CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERPELLANZA N. 24/A

INTERPELLANZA PLANETTA - SANNA Giacomo - DESSÌ - MANINCHEDDA - SOLINAS Christian, su interventi finalizzati allo sviluppo della Regione, tutela della salute e dell'occupazione ed in materia di bonifiche dell'inquinamento, in particolare nell'area industriale di Porto Torres.

 ***************

I sottoscritti,

premesso che:
- negli anni '70 l'ENI importava in Sardegna l'industria chimica con l'apertura ad Ottana di numerose fabbriche di fibre e di una centrale termoelettrica a olio combustibile, unitamente al miraggio di crescita economica per l'intero territorio e forti prospettive occupazionali (trentamila lavoratori assunti) e, dopo circa vent'anni, fuggiva all'improvviso da Ottana, lasciando solo inquinamento, disoccupazione e cassa integrazione ai lavoratori, ma quando, recentemente, la medesima strategia è stata adottata a Porto Marghera, il nuovo tentativo di fuga repentina si è concluso in tribunale ed il risultato della vertenza è stato che, anche a spese dell'ENI, si sono fatte e si fanno le dovute bonifiche e perfino i risarcimenti a famiglie di malati di cancro;
- oggi l'ENI vuole chiudere e lasciare piratescamente anche Porto Torres (con altri lavoratori in perenne cassa integrazione ed altre famiglie sul lastrico), vuol lasciare insomma un'altra parte di Sardegna inquinata e senza bonifiche, senza risarcimenti, senza pagare nessun conto e senza risanare a suo carico, come è avvenuto a Bagnoli, o mettere in sicurezza e bonificare, come è avvenuto a Marghera con i soldi delle società inquinanti (per la cui messa in sicurezza sono stati impegnati ben 1.880 milioni di euro, sufficienti per il monte stipendi del polo industriale di Porto Torres per almeno quarant'anni);

considerato che:
- la clamorosa svolta nell'inchiesta che dal 2006 impegna la procura sassarese in accertamenti segnati dalla conferma della presenza di altissime concentrazioni di sostanze cancerogene e venefiche nel mare, nei pesci e nella flora nello specchio d'acqua antistante la spiaggia della Marinella, ha determinato la richiesta di rinvio a giudizio del legale rappresentante della Syndial, del manager della Sasol Italia, del legale rappresentante e del direttore di stabilimento della Ineos Vinyls Italia, tutti manager di aziende che, secondo il pubblico ministero, hanno riversato per anni nel mare antistante il porto industriale di Porto Torres, un fiume carsico di composti chimici e metalli pericolosi (cadmio, mercurio, cromo, cianuri, benzene) e una lunga serie di sostanze cancerogene e solventi (diossine e pesticidi clorurati), senza osservare le prescrizioni dei decreti legge n. 152 del 1999 e n. 152 del 2006 che dettano le norme contro l'inquinamento delle acque;
- l'accusa è di disastro ambientale e concorso continuato in avvelenamento di sostanze destinate all'alimentazione, con capi di imputazione che circoscrivono presunte condotte illecite dal 2005 ad oggi, anche se gli scarichi avvelenati superiori alla norma risalirebbero ai decenni precedenti (come evidenziato dai consulenti del pubblico ministero, dagli esperti della Magistratura delle acque di Venezia e dell'Icram) e che, se confermate in tribunale, sarebbero state continuativamente e consapevolmente portate avanti sino ai giorni nostri, nel totale disprezzo della salute dei cittadini e delle norme in vigore in maniera tale da alterare in modo permanente la flora e la fauna marina, senza alcuna possibilità di risanamento;
- il 21 maggio 2008 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva per la tutela penale dell'ambiente in cui premetteva che "i sistemi sanzionatori vigenti non sono sufficienti a garantire la piena osservanza della norma comunitaria", e chiedeva "sanzioni maggiormente dissuasive per le attività che danneggiano l'ambiente, e che tipicamente provocano o possono provocare un deterioramento significativo della qualità dell'aria, compresa la stratosfera, del suolo, dell'acqua, della fauna e della flora, compresa la conservazione della specie", quando ciò avvenga "intenzionalmente o per grave negligenza" e che la proposta è diventata la direttiva n. 2008/99 CE del 19 novembre 2008 e dovrà essere recepita negli ordinamenti giuridici degli stati membri entro il 26 dicembre 2010;

preso atto che:
- in un lustro sono stati stanziati solo 7 milioni di euro (cifra davvero insignificante per un'area d'interesse nazionale vasta più di 4.000 ettari ed irrimediabilmente compromessa e persino scippata dei denari per la riconversione industriale che il CIPE ha trasferito alla Presidenza del Consiglio, con il conseguente naufragio del progetto del polo nautico) mentre è stato calcolato che per ripulire i disastri ambientali ne servirebbe poco più di un miliardo, cioè un decimo dell'utile netto dell' ENI e poco meno di un centesimo del suo fatturato annuale;
- l'urgenza di effettuare le bonifiche è resa evidente anche dai "numeri" dei veleni riscontrati nell'area: alifatici clorurati superiori a 61.567 unità rispetto a quanto previsto dalla legge, benzene presente 470.000 volte in più del consentito, idrocarburi moltiplicati per quasi 1.400, arsenico e manganese "solo" 10 volte superiori ai limiti, e che le stesse bonifiche (ancora ferme ai blocchi di partenza assieme alle speranze di centinaia di persone che, calcolano i tecnici, grazie al risanamento ambientale del territorio turritano, potrebbero avere lavoro per i prossimi trent'anni) sono necessarie anche per rilanciare l'economia di un territorio che sta vivendo la più grave crisi economica degli ultimi trenta anni;
- nel corso degli stati generali della Provincia di Sassari dello scorso 15 maggio 2009, il Presidente della Regione della Sardegna aveva di fatto accolto l'invito del territorio a mettersi a capo della protesta nei confronti delle istituzioni nazionali e dell' ENI se non si fossero mantenuti gli impegni a suo tempo assunti e, sottoscrivendo il documento sulla crisi del nord ovest, dichiarava testualmente, rivolgendosi ai lavoratori del petrolchimico di Porto Torres: "l'atteggiamento di ENI è inaccettabile, sono pronto a incatenarmi con voi davanti ai loro uffici";
- l'ordine del giorno del tavolo nazionale per la Regione Sardegna, convocato per il prossimo 17 luglio ed a cui dovrebbero partecipare ben 11 ministri (esattamente dopo 18 giorni dall'inutile visita in loco della Decima Commissione permanente attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati e per la settimana successiva allo sciopero generale dell'industria e dei servizi a rete del 10 luglio 2009), verte sull'"Individuazione delle azioni, tra loro coordinate, necessarie al rilancio dello sviluppo della Regione",

rilevato che:
- i contenuti del decreto direttoriale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio (Direzione generale della qualità della vita) concernente il provvedimento finale di adozione delle determinazioni conclusive della conferenza di servizi decisoria relativa al sito di bonifica di interesse nazionale "Aree industriali di Porto Torres" del 10 settembre 2008, e soprattutto il verbale approvato con tale decreto che considera come definitive tutte le prescrizioni stabilite nel verbale stesso, così come anche tutti gli altri decreti emessi negli anni precedenti sempre dal Ministero, non aiutano il territorio, ma spostano gli obiettivi di bonifica sempre più avanti nel tempo;
- detti provvedimenti hanno vincolato oramai da circa dieci anni ben 4.600 ettari dell'area, impedendone tutti gli usi alternativi all'industria volti al rilancio della sua economia (il citato decreto disattende gli accordi precedenti che hanno visto quasi tre anni di lavori dell'amministrazione comunale di Porto Torres insieme agli attori del territorio);

tutto ciò rilevato, e considerato che il nuovo piano di sviluppo della Sardegna richiede la concertazione e lo sforzo congiunto di tutta la classe dirigente isolana,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) se la Giunta regionale intenda riferire con urgenza al Consiglio regionale sulle politiche di sviluppo che riconoscono la centralità strategica dell'industria pesante, in particolare della filiera cloro-soda e più in generale del polo chimico-energetico sardo o, come coraggiosamente dichiarato dalla Regione Veneto (con la relativa adozione di tutti gli atti e le azioni conseguenti), voglia anch'essa prendere atto, a cominciare dal tavolo nazionale per la Regione Sardegna del 17 luglio 2009, che la stagione della chimica e dell'industria pesante si è definitivamente esaurita e conclusa anche per la Sardegna;
2) se, al tavolo nazionale per la Regione Sardegna, la Giunta regionale intenderà verificare se corrisponda al vero la strategia di progressiva ritirata nel settore chimico relativa agli impianti siti nella regione Sardegna dell'ENI (di cui il Ministero dell'economia e delle finanze resta rilevantissimo azionista) e con quali conseguenti iniziative e tempistiche lo stesso Governo nazionale intenderà recuperare le risorse necessarie ed accelerare la stipula degli accordi di programma finalizzati alla bonifica delle aree inquinate nonché a promuovere processi di reindustrializzazione e di insediamento di nuove attività economiche compatibili con l'ambiente;
3) se il Presidente della Regione (soprattutto in considerazione della sua auspicata prossima nomina a commissario straordinario per le bonifiche) intenderà pretendere e verificare la reale determinazione del Governo nazionale di imporre, ad una sua società controllata come è l'ENI, sia il costo delle bonifiche stesse che gli ulteriori oneri finanziari derivati dalla spregiudicata e delittuosa condotta dell'ente medesimo e delle sue controllate;
4) come vorrà quest'Esecutivo attivarsi nell'immediato per arrestare l'emorragia dei posti di lavoro in atto nel polo chimico-energetico di Porto Torres e se, nelle more delle soluzioni da concertare al citato tavolo nazionale, abbia già individuato un piano di intervento tale da garantire comunque il reddito alle maestranze e che non passi obbligatoriamente attraverso diseconomici e surrettizi processi di "rifinanziamento" all'industria pesante;
5) se il Presidente della Regione intenderà pretendere al tavolo nazionale per la Regione Sardegna del 17 luglio 2009, l'immediato svincolo agli usi legittimi delle aree che già oggi non presentano rischio per l'ambiente e la salute dei nostri cittadini e lavoratori e che, da subito, potrebbero ospitare parte delle numerose iniziative imprenditoriali, davvero ecocompatibili e non inquinanti, che darebbero rinnovato impulso alla crescita economica di tutto il nord Sardegna;
6) se la Giunta regionale abbia contemplato, tra le misure ed iniziative che vorrà adottare nell'immediato, soprattutto quella di aprire un contenzioso Stato-Regione e, nei confronti dell'ENI e delle sue controllate, di ricorrere alla magistratura ordinaria, al fine di tutelare e difendere più compiutamente i diritti e gli interessi così spregiudicatamente e palesemente calpestati del popolo sardo;
7) se la Giunta regionale intenda individuare le responsabilità e sanzionare, per quanto di sua competenza (soprattutto per rispetto alle tante vittime degli inquinanti cancerogeni immessi nel nostro territorio) chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, aveva il compito di controllare, verificare e prevenire quanto sopra rappresentato e non ha, con tutta evidenza, adempiuto al proprio dovere.

Cagliari, 8 luglio 2009