
che hanno favorito la nascita e lo sviluppo di traffici illeciti di
materiale contaminato da sorgenti radioattive. In particolare
l'importazione di ingenti quantitativi di rottami metallici e
materiale ferroso che entrano nel nostro territorio, destinati per
buona parte alle fonderie del nord, diventa oggetto di attenzione da
parte delle organizzazioni criminali nazionali ed internazionali, al
pari dei traffici abusivi di armi e stupefacenti.";
- nel numero 19 (gennaio-aprile 2001) della rivista del Servizio di
informazioni e sicurezza democratica SISDE "Per Aspera ad Veritatem
- Rivista di intelligence e di cultura professionale" si afferma che
"Sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiale
nucleare dal 1992 al 1998. Su due milioni e 260 mila tonnellate di
rottami ferrosi che passano attraverso i valichi doganali, sono
stati rispediti al mittente, in quanto risultate contaminate, 15.000
tonnellate. Sono stati accertati e denunciati 66 responsabili di
laboratorio, accertati 113 reati penali ed eseguiti 17 sequestri,
tra il 1997 e il 1999, per un valore pari a 2.200 milioni";
constatato che:
- la legge regionale n. 8 del 2001 (già oggetto di referendum
abrogativo il 12 e 13 giugno 2005), consente l'introduzione di
"rifiuti di origine extra-regionale da utilizzare esclusivamente
quali materie prime nei processi produttivi degli impianti
industriali ubicati in Sardegna e già operanti alla data
dell'approvazione delle legge regionale, non finalizzata al
trattamento ed allo smaltimento dei rifiuti" ed in questo modo le
normative europee che impongono una documentazione sull'origine, il
trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti tossici, come
è il caso dei fumi d'acciaieria, vengono aggirate;
- in Sardegna non esistono industrie che producano acciaio, però
sono presenti industrie che smaltiscono fumi d'acciaierie per
ricavarne zinco (con 100.000 tonnellate di fumi di acciaieria si
producono 26.000 tonnellate di zinco e 6.000 di piombo e da quello
che rimane si potrebbero ricavare 40.000 tonnellate di ferro, che
oggi non si recuperano perché in Sardegna non esiste una fonderia
per questo metallo), mentre le altre sostanze tossiche che rimangono
dopo il trattamento vengono emesse e disperse, parte in atmosfera e
parte accumulate nel suolo e nelle acque;
- dal punto di vista quantitativo questa prospettiva è tutt'altro
che rosea per l'ambiente sardo; infatti il 75-80 per cento delle
scorie residue rappresenta un quantitativo di 250.000
tonnellate/annue di scorie residue che in dieci anni risultano
2.500.000 tonnellate; quantità e volumi enormi, soprattutto se tali
scorie venissero vetrificate per la messa in sicurezza, cosa che,
comunque, ancora non viene fatta;
- è del tutto evidente che l'individuazione dei siti ad alto rischio
ambientale presuppone un programma di salvaguardia della salute dei
lavoratori e delle popolazioni presenti in tali aree ed è altresì
necessario l'avviamento di un programma di bonifica che veda,
proprio nei lavoratori presenti in tali aree ed in relazione alla
loro alta specializzazione, i soggetti attivi sui quali contare per
la stessa opera di bonifica;
constatato infine che durante le precedenti udienze del procedimento giudiziario di cui sopra, relativo all'inchiesta sullo smaltimento dei fumi d'acciaieria della Portovesme Srl, la Regione non ha ritenuto opportuno costituirsi parte civile, al fine di tutelare più compiutamente gli interessi dei cittadini, come peraltro hanno fatto numerosi enti ed istituzioni (regioni, Consiglio dei ministri e comuni) in analoghi procedimenti giudiziari,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e
l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere se:
1) la Giunta regionale intenda adottare i provvedimenti necessari
per apportare i dovuti correttivi alla legge regionale n. 8 del 2001
che ancora consente di aggirare le normative europee che impongono
una documentazione sull'origine, il trasporto, lo stoccaggio e lo
smaltimento dei rifiuti tossici, come è il caso dei fumi
d'acciaieria;
2) la Giunta regionale intenda costituirsi parte civile nel
procedimento giudiziario relativo all'inchiesta sullo smaltimento
dei fumi d'acciaieria della Portovesme Srl.
Cagliari, 28 marzo 2012