CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERPELLANZA N. 115/C-5

INTERPELLANZA PITEA - RASSU - CAMPUS - SANNA Paolo Terzo sulle problematiche della cerealicoltura sarda.

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I sottoscritti,

premesso che:
- la presente interpellanza si pone l'obbiettivo di evidenziare gli eventi calamitosi (vento, pioggia, basse temperature) che hanno visto negli ultimi giorni devastare migliaia di ettari di grano duro;
- la cerealicoltura isolana, già mortificata dai prezzi che impone il mercato globale in assenza di un preciso distinguo qualitativo e organolettico tra grano sardo e grano estero, comunitario e extra comunitario, non può subire ulteriori trascuratezze e tentennamenti;
- le recenti piogge in prossimità del raccolto hanno compromesso il prodotto, che sino a due settimane addietro era eccellente, rendendolo difficilmente commercializzabile perché privo di caratteristiche merceologiche e tecnologiche per i mugnai, panificatori e pastificatori;
- alla data del 23 giugno 2010 tecnici di operatori del settore, molini, pastifici, ammassatori, dopo aver eseguito decine di controlli in campo, hanno evidenziato che la situazione dell'ammasso di grano duro sembrerebbe del tutto compromessa: il prodotto non presenterebbe tutte le caratteristiche innanzi dette (tecnologiche e merceologiche);
- sono stati isolati e analizzati campioni di grano in numerosi areali storicamente dedicati alla produzione di grano duro quali Sestu, Ussana, Villasor, Sanluri, Guasila, Barumini, Tuili, Gesico, Gesturi, Sardara e Lunamatrona; i campioni isolati hanno evidenziato un grado di umidità elevato, tale da non consentire ancora il raccolto e la conservazione dello stesso, nonché la presenza di chicchi volpati e macchiati, elevata slavatura con conseguente perdita di valore proteico e decolorazione;
- tale situazione impone l'adozione immediata di adeguati provvedimenti anche al fine di evitare che la Sardegna abbandoni definitivamente la coltura di grano duro, che ricordiamo essere alla base della produzione di pane e pasta, alimenti per i quali una Regione e uno Stato non dovrebbero mai dover dipendere, se non in parte, da produttori stranieri;
- si è avuta notizia che gli operatori del settore, e gli ammassatori, non intenderebbero acquistare il grano a prezzi superiori ai 13-14 euro/q, prezzo di gran lunga al di sotto dei costi di impianto; per tali motivi appare indispensabile colmare il gap tra i 13-14 euro/q offerti dagli operatori e i 18-19 euro/q che rappresentano il costo di impianto sopportato dagli agricoltori;
- da una prima analisi si ipotizza una previsione di impegno di intervento per circa 4.000.000 di euro a sostegno, per gli agricoltori dei 40.000 ettari di superficie attualmente investita con produzioni medie di 25 q per ettaro, al fine di colmare il disavanzo tra un prezzo minimo di mercato di 18 euro e quei 13-14 euro offerti per il ritiro del prodotto,

chiedono di interpellare il Presidente la Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale al fine di conoscere quali interventi e quali misure intendano prendere e adottare al fine di impedire il tracollo di un settore produttivo di primaria importanza per l'economia regionale, quello agricolo, già largamente penalizzato e condizionato da carenze strutturali oltre che dagli oneri dei costi di produzione anche in dipendenza dello stato di insularità.
Gli interpellanti sollecitano il Presidente la Regione e l'Assessore competente all'adozione di interventi normativi anche per la tutela del grano duro sardo che, nella sua peculiarità potrebbe sostenere la stessa industria di trasformazione nell'agroalimentare con la produzione di sebadas, pane carasau e pistoccu.

Cagliari, 24 giugno 2010