CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 272/C-5
INTERPELLANZA PLANETTA sul procedimento di valutazione di impatto ambientale relativo al "Progetto Polo Verde - Fase I. Impianti per la produzione di monomeri ed oli lubrificanti, biodegradabili, da oli vegetali naturali" da parte della Matrica Spa, in Comune di Porto Torres (SS).
***************
Il sottoscritto,
premesso che:
- in data 26 maggio 2011 a Palazzo Chigi, il Presidente della
Regione ha sottoscritto col Governo nazionale, Eni e Novamont Spa,
il protocollo d'intesa sulla chimica verde a Porto Torres in cui,
nell'ambito dell'investimento di 1.200 milioni di euro, erano
arbitrariamente compresi i 530 milioni destinati alla bonifica del
sito industriale (la bonifica dovrebbe essere invece un atto dovuto
e risarcitorio per il grave inquinamento provocato anche nel corso
dell'ultimo decennio e, per stessa ammissione di Eni, la somma
disposta costituisce solo un anticipo di quella complessiva
necessaria che ammonterebbe a 1.500 milioni di euro, tenuto conto
dell'entità e della gravità dell'inquinamento provocato ma non si
conoscono, a tutt'oggi, le modalità tecniche, i tempi, l'estensione
dei terreni da bonificare ed il numero dei lavoratori che dovranno
essere impiegati), ed in cui le parti firmatarie si impegnavano a
favorire la riconversione industriale del sito petrolchimico di
Porto Torres che conta circa 2.000 lavoratori compresi quelli
dell'indotto in "un polo di produzione di monomeri-bio,
bio-plastiche, bio-lubrificanti, additivi per gomme ed elastomeri,
nonché di cogenerazione energetica da biomasse" che diventino
"volano per la ripresa dell'economia locale del comparto chimico e
di quelli collegati dell'agricoltura, della ricerca e
dell'innovazione" e per "promuovere lo sviluppo e l'utilizzo su
larga scala di fonti energetiche compatibili";
- lo scorso 13 agosto 2011 è stata depositata da parte di Matrica
SpA, presso l'ufficio SAVI dell'Assessorato regionale della difesa
dell'ambiente, (assieme al contestuale avviso pubblicato sul
quotidiano La Nuova Sardegna) la documentazione per la procedura di
VIA ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 152 del
2006 e successive modifiche e integrazioni, per la realizzazione del
"Progetto Polo Verde - Fase I. Impianti per la produzione di
monomeri ed oli lubrificanti, biodegradabili, da oli vegetali
naturali" da parte della Matrica Spa, in Comune di Porto Torres
(SS), nella quale si può riscontrare come alcune articolazioni di
tale progetto non siano del tutto coerenti, quando non in evidente
contraddizione, con gli enunciati del protocollo d'intesa sulla
chimica verde a Porto Torres;
- in data 21 settembre 2011 si è svolta a Porto Torres la conferenza
stampa per la presentazione al pubblico del progetto denominato
"Chimica Verde" che dovrebbe svilupparsi nel corso dei prossimi
cinque o sei anni (sono previste almeno tre fasi) e che presuppone
la chiusura di tutti gli impianti della chimica di base dello
stabilimento di Porto Torres e la ricostruzione di nuovi impianti
con il contestuale avvio delle attività agricole destinate a fornire
materia prima per il loro approvvigionamento e, tuttavia, molti
particolari sui processi industriali proposti e sui pesanti,
possibili sviluppi sociali e occupazionali rimangono ancora oscuri:
mancano ancora precise garanzie per i lavoratori occupati, in
particolare quelli dell'indotto e questo ha determinato in seno alle
organizzazioni sindacali, in particolare alla CGIL di Sassari, forti
perplessità (i circa 640 posti di lavoro previsti non rappresentano
certo una prospettiva valida dal punto di vista occupazionale per la
soluzione della crisi nel nord ovest della Sardegna), e mancano
inoltre, per quanto riguarda il revamping della termo-centrale a
olio combustibile e a FOK (rifiuto speciale del cracking
dell'etilene) da 160 MWe, le tempistiche e le successive modalità di
utilizzo;
considerato che:
- per la bonifica e il decommissing, la documentazione prodotta da
Matrica Spa sul sito petrolchimico di Porto Torres, che costituisce
un sito di bonifica di interesse nazionale (SIN) ai sensi del
decreto ministeriale 7 febbraio 2003, fa riferimento ad indagini
condotte tra il 2005 ed il 2007 e previste dal piano di
caratterizzazione dell'area dello Stabilimento petrolchimico di
Porto Torres, in conformità con i contenuti del documento
"Adeguamento del Piano della Caratterizzazione alle Linee guida
operative, redatte all'interno del protocollo d'Intesa per gli
interventi di risanamento della regione Sardegna", approvato con
prescrizioni nella Conferenza di servizi decisoria del 22 giugno
2004 ed elaborato in conformità alla normativa vigente, ma è
evidente che tali riferimenti siano datati e non rispecchino la
gravità attuale della condizione d'inquinamento da benzene ed altri
inquinanti, particolarmente nell'area della darsena e neppure le
condizioni di inquinamento e quindi la preliminare necessità della
bonifica della stessa area scelta per l'insediamento del nuovo
impianto;
- tra le stesse istituzioni del territorio, la provincia
(assessorato all'ambiente) e il Comune di Porto Torres, si evince
una mancata sintonia che rasenta il conflitto: da un lato
l'assessorato provinciale, ai primi di settembre emana un'ordinanza
che impone alla Syndial Spa l'immediata cessazione dello sversamento
di benzene nella darsena, ritenendola unica responsabile del grave
inquinamento, dall'altra il Comune di Porto Torres continua, però,
ad individuare come unico interlocutore tecnico per l'esecuzione
delle bonifiche la stessa società Syndial Spa del gruppo Eni che, da
venerdì 29 luglio 2011, si trova ad assumere, assieme ad altre tre
imprese, nella persona del suo dirigente, il ruolo di imputato
rinviato a giudizio per disastro ambientale e per avvelenamento
doloso continuato del ciclo delle acque e degli alimenti (il reato è
da considerarsi di estrema gravità e, nel riconoscimento del dolo,
indica la consapevolezza degli amministratori di Syndial e delle
altre società implicate, dei rischi e delle conseguenze che i
comportamenti messi in opera potevano avere);
rilevato che:
- la Sardegna ha già una sovrapproduzione energetica ed il progetto
è in contrasto con l'auspicio che le centrali attualmente presenti e
che producono energia attraverso la combustione, vengano sostituite
da centrali che utilizzino vere energie rinnovabili a minor impatto
ambientale e sanitario visto che gli impianti a combustione
sorgerebbero di fianco ai nuovi due gruppi fotovoltaici da 12 e 17
MWe attualmente in realizzazione da parte di E.On. mentre, a
conferma che la proposta della centrale a "biomassa" da 40 MWe poco
abbia a che fare con gli impianti per la produzione di monomeri,
polimeri oli lubrificanti, biodegradabili, da oli vegetali naturali
c'è la presenza nel progetto presentato da Matrica Spa di un
combustore rigenerativo che ha il compito di abbattere degli sfiati
di processo derivanti dalla sezione di produzione monomeri
biodegradabili e di una centrale termica e che è costituito da una
camera di combustione che collega 3 torri di preriscaldamento e
recupero calore riempite con materiale ceramico inerte in modo da
formare masse distinte di notevole capacità termica il cui
funzionamento è ciclico (programmato in un PLC) e utilizza
alternativamente la capacità termica dei letti per riscaldare l'aria
in ingresso e recuperare calore dal gas in uscita;
- il sistema consentirebbe in via teorica, secondo descrizione, rese
di abbattimento dei composti organici volatili (COV) di oltre il 99
per cento e in termini di calore un recupero termico di oltre il 95
per cento mentre la centrale termica prevede invece l'installazione
di due caldaie ad olio diatermico (a circa 300°C) da 5,8 MW (5
milioni di kcal/h), alimentate a gpl, una delle quali è progettata
anche per la combustione della frazione altobollente vegetale (FAV),
intermedio derivato dall'olio vegetale naturale non modificato
mentre, in caso di black-out, l'energia elettrica sarebbe garantita
dalla presenza di un gruppo elettrogeno di emergenza, della potenza
di 1,5 MWe, alimentato a gpl oppure a gasolio mentre la potenza
elettrica installata dichiarata nello stesso progetto sarebbe 3.100
kW (3.1MW) per dei consumi di 24.800 MWh/anno, per un impiego di
5.000 t/anno di gpl e 30.000 t/anno di vapore;
- in termini di emissioni questo impianto di chimica verde, che
considera le polveri e non le loro frazioni (PM 10, PM 2,5 e tanto
meno PM 0,1, UF e nano particelle) e che produrrebbe 32,4 t/anno di
NOx, 4,2 t/anno di COV, 16,6 t/anno di CO, 10,3 t/anno di polveri e
5,4 t/anno di SO2, dimostra scarsa sensibilità ai parametri
oggettivi della qualità dell'aria (queste carenze sono presenti
anche nella rete dei sistemi di monitoraggio nel territorio della
Provincia di Sassari e dell'intera Isola) il cui sistema di
monitoraggio, nella Provincia di Sassari, che è dal 6 novembre 2008
sotto il controllo dall'ARPAS, a tutt'oggi non prende in
considerazione valori di riferimento che rispondono alla seconda
fase attuativa temporale del decreto ministeriale n. 60 del 2002, e
tanto meno a quelle del nuovo decreto legislativo 13 agosto 2010, n.
155 (il valore del PM 2,5, elemento centrale della normativa più
recente, non viene preso in considerazione);
- la creazione di un nuovo polo energetico a combustione nelle
vicinanze di quello ad elevata potenza, di proprietà di E.On. (640
MWe da carbone, 320 MWe da olio combustibile e 80 MWe da gasolio),
sempre a combustione di fossili, peggiorerebbe dunque, in termini di
emissioni e di produzioni di ceneri tossiche, le condizioni
sanitarie già precarie del territorio di Porto Torres,
caratterizzato da dati epidemiologici allarmanti riguardo alle
patologie tumorali (anche della prima infanzia e dell'adolescenza) e
cronico-degenerative e ciò genera grossa preoccupazione nella classe
medica ed in particolare in seno all'OdMCeO, la cui finalità
primaria è la tutela dalla salute dei cittadini;
considerato infine che:
- la legislazione italiana (articolo 17 del decreto legislativo n.
387 del 2003, decreto legislativo n. 152 del 2006 e decreto
legislativo n. 28 del 2011) non conforme alla normativa europea e
quindi sotto infrazione, assimila la parte non biodegradabile dei
rifiuti solidi urbani alle biomasse per la combustione in impianti
di produzione di energia elettrica, così da accedere all'acquisto a
tariffe incentivate (circa il doppio del prezzo corrente) attraverso
i meccanismi del CIP6 ed i certificati verdi, e ciò, assieme al
sovradimensionamento dell'impianto, fa intravedere il rischio che la
megastruttura possa essere adibita ad incenerimento di rifiuti
solidi urbani, anche extra-regionali e a confermare questa ipotesi
concorrono anche i riferimenti nel protocollo d'intesa e
nell'addendum ai decreti legislativi succitati;
- nel progetto presentato da Matrica Spa, relativamente alle
ricadute sul settore agricolo locale, prevale la prudenza e si
afferma: "…Per il settore agricolo, il Progetto può rappresentare
uno stimolo allo sviluppo di colture integrate nella filiera della
Chimica Verde" mentre nel protocollo di intesa e nelle dichiarazioni
di presentazione, il legame con la filiera agricola locale dovrebbe
consistere nella produzione di amido e di una qualche varietà di
cardo per ricavarne olio vegetale e biomassa per la centrale e se
tutto ciò fosse prodotto in Sardegna, sarebbero impegnate enormi
estensioni di terreno: 8-10.000 ettari di mais, 230.000 ettari circa
di cardo (ciò equivale a più di tutta la superficie attualmente
impegnata in Sardegna dalle colture in atto ed il dubbio che possano
essere impiegati in maniera estensiva OGM, fertilizzanti chimici,
pesticidi ed altri composti chimici per l'agricoltura di cui si
conosce il potenziale nocumento per la salute, genera preoccupazione
dal punto di vista sanitario),
chiede di interpellare il Presidente della Regione,
l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale della
difesa dell'ambiente per sapere, nell'ambito del procedimento di VIA
in argomento, e considerato tutto quanto esposto in premessa:
1) in che termini valutino la presenza nel progetto di Eni Power e
la creazione di una centrale a biomasse da 40 MWe oltremodo
sovradimensionata (studi effettuati dalla Facoltà di agraria
dell'Università di Sassari e dall'Ente foreste prevedono per
l'intera Isola una disponibilità di biomassa naturale, su 800.000
ettari di territorio boscato e con macchia, di circa 300.000
tonnellate annue che, con un potere calorifico medio di 3500
Kcal/Kg, basterebbero al raggiungimento di una produzione di potenza
di 20 MWe) e quali siano i conseguenti provvedimenti che
quest'Esecutivo intenderà adottare nel merito al fine di tutelare e
difendere più compiutamente i diritti e gli interessi delle
popolazioni e del territorio, anche in ragione del verosimile
rischio che l'impianto previsto possa essere adibito ad
incenerimento di rifiuti solidi urbani, pure extra-regionali, come
concorrono a confermare anche i riferimenti contenuti nel protocollo
d'intesa, e dell'evidente conflitto che si determina con le
politiche agrarie comunitarie, tese al miglioramento delle rese
dell'attività agricola per colture alimentari;
2) se nell'ambito del procedimento di VIA in argomento, viste le
esperienze maturate in Sardegna per i piani di bonifica nell'area
del Sulcis e, più recentemente, a La Maddalena, che spesso hanno
reso evidente l'inefficacia delle azioni messe in essere o la non
corretta conduzione delle stesse, non ritengano opportuno promuovere
la costituzione di un comitato di garanti che veda coinvolti ordini
professionali e mondo dell'associazionismo sociale nella verifica
dell'attuazione delle azioni di bonifica ed anche operare affinché
le istituzioni comunali, provinciali e regionali creino un tavolo
tecnico che coinvolga istituzioni di ricerca pubbliche (università e
CNR), ma anche private, capaci di elaborare progetti di risanamento
anche attraverso soluzioni comparate tali da risolvere in tempi
brevi le criticità presenti nell'area della darsena, dove lo
sversamento di benzene appare particolarmente grave anche secondo le
ultime analisi dell'ARPAS, anche attraverso la destinazione dei 50
milioni di euro previsti per la costituzione di un centro di ricerca
per uno studio di piani di bonifica adeguati alla gravità della
situazione;
3) se non ritengano che la prospettiva di riconversione verso una
chimica verde presupponga la cessazione di attività energivore
caratterizzate da un elevato consumo energetico e da una bassa resa
anche in considerazione del fatto che il progetto in questione
appare in conflitto con un altro da realizzare nel sito industriale
di Macchiareddu per il quale è previsto un inceneritore a biomasse
da 50 MWe diviso tra una linea a biomassa solida ed una a olio
combustibile di origine vegetale e la presenza di un'altra centrale
renderebbe ancora più problematico il reperimento di quella materia
prima che non sarebbe disponibile, in quantità sufficiente, neanche
per l'impianto di Porto Torres.
Cagliari, 4 ottobre 2011