CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 87/C-1/C-3
INTERPELLANZA PLANETTA sulla presunta immissione sul mercato, con finalità turistico-alberghiere, del faro automatizzato di Punta Scorno sito nell'Isola dell'Asinara, da parte del Ministero della difesa.
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Il sottoscritto,
premesso che:
- è notizia recente che il Ministero della difesa avrebbe intenzione
(come confermato dal sottosegretario Guido Crosetto in una missiva
indirizzata al sindaco di Porto Torres) di immettere sul mercato il
faro automatizzato di Punta Scorno sito nell'Isola dell'Asinara, uno
dei più antichi e importanti fari della Sardegna ed elemento di
significativo pregio dell'omonimo parco nazionale;
- il progetto in questione, che si inquadra nel più ampio piano di
dismissione degli immobili di proprietà della Difesa, come anche
riportato nell'informativa ministeriale, parrebbe volto ad una
gestione diretta, con finalità turistico-alberghiere (si ipotizza la
trasformazione in un resort di extra lusso), per "conseguire risorse
necessarie a soddisfare esigenze infrastrutturali e alloggiative
delle forze armate";
considerato che:
- tale progetto non risulta essere stato concordato né, tantomeno,
discusso sia con l'amministrazione comunale di Porto Torres che con
la Comunità del parco nazionale dell'Asinara, la quale ancora oggi
continua a restare senza presidente, ed a passare da un commissario
all'altro;
- superata la funzione della difesa, il faro automatizzato di Punta
Scorno all'Asinara è stato lasciato in condizioni di abbandono e di
degrado pressoché totali, tali da necessitare, per il suo
ripristino, lavori di notevole portata che potrebbero aver senso
solo se finalizzati alle attività del Parco, il quale invece, per
l'ennesima volta sta andando incontro alla stagione turistica in
condizioni di evidente precarietà;
- ad oggi, le enormi potenzialità turistiche dell'Asinara restano
ancora inespresse a causa di un forte disimpegno che determina la
inadeguata valorizzazione delle sue peculiari caratteristiche
ambientali e storiche, nonché il degrado infrastrutturale a cui pare
essere fatalmente ed inspiegabilmente condannata (è anche crollata
la strada per Cala d'Oliva già da parecchi mesi senza che si sia
proceduto alle opere di ristrutturazione per cui i mezzi pesanti non
transitano e il borgo è raggiungibile, via terra, solo con trenino e
auto, mentre gli autobus sono tagliati fuori);
rilevato che:
- nel giugno del 2000 terreni e immobili dell'Isola dell'Asinara
(tra i quali anche il faro di Punta Scorno) sono stati trasferiti
dal Demanio statale alla Regione, residuando solamente i cosiddetti
"usi governativi" che fanno riferimento a ben sette Ministeri:
Ambiente, Difesa, Comunicazioni, Beni culturali, Finanze, Giustizia
e Interno;
- nel mese di novembre del 2009 la sede di Cagliari del
Provveditorato per le opere pubbliche aveva definito il progetto
esecutivo per la manutenzione e ripristino funzionale del faro di
Punta Scorno, per un importo di 400.000 euro previsto solo per
sistemare la torre e l'ingresso dell'edificio, mentre per le opere
residue occorrerebbero ulteriori e ben più cospicue risorse, al
momento non reperite;
- tale struttura non può essere ceduta in ragione del fatto che la
Sardegna è una Regione a statuto speciale e quindi di diritto
acquisisce i beni dello Stato nel caso in cui vengano dismessi e
cambino destinazione,
chiede di interpellare il Presidente della Regione per sapere se
questo Esecutivo intenda, nel merito, attivarsi, ovvero quali siano
i provvedimenti e le iniziative che intende adottare al fine di:
1) attivare un confronto immediato con il Governo nazionale, ed in
particolare con il Ministero della difesa, volto ad impedire tale
iniziativa palesemente incostituzionale e lesiva dei nostri diritti
di sardi e della nostra autonomia, ed inoltre a far sì che tale
struttura vada a far parte integrante del parco per essere
funzionale alle attività dell'ente, così come tutti gli altri beni
immobili presenti sull'Isola dell'Asinara;
2) nel caso di non raggiungimento di alcun accordo che restituisca
il bene al patrimonio della Regione Sardegna, questo Esecutivo non
ritenga opportuno rivolgersi al Consiglio di Stato per vedere
tutelati in quella sede i diritti della Sardegna.
Cagliari, 7 aprile 2010