CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 162/A
INTERPELLANZA PLANETTA - DESSÌ - MANINCHEDDA - SANNA Giacomo - SOLINAS Christian sulla necessità dell'avvio in Sardegna di una sperimentazione clinica relativa al trattamento della sclerosi multipla tramite la procedura di disostruzione venosa proposta dal prof. Paolo Zamboni, del Dipartimento di scienze chirurgiche, anestesiologiche e radiologiche all'Università di Ferrara e su eventuali, reali ed immediate previsioni di acquisto di strumenti ecocolordoppler per la diagnosi di CCSVI nella sclerosi multipla per il Sistema sanitario della Regione.
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I sottoscritti,
premesso che:
- la sclerosi multipla (SM) è una malattia cronica progressiva
altamente invalidante, ed attualmente la causa di questa patologia è
ancora ignota, e non esiste per essa una cura, ma solo terapie a
base di interferoni e di immunosoppressori che ne rallentano il
decorso che purtroppo, però, hanno pesanti effetti collaterali e
risultano efficaci solo su circa un terzo dei pazienti con un costo
dei farmaci molto alto;
- la sclerosi multipla, dovuta per il 20 per cento a fattori
genetici, si manifesta generalmente per la prima volta fra i 20 e i
30 anni, ma in un 6 per cento dei casi viene diagnosticata in
ragazzi sotto i 18 anni e colpisce in Sardegna 150 persone ogni 100
mila abitanti, un'incidenza doppia rispetto alla media italiana;
- secondo gli studi del centro regionale di riferimento, in Sardegna
i fratelli di persone ammalate corrono un rischio di contrarre la
malattia 15 volte superiore alla restante popolazione sarda mentre
per i figli di ammalati il rischio è 7 volte superiore;
- si calcola che siano oltre 3.000 i sardi con diagnosi di sclerosi
multipla che, nelle quattro forme recidivante-remittente,
progressiva secondaria, benigna e progressiva primaria, è circa due
volte e mezzo più frequente nelle donne;
considerato che:
- il prof. Paolo Zamboni, chirurgo vascolare e docente del
Dipartimento di scienze chirurgiche, anestesiologiche e radiologiche
all'Università di Ferrara, che da alcuni anni, assieme al suo gruppo
di studio ed al dott. Fabrizio Salvi, neurologo presso l'Ospedale
Bellaria di Bologna, ha avviato una innovativa ricerca nel campo
della eziopatogenesi e trattamento della sclerosi multipla,
concentrandosi in particolare sulla associazione tra insufficienza
venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI), afferma di aver scoperto che
è proprio l'alterazione del circolo venoso del sistema nervoso,
chiamata CCSVI, a contribuire allo sviluppo della sclerosi multipla,
e che un intervento mini invasivo di angioplastica dilatativa
chiamato "liberazione" (in day-hospital) potrebbe correggere
quest'alterazione e migliorare la qualità della vita dei pazienti;
- già dall'autunno del 2008, nell'ambito del programma di ricerca
"Regione Università", il prof. Zamboni presentò un progetto dal
titolo "Valutazione costo-efficacia del trattamento
dell'insufficienza venosa cerebrospinale quando associata a sclerosi
multipla", ma la commissione di esperti chiamata a valutare i
progetti, anche alla luce del fatto che al tempo non esisteva alcuno
studio pubblicato relativo alla efficacia della procedura, ritenne
prematura l'ipotesi di uno studio clinico di efficacia e approvò
invece una ricerca sulla validazione diagnostica della metodica
ecodoppler;
- successivamente, nel 2009, il gruppo di Zamboni ha pubblicato sul
Journal of vascular surgery un articolo dal titolo "A prospective
open-label study of endovascular treatment of chronic cerebrospinal
venous insufficiency" in cui viene valutato l'effetto della
disostruzione venosa in una serie di 65 pazienti con SM che
soddisfano i criteri di CCSVI all'ecodoppler ed alla venografia (nel
lavoro gli autori dichiaravano che il trattamento potrebbe essere
una opzione terapeutica efficace, ma essi stessi ritenevano
necessaria una conferma dell'efficacia mediante uno studio
controllato e randomizzato di più ampie dimensioni);
- nei mesi seguenti la citata pubblicazione, pazienti singoli, loro
familiari e associazioni costituite ad hoc fra pazienti richiesero
sia per il tramite di incontri istituzionali, sia attraverso vari
mezzi di comunicazione, la possibilità di accesso al trattamento,
eventualmente nell'ambito di una sperimentazione clinica;
rilevato che:
- la terapia a base di farmaci è sempre stata una questione molto
dibattuta sia per la loro funzione non curativa, ma stabilizzante
della malattia, che per i gravi effetti collaterali, come il
possibile insorgere della LMP, grave infezione virale che colpisce
il cervello e può causare la morte; inoltre il costo del Tysabry è
di 2.950 euro a fiala (ogni paziente deve fare almeno un ciclo di
terapia che costa alla sanità fra i 20 mila e gli 80 mila euro
l'anno mentre invece con il metodo Zamboni parliamo di una spesa di
mille euro);
- per la sperimentazione del metodo Zamboni occorrono un
ecocolordoppler (dal costo approssimativo di circa 50 mila euro) e
la formazione di personale che sappia usarlo per individuare
l'eventuale presenza di stenosi venose (in particolare in giugulari
e azygos) alla base delle disfunzioni vascolari croniche descritte
nella CCSVI;
- l'approccio innovativo sta proprio nell'introduzione, nella fase
di diagnosi, di un particolare esame ecodoppler attraverso cui è
possibile stabilire se nel paziente si è verificato un deposito
ferroso nei vasi sanguigni del cervello causato dall'irrigidimento
di alcune valvole che si trovano all'interno delle vene della
corteccia cerebrale; quella che viene definita in medicina CCSVI,
insufficienza venosa cronica cerebrospinale;
- l'applicazione del cosiddetto "metodo Zamboni" è già in atto
all'estero, mentre in Italia la sperimentazione avviene solo in
alcune regioni e molti pazienti sono costretti a rivolgersi ad altri
Paesi sobbarcandosi gravosi costi di viaggi, soggiorni e degenze ed
anche con il rischio di non essere sufficientemente garantiti sul
piano della opportunità e sicurezza degli interventi sanitari
proposti;
- su mandato della Agenzia sanitaria e sociale regionale dell'Emilia
Romagna, un gruppo di esperti ha già lavorato alla messa a punto di
un protocollo di studio clinico per la valutazione della efficacia e
dei rischi legati al trattamento della CCSVI mediante angioplastica
venosa (che verrà preventivamente sottoposto al vaglio dei comitati
etici dei centri partecipanti) consentendo così alla stessa Regione
Emilia Romagna, per prima, di poter finalmente esitare lo strumento
propedeutico da usare per valutare l'efficacia del trattamento della
CCSVI su circa 400 pazienti con sclerosi multipla, secondo le
scoperte del professor Paolo Zamboni, che ha partecipato, con
Fabrizio Salvi, al gruppo di coordinamento;
- nel resto d'Italia invece, percorsi per favorire la
sperimentazione sono già stati avviati nei mesi scorsi dalle regioni
Lombardia, Sicilia, Piemonte, Puglia, Marche e Veneto, mentre sono
attivi centri di diagnosi a Trento e Napoli dove è attesa a breve
una decisione del Comitato etico del Secondo policlinico campano per
il via libera all'applicazione dell'innovativa ricerca anche nella
Regione Campania;
- anche l'AISM, l'associazione italiana sclerosi multipla, ha deciso
di sostenere le ricerche sulla correlazione delle due patologie, che
coinvolgeranno nella sperimentazione 10-15 centri clinici in tutta
Italia fra i quali era prevista anche la Clinica neurologica
dell'Azienda mista di Sassari,
appreso che:
- il 14 giugno scorso la Clinica neurologica dell'Azienda mista di
Sassari si è chiamata fuori dalla sperimentazione respingendo la
proposta di acquisto dello strumento ecocolordoppler per la diagnosi
di CCSVI nella SM, e sostenendo che l'ipotesi scientifica di Zamboni
sia ancora oggetto di discussione nella comunità scientifica
internazionale "a fronte di dati contrastanti";
- la Clinica neurologica dell'Azienda mista di Sassari ha rinunciato
ad acquisire l'apparecchiatura in quanto "a fronte del rincorrere la
moda scientifica attuale, non sembra giustificare l'investimento e
soprattutto, non garantisce un effettivo miglioramento della qualità
diagnostica cerebrovascolare del laboratorio" (il responsabile ha
chiesto un apparecchio ecografico che consenta un'utilizzazione
polifunzionale; "In assenza di risposte adeguate alle reali
esigenze", si legge nella lettera di rifiuto dell'acquisto, "si
renderà obbligata la rinuncia a partecipare, come gruppo di lavoro
della clinica neurologica, alla ricerca multicentrica sulla CCSVI,
che non bisogna dimenticare esser gravata da un pesante carico di
lavoro supplementare rispetto ai compiti assistenziali primari, ma
cui si è aderito in prima istanza per senso di responsabilità
dinanzi alle attese e alle sollecitazioni dei pazienti SM"),
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e
l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale
per sapere se:
1) la decisione della dalla Clinica neurologica dell'Azienda mista
di Sassari, che si è chiamata fuori dalla sperimentazione
respingendo la proposta di acquisto dello strumento ecocolordoppler
per la diagnosi di CCSVI nella SM, sia coerente con gli indirizzi
politici e gestionali della Giunta regionale della Sardegna in
materia di sanità;
2) risulti all'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e
dell'assistenza sociale che in Sardegna vi siano strumenti
ecocolordoppler per la diagnosi di CCSVI nella SM ovvero se vi sia
nell'immediato la prospettiva reale e certa di dotare di almeno uno
di essi il sistema sanitario regionale;
3) la Giunta regionale non ritenga opportuno, per un futuro
finalmente libero dalla sclerosi multipla e anche per dare risposte
concrete ai tanti malati sardi di sclerosi multipla che attendono un
forte segnale di attenzione al quale la Regione Sardegna non può
ulteriormente sottrarsi, guardare con maggiore attenzione alla
ricerca promossa dalla Regione Emilia Romagna, che sta suscitando
molte speranze fra i malati di sclerosi multipla, sia assumendo
iniziative concrete e rapide volte a sostenere la stessa ricerca,
che condividendo la necessità di inserire pure la regione Sardegna
nella sperimentazione clinica finalizzata a verificare l'efficacia
del metodo terapeutico Zamboni.
Cagliari, 3 novembre 2010