CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERPELLANZA N. 238/C-6

INTERPELLANZA PLANETTA sulla verifica delle reali motivazioni della joint-venture Eni-Novamont denominata "Matrica" nell'ambito della chimica verde di Porto Torres.

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Il sottoscritto,

premesso che:
- mercoledì 22 giugno 2011 si è insediato a Villa Devoto il tavolo per l'attuazione del protocollo per la chimica verde, firmato con Eni-Novamont per la realizzazione dei nuovi impianti nel polo petrolchimico di Porto Torres con l'impegno, tra gli altri, che il Ministero dell'ambiente convocherà quanto prima la conferenza dei servizi, finalizzata a mettere a punto tutte le procedure necessarie all'avvio mentre i vari punti saranno approfonditi in diversi gruppi di lavoro, che avranno sede a Sassari e saranno divisi per materia: il primo si occuperà delle concessioni, delle autorizzazioni e delle bonifiche; il secondo della gestione dell'area di crisi, dell'indotto, della formazione professionale e delle politiche del lavoro; il terzo curerà gli aspetti relativi alle connessioni con l'agricoltura, la ricerca e la centrale a biomasse;
- durante il tavolo, Eni e Novamont hanno confermato ufficialmente che trasferiranno quanto prima a Porto Torres la sede legale della società Matrica, la joint-venture Eni-Novamont, come richiesto circa due settimane fa dal Presidente della Regione;

considerato che:
- Novamont (che tra la sede di Novara, dove sono concentrate anche le ricerche e gli impianti e la parte produttiva di Terni non supera i 200 dipendenti diretti) è titolare del brevetto del MATER-BI®, considerata una bio plastica attualmente in uso in Italia nella sostituzione dei sacchetti tradizionali di politene, che non può definirsi dal punto di vista chimico una vera e propria materia plastica, ma è una miscela di amido di mais con polycaprolactone, un polimero di origine petrolifera "biodegradabile", ottenuto appunto dal caprolactone, un estere ciclico il cui unico produttore al mondo è l'Union Carbait, che ne detiene tutti i diritti e i brevetti;
- nel bilancio 2009 di Novamont si riscontrano ricavi per 64 milioni di euro, con crediti da vendite per 14 milioni, sicuramente frutto di azioni di marketing fatte per promuovere il prodotto, agendo sulle dilazioni di pagamenti, che ovviamente in una azienda senza grande flusso di liquidità, anzi fortemente indebitata, pesa sul piano degli oneri; risulterebbe inoltre che la società è posseduta nella sua totalità da una società denominata MATER-BI Spa le cui azioni sono nella quasi totalità di banche italiane con in testa Intesa San Paolo e Unicredit; partecipazioni marginali sarebbero di proprietà della Dr.ssa Catia Bastioti, la ricercatrice dipendente Novamont che rilevò l'azienda dalla Montedison e per la quale lo statuto prevede una carica di direttore generale (posizione quest'ultima ormai eliminata da almeno 25 anni negli organigrammi delle aziende italiane organizzate con criteri di modernità) a vita;
- tale assetto societario confermerebbe le voci che volevano la Novamont sul punto di portare i libri contabili in tribunale ad inizio 2010, perché di fatto sarebbe commissariata dalle banche creditrici; non a caso, le materie prime non sono acquistate da Novamont, come accade in ogni società operativa di qualsiasi gruppo industriale, ma dalla MATER-BI Spa, che in questo modo controllerebbe attentamente i flussi finanziari e soprattutto eviterebbe intermediazioni a monte spesso utilizzate da grosse aziende per portare capitali all'estero;

constatato che Novamont (nel cui capitale l'Eni è presente con una quota del 20 o 25 per cento probabilmente tirata dentro dalle banche per avere maggiori garanzie) possiede i brevetti, le tecnologie e know out mentre la società Matrica, la joint-venture Eni-Novamont che è stata costituita solo per Porto Torres, non possiede assolutamente niente, e verosimilmente, giacché per il Codice civile ogni società ha bilancio e sistema contabile indipendente, dovrebbe pagare alla società madre Novamont i diritti sui brevetti, sui progetti e sulle tecnologie, compreso il progetto e la gestione degli impianti del sistema di sicurezza antincendio dello stabilimento, nonché eventuali consulenze del suo management e dei suoi tecnici ecc., presumibilmente al fine di rimborsare le banche nascoste dietro la società MATER-BI Spa e, nel caso dell'Eni, a recuperare gli investimenti in denaro versati per l'acquisto di quel 20-25 per cento delle azioni Novamont;

rilevato che:
- il meccanismo messo in atto, sembrerebbe finalizzato a nascondere i problemi finanziari di Novamont e probabilmente impostato nell'ottica dello sfruttamento di possibili contributi della Comunità europea, ma che dal punto di vista dell'economia sarda prospetta il rischio di un riproporsi di una ulteriore concessione di fiducia a investitori spregiudicati noti nel passato e non estranei al presente della nostra Isola;
- la presenza di Eni come garanzia indispensabile per la Dr.ssa Bastioli (e per le banche creditrici nei riguardi della Novamont che si trovano un progetto di rientro dei crediti elargiti) in questa fase che è soprattutto hobbistica porterebbe ad un primo e certissimo vantaggio proprio all'Eni, che chiuderebbe lo stabilimento di Porto Torres liberandosi degli 800-900 addetti diretti, e ridimensionando fortemente i 400 indiretti e di fatto mettendo in essere un atto di fuga dalla Sardegna anche se ufficialmente si parla di fermate provvisorie solo allo scopo di smorzare le preoccupazioni dei lavoratori;

atteso che:
- il problema delle bonifiche risulterebbe messo in secondo piano pur essendo un atto dovuto e in parte compensato economicamente dal risparmio di parecchi milioni necessari per le manutenzioni ordinarie e straordinarie per la messa in sicurezza degli impianti dismessi, secondo le normative a suo tempo poste in essere;
- il territorio otterrebbe al massimo 150 addetti diretti per la produzione del MATER-BI e la centrale a biomasse e circa 300 per l'indotto, costituito soprattutto da manovalanza generica e non qualificata, con perdite di professionalità specializzate di alto livello;
- la proposta Eni-Power di realizzazione di una nuova centrale elettrica alimentata a biomasse, indicata nella capacità a volte di 100 MWe, altre volte di 40, potrebbe verosimilmente configurarsi nel pericoloso e malcelato disegno di far lavorare un impianto per bruciare rifiuti altrimenti eufemisticamente detto "termovalorizzatore" determinando che il territorio del nord ovest della Sardegna andrebbe a fungere da terminale dei rifiuti sardi e/o anche di quelli esterni, il tutto all'interno della conferma per il sito turritano del centro di stoccaggio e di combustione di eventuali rifiuti speciali, tipo FOK, verosimilmente prodotti fuori dalla Sardegna,

chiede di interpellare il Presidente della Regione per sapere se:
1) ritenga verosimile e degna di ulteriori approfondimenti, alla luce di quanto precedentemente esposto, l'ipotesi che l'intera operazione denominata "chimica verde" non miri a procurare un tangibile vantaggio alla società Novamont, presumibilmente al fine di rimborsare le banche nascoste dietro la società MATER-BI Spa e, nel caso dell'Eni, a riprendersi i soldi sborsati per l'acquisto di quel 20-25 per cento delle azioni Novamont;
2) questa Amministrazione ravvisi le ragioni ed abbia intendimento di procedere celermente alla verifica delle reali motivazioni che hanno determinato la joint-venture Eni-Novamont attraverso la costituzione solo per Porto Torres della società Matrica, ovvero se ritenga l'intera vicenda essere un fatto oramai acquisito in termini di trasparenza e dunque anche condiviso sia per questa Amministrazione che per lo stesso Consiglio regionale e la popolazione interessata.

Cagliari, 30 giugno 2011