CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE N. 497

presentata dai Consiglieri regionali
MORICONI - DIANA Giampaolo - BARRACCIU - CUCCU - AGUS - ESPA - LOTTO - MELONI Valerio - SABATINI - SANNA Gian Valerio - PORCU

il 19 marzo 2013

Misure per l'agevolazione dell'accesso al credito per le imprese creditrici nei confronti della Regione e del sistema degli enti locali

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RELAZIONE DEL PROPONENTE

Stando ai dati nazionali di Unioncamere, nel 2012 hanno chiuso più di mille imprese al giorno, 24 mila in più rispetto al 2011.

Sono le più gravi conseguenze di una congiuntura economica sfavorevole derivata dal regresso contemporaneo delle economie di tutto il mondo, ma alla quale si aggiungono i tanti, o troppi, limiti delle massime istituzioni democratiche del nostro Paese, distribuiti nei diversi livelli di responsabilità parlamentare e di governo.

In particolare, incidono sul sistema economico generale i vincoli derivanti dal Patto di stabilità. Ad esso va senz'altro addebitata la principale colpa dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, loro fornitrici di opere, beni, o servizi.

A causa dei sopra menzionati ritardati pagamenti, le imprese sono costrette dentro una spirale negativa che dal debito porta, più o meno lentamente, verso il ridimensionamento, o la chiusura delle rispettive attività, contribuendo ad affossare, irrimediabilmente, il sistema produttivo nella sua interezza.

È proprio la morsa di quel credito che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione ad essere ritenuto una delle principali cause della recessione del nostro Paese, sia nella sua entità sia nella sua persistenza.

Per questo, allentare la morsa del credito costituisce una delle priorità di qualunque intervento di politica economica, nazionale e regionale.

Un dovere irrinunciabile della politica, per evitare il tracollo definitivo del sistema delle imprese e immettere rapidamente liquidità nel circuito dell'economia.

Data la crisi, secondo Bankitalia le sofferenze bancarie, cioè quei prestiti che difficilmente verranno restituiti, sono passate in un solo mese dal 16,6 per cento del dicembre 2012 al 17,5 per cento del gennaio 2013.
In Sardegna, il complesso dei debiti commerciali imputabili alla pubblica amministrazione ammonta a 9,327 miliardi distribuiti tra Regione, province e comuni (fonte Sole24ore).

Intanto, nella prospettiva prossima, a rendere ancora più drammatica la situazione, pare sia in arrivo la terza ondata di credit crunch, dopo quelle del 2007/09 e 2011/12.

Le banche sono sempre più selettive, i tassi salgono e le imprese, rinunciando ad accedervi, sono costrette drammaticamente al rischio di nuovi licenziamenti e chiusure.

A livello nazionale, il debito della pubblica amministrazione, diversamente ripartito tra regioni, province, comuni e enti vari, vale il 10 per cento del PIL. Se questo fosse il dato anche in Sardegna, e non c'è ragione per pensare in meglio, si capisce quanto possa gravare su qualsiasi ipotesi o speranza di ripresa. Sempre che ce ne fosse qualcuna all'orizzonte.

Appare ovvio pensare che senza liquidità le imprese non potranno approntare nessun ordine, realizzare scorte, investimenti necessari e, quindi, sostenere alcuna sfida del mercato.

A causa di ciò, sempre più numerose sono le imprese che non riescono ad adempiere ai propri oneri tributari a favore dello Stato e tra queste tante in buona fede e addirittura in possesso di un legittimo titolo di credito nei confronti della pubblica amministrazione.

Nei loro riguardi, come nel passato, continueranno ad arrivare puntuali come sempre i provvedimenti sanzionatori capaci, purtroppo, di limitare le loro capacità di sopravvivenza e mutilare un sistema produttivo dalle cui capacità competitive dipenderanno le uniche possibilità di ripresa economica del nostro Paese e della nostra Regione.

Non deve meravigliare lo stupore, quando non fosse la rabbia, che sovente vengono manifestati dai singoli operatori economici, sino alle diverse organizzazione di categoria, nei confronti delle istituzioni democratiche incapaci, sin qui, di porre rimedio ad un problema così devastante, e impassibili nella consapevolezza della disparità di trattamento innanzi al giusto principio di legalità, laddove si osserva che contrapposto al rigore preteso alle imprese per il pagamento delle imposte, ci sia proprio lo Stato che per primo nega questo principio, non rispettando i propri impegni.

Occorre, allora, porvi rapidamente rimedio.

La presente proposta di legge si muove in questa direzione.

In buona sostanza, con tale proposta la Regione istituisce un fondo per l'indennizzo delle imprese creditrici nei confronti, oltre che della Regione stessa, delle agenzie, degli enti regionali, locali e territoriali e s'impegna nei confronti delle banche, alle quali le imprese hanno ceduto i propri crediti, nel caso in cui la scadenza indicata nella certificazione del credito non fosse rispettata, a riconoscere gli interessi di mora.

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TESTO DEL PROPONENTE

 

Art. 1
Accesso al credito delle imprese fornitrici

1. La Regione, al fine di consentire il rispetto dell'equilibrio finanziario del sistema produttivo isolano e lo sviluppo economico del territorio e delle imprese, promuove accordi con il sistema bancario volti a favorire l'accesso al credito delle imprese fornitrici dell'Amministrazione regionale, delle agenzie, degli enti regionali e degli enti locali, mediante gli strumenti di cui all'articolo 9, comma 3 bis, del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185 (Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e imprese e per ridisegnare in funzione anti crisi il quadro strategico nazionale), convertito nella legge 28 gennaio 2009, n. 2, così come modificato dall'articolo 13, comma 1, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge di stabilità 2012).

2. Alla certificazione dei crediti vantati nei confronti dell'Amministrazione regionale provvedono, ai sensi dell'articolo 9, comma 3 bis del decreto legge n. 185 del 2008, gli assessorati che si sono avvalsi della somministrazione, della fornitura o dell'appalto, che ricevono direttamente la relativa istanza. Le agenzie, gli enti regionali e gli enti locali territoriali, individuano al loro interno le strutture competenti a ricevere e ad istruire le istanze di certificazione. Le somme relative ai crediti certificati e non pagati entro la scadenza indicata nella certificazione, sono addebitate, comprensive degli interessi moratori eventuali maturati.

3. Gli accordi di cui al comma 1 prevedono la definizione di condizioni finanziarie omogenee e vantaggiose per consentire operazioni di cessione pro soluto o pro solvendo dei crediti d'impresa a condizioni più favorevoli.

4. Le disposizioni della presente legge non sono consentite per i ritardi dei pagamenti derivanti da motivi diversi dal rispetto del patto di stabilità interno.

5. Con deliberazione della Giunta regionale, a' termini dell'articolo 4, comma 1, lettera i), della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1 (Norme sull'organizzazione amministrativa della Regione e sulle competenze della Giunta, del Presidente e degli Assessori), sono stabilite le direttive di attuazione degli interventi di cui alla presente legge.

 

Art. 2
Norma finanziaria

1. Alle spese previste per l'attuazione della presente legge si provvede a' termini dell'articolo 4, comma 1, lettera d) della legge regionale 2 agosto 2006, n. 11 (Norme in materia di programmazione, di bilancio e di contabilità della Regione autonoma della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 7 luglio 1975, n. 27, della legge regionale 5 maggio 1983, n. 11 e della legge regionale 9 giugno 1999, n. 23).

 

Art. 3
Abrogazione

1. L'articolo 9 della legge regionale 12 gennaio 2011, n. 1 (legge finanziaria 2011) è abrogato.

 

Art. 4
Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).