CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERPELLANZA N. 129/A

INTERPELLANZA PLANETTA - SANNA Giacomo - DESSÌ - MANINCHEDDA - SOLINAS Christian sull'autorizzazione alle ricerche sulla terra ferma ed a ridosso delle coste sarde finalizzate a realizzare pozzi e piattaforme petrolifere.

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I sottoscritti,

ppremesso che circa dieci anni orsono, più precisamente il 27 gennaio 1999, allorché la società Puma Petroleum (controllata dalla australiana Key Petroleum) presentò, per prima, la richiesta di permesso e concessione (pubblicata sul numero 2 del Bollettino ufficiale degli idrocarburi e della geotermia il 28 febbraio 1999) è iniziata la pratica burocratica per la scoperta del petrolio e degli idrocarburi al largo delle spiagge del Sinis, in un angolo di paradiso che dall'Isola di Mal di Ventre corre fino alle coste di Bosa;

considerato che:
- l'approvazione definitiva da parte del ministero dell'Ambiente è arrivata, "molto discretamente", già nella scorsa primavera ed è notizia recente che i lavori per "un'ispezione non invasiva" del fondale dovrebbero iniziare a breve con la messa in moto di attrezzature di alta tecnologia a caccia di gas e petrolio;
- la conformazione geologica e le caratteristiche di una terra antica come quella della Sardegna farebbero supporre a tecnici esperti che nelle profondità del mare antistante l'Isola si possano nascondere piccoli tesori di petrolio e gas come spiega la Key Petroleum nel suo sito, chiarendo che esiste la possibilità di trovare "gas contenuto in arenaria risalente al Pliocene e Miocene intrappolato in blocchi di faglia inclinati";
- l'area interessata dalle ispezioni si trova al largo della costa occidentale, ha una profondità compresa tra gli ottanta e i cento metri nella parte orientale, i duecento metri nella parte occidentale e ha una estensione di 6 mila 800 ettari (grande più di tre volte quella in cui dovrebbe sorgere il campo eolico off-shore di Is Arenas), inoltre è a una distanza media di 5-15 chilometri dalla costa oristanese;

appreso che tale molto discutibile iniziativa non parrebbe esser la sola prevista entro il territorio della Provincia di Oristano poiché, infatti, esiste anche un altro progetto di prospezione di idrocarburi a mare che la Saras Spa intende portare avanti nell'off-shore occidentale della Sardegna "nell'area compresa all'interno del Golfo di Oristano e a ovest di esso", con l'obiettivo di valutare la potenzialità petrolifera dell'area in cui "in continuità con le zone a terra si evidenziano condizioni favorevoli alla presenza di idrocarburi", come si legge nel documento di concessione rilasciato alla medesima società,

constatato che:
- la Saras, a seguito di propria richiesta risalente all'aprile del 2007 e pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione nel luglio dello stesso anno senza che ne siano risultati reclami e opposizioni, ha anche ottenuto dalla direzione del servizio Attività estrattive dell'Assessorato regionale dell'industria l'autorizzazione a attuare il cosiddetto Progetto Eleonora: un permesso che consentirà alla società di effettuare attività di "ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nei Comuni di Oristano, Cabras, Riola Sardo, Nurachi, Baratili San Pietro, Zeddiani, Tramatza, Solarussa, Siamaggiore, Arborea, Palmas Arborea, Santa Giusta, Marrubiu, Terralba, San Nicolò Arcidano, Uras, Mogoro e, in Provincia del Medio Campidano, a Guspini" (i tecnici della società petrolifera Saras potranno dunque agire in un'area vastissima della Provincia di Oristano: 4.430 ettari compresi in un quadrilatero racchiuso a nord tra San Vero e Tramatza, a est tra Solarussa e Marrubiu, a sud tra San Nicolò Arcidano e Arbus);
- l'istanza della Saras è stata anche pubblicata all'albo pretorio dei comuni interessati senza dar luogo a opposizioni (i Comuni di Tramatza, Terralba e Siamaggiore hanno espresso parere positivo);
- secondo la Regione Sardegna il territorio interessato non correrebbe alcun pericolo ambientale dall'attività di ricerca della Saras poiché sia l'Assessorato della difesa dell'ambiente che l'Ispettorato ripartimentale di Oristano hanno attestato che "nonostante nell'area che delimita il permesso minerario siano presenti diversi vincoli idrogeologici e forestali, poiché i lavori previsti non modificano lo stato dei luoghi, non è necessario rilasciare alcuna autorizzazione", mentre l'Assessorato regionale degli enti locali, finanze e urbanistica ha certificato che "nell'area sono presenti diversi vincoli paesaggistici, ma i lavori non sono soggetti a autorizzazione paesaggistica" e la Soprintendenza archeologica ha dichiarato che non esistono vincoli alcuni di competenza;
- il via libera alle ricerche parrebbe esser stato concesso anche in forza di un non meglio specificato parere del Ministero dell'ambiente, il quale ha esentato le società dalla valutazione di impatto ambientale (VIA) in fase di ricerca, a condizione che vengano rispettati alcuni criteri di tutela della fauna e della flora marine, mentre quando si passerà allo scavo di un pozzo esplorativo la VIA dovrà necessariamente essere richiesta ed ottenuta poiché "l'intervento non è da assoggettare alla procedura di screening né conseguentemente a quella di Valutazione di impatto ambientale, in quanto non modifica lo stato dei luoghi";

rilevato che:
- l'autorizzazione alle ricerche sulla terra ferma segue di poco analoghe concessioni rilasciate dal Ministero per trivellazioni a mare, al largo delle coste sarde: le ricerche sarde fanno parte di un ampio piano che prevede il rilascio in tutta Italia di decine di concessioni per la ricerca di idrocarburi in mare e in terraferma (secondo le stime di Assomineraria, l'associazione delle industrie estrattive, l'Italia dispone ancora di riserve pari a circa 150 miliardi di barili di gas, più 200 miliardi di barili ancora da scoprire, mentre per il petrolio i calcoli parlano di 900 miliardi di barili da estrarre e circa il doppio ancora nascosto sotto terra e mare);
- sono tre le istanze per avviare attività di ricerca a ridosso delle coste isolane, presentate al Ministero per lo sviluppo economico: due inoltrate dalla Saras (d94E.R-.SA e d91E.R-.PU) per trivellazioni nel Golfo di Cagliari (in un'area di 693,44 kmq) e in quello di Oristano (in un'area di 633 kmq), mentre la terza giunge dalla Puma Petroleum, istanza d90E.R-.PU) per un pozzo al largo di Capo Mannu, ancora di fronte alla costa oristanese (in un'area di 683 kmq), che hanno l'obiettivo di realizzare pozzi e piattaforme petrolifere nel mare sardo, come quella tristemente nota alle cronache per aver determinato il recente disastro ambientale della Louisiana;

rilevato ancora che non vi può essere compatibilità tra le richieste (e le autorizzazioni) di piattaforme petrolifere offshore e l'economia turistica e l'ambiente di aree tutelate a terra e a mare da parchi nazionali ed Amp e localizzate per la gran parte in aree di elevato pregio ambientale della Sardegna e considerate zone sensibili proprio per i loro ecosistemi fragili e preziosi da tutelare,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per sapere se:
1) fra le misure urgenti che intende adottare questa Amministrazione vi sia, nell'immediato, l'impegno prioritario ad impedire con ogni mezzo il prospettato ennesimo scempio e saccheggio delle nostre risorse ambientali e del nostro territorio, annunciato dalle autorizzazioni alle ricerche sulla terra ferma ed a ridosso delle coste sarde e finalizzate a realizzare pozzi e piattaforme petrolifere;
2) risulti agli atti, ovvero se vi sia qualche motivo a conoscenza di questa Amministrazione, tale da determinare la "continuità" del trattamento privilegiato a suo tempo concesso alla Saras;
3) vi sia infine l'intendimento di questa Amministrazione ad impegnarsi in tempi brevissimi per adottare urgenti provvedimenti al fine di non trasformare il territorio e le coste sarde in opportunità di speculazione e di degrado per imprenditori e società senza scrupoli.

Cagliari, 16 luglio 2010