CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE N. 243
presentata dai Consiglieri regionali
VARGIU - COSSA - DEDONI - FOIS - MELONI Francesco - MULA
il 12 gennaio 2011
Legge per Cagliari
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RELAZIONE DEL PROPONENTE
Perché una legge per Cagliari?
O meglio, se Cagliari ha davvero bisogno di una legge specifica, perché non farne anche una per Sassari che oggi sconta il lento declino, in parte legato alla crisi della propria identità e in parte all'aggressività economica e sociale di Olbia e del suo territorio?
E perché non pensare ad una legge per Nuoro che, restituisca alla città barbaricina la centralità nello sviluppo delle zone interne della Sardegna, dandole quell'appeal che appare indispensabile allo svolgimento di un nuovo ruolo di traino?
Oppure, a proposito di Olbia, perché non pensare ad una legge speciale per Olbia e per la Gallura che investa sullo straordinario dinamismo e sull'intraprendenza che ne fanno una realtà forse unica in Sardegna?
Insomma, noi Riformatori ci rendiamo perfettamente conto che l'idea di un testo di legge che individua la necessità di un investimento di risorse culturali e finanziarie su un'area specifica della Sardegna rischia di apparire come un "regalo a qualcuno", "contro qualcun altro".
Esattamente l'opposto di ciò che noi abbiamo in testa.
È per questo che, nel caso specifico, la relazione dei proponenti non rappresenta un'appendice formale rispetto al testo della proposta, ma è essa stessa parte integrante del progetto, di cui rappresenta il presupposto fondante: la premessa condivisa indispensabile per poter ragionare sui contenuti della legge.
La Sardegna e i dati ISTAT
Partiamo da dati statistici: le proiezioni ISTAT relative al futuro della Sardegna ipotizzano un'Isola che, nel 2030, sarà popolata soltanto da 1.200.000 persone, per la maggior parte concentrate nelle fasce costiere.
La Sardegna rischia dunque di diventare una grande ciambella, con un buco centrale spopolato e una fascia costiera che raccoglie la residua popolazione.
Lo scenario previsto dall'ISTAT è poco pubblicizzato, ma sostanzialmente noto a tutti e, in assenza di straordinari colpi di coda, condanna ineluttabilmente la società sarda al progressivo scivolamento lungo il piano inclinato della propria decadenza.
La Sardegna, Cagliari e la globalizzazione
Nel mondo globalizzato, in cui ci troviamo a vivere indipendentemente dalla nostra volontà, tutto è riconducibile a regole relativamente semplici.
Ai primi del secolo scorso, Cagliari aveva quarantamila abitanti e i trisavoli dei cagliaritani vivevano nei piccoli comuni dell'interno della Sardegna.
I nostri nonni sono arrivati a Cagliari perché nel loro piccolo paese mancavano le opportunità che invece, a Cagliari, erano tante e affascinanti.
A pensarci appena un attimo, niente di diverso di quanto succede oggi nel "mondo allargato", in cui Cagliari è diventato l'equivalente del piccolo paesino sardo dell'interno degli inizi del Novecento, mentre le opportunità spingono i sardi verso il mondo: Milano, l'America, l'Australia...
Cagliari e i giovani
All'inizio del Novecento Cagliari rappresentava le nuove opportunità: la città era attrattiva verso i giovani delle classi abbienti dell'interno che avevano la possibilità di studiare, di intraprendere, di dedicarsi a nuove attività, in linea di massima impossibili nel loro contesto originario.
La loro "partenza" verso Cagliari ha progressivamente impoverito quelle realtà, condannandole alla decadenza lenta contro la quale non siamo riusciti a trovare antidoti.
Modificate le parti della commedia, lo stesso processo investe oggi la città di Cagliari: i giovani migliori tendono ad inseguire opportunità che, per la maggior parte, sono tutte fuori Sardegna, lasciandola spopolata numericamente e, purtroppo, delle risorse intellettuali e della cultura che rappresentano ovunque il primo motore di qualsiasi crescita sostenibile.
Lo spaccato del fallimento è il progetto regionale del Master & back, che nasce per garantire ai migliori nostri giovani la possibilità di approfondire la propria preparazione post laurea attraverso il contatto con realtà più evolute e stimolanti. Nessun problema nel reclutamento del Master: non c'è difficoltà a trovare risorse umane desiderose di migliorare le proprie competenze. Ma al momento del Back, la povertà delle opportunità della Sardegna decreta il fallimento del progetto: in assenza di sviluppo, in assenza di tessuto economico solido non c'è la possibilità di trattenere in Sardegna le risorse appena formate: qualche stage temporaneo in enti pubblici non può certo essere sufficiente e i giovani professionisti sui quali si è investito sono destinati a sfruttare altrove le proprie capacità (formate con le risorse economiche sarde) oppure ad "accontentarsi" e, inevitabilmente, a regredire.
Il rischio è che alla fine, in Sardegna restino soltanto i mediocri (o almeno, possiamo senz'altro affermare che una parte statisticamente elevata di quelli che restano non eccelle) e questo spiega ulteriormente la riduzione della qualità della nostra classe dirigente e la scarsità di proposte che tendano ad arrestare lo scivolamento lungo il piano inclinato e, in ultima analisi, a mantenere basse le opportunità.
Il declino della Sardegna e di Cagliari
Per arrestare e invertire questi processi che sembrano già scritti, possiamo dunque fare qualcosa oppure dobbiamo rassegnarci e attendere l'ulteriore corso degli eventi?
Beh, in linea di massima, nella nostra sfera privata, chiunque di noi abbia un problema a cui attribuisce importanza vitale, riunisce i suoi familiari, i suoi amici migliori, i più capaci tra i suoi collaboratori e analizza insieme a loro tutte le possibili soluzioni, cercando di ponderare con attenzione tutte le vie d'uscita possibili, prendendo infine le necessarie decisioni.
Di fronte ad una malattia grave di un congiunto, ciascuno di noi attiva questa procedura, si informa, consulta gli amici medici, va a sentire pareri più illuminati fuori Sardegna ed infine fa una scelta, tanto più difficile quanto più presenta gradi di irreversibilità.
Bene, se ci attendiamo che la vita pubblica replichi prassi virtuose di quella privata, dovremmo ipotizzare che in questo momento così difficile per la nostra Isola, da qualche parte, la miglior classe dirigente della Sardegna sia riunita in permanenza alla ricerca delle idee più innovative che, compatibilmente con le congiunture internazionali, possano aiutare l'Isola a oltrepassare il difficile guado in cui si trova.
La classe dirigente sarda
I fatti ci portano a dubitare fortemente che questa virtuosa attività sia in atto.
Purtroppo i rituali della politica regionale non sembrano scossi dalla straordinarietà della congiuntura che viviamo e non è facile ai sardi percepire una classe dirigente al lavoro in questo senso all'interno del palazzo della Regione, che pure dovrebbe essere la fucina di idee di questo genere.
Né la classe politica attuale sembra purtroppo "fare da tappo" ad una società civile portatrice di "un altro passo".
La stessa staticità del Palazzo, sembra abbia contagiato anche la classe dirigente "fuori dal Palazzo": il necessario fervore intellettuale e progettuale sembra mancare nelle due università sarde (anche qui, colpevolmente), nel mondo dell'impresa, nelle associazioni, nei sindacati.
Né sembra che la capacità di innovazione abbia il suo feudo nel Centro regionale di programmazione o nei vertici della burocrazia regionale.
In Sardegna non sembra che esista una "borghesia innovativa" (nel senso di classe emergente infastidita dai portatori di privilegio), né una intellighenzia che stia facendo il suo mestiere nell'interesse generale.
Possiamo fare qualcosa? Perché un ragionamento simile è utile ad introdurre una proposta di "legge per Cagliari"?
Perché ci sembra evidente che senza un'idea chiara di "cosa fare della Sardegna" è davvero difficile pensare se e come Cagliari può essere utile alla Sardegna e se qualcosa può essere fatto per la città di Cagliari nella consapevolezza che deve risultare utile ad un progetto complessivo per l'intera Regione.
Ma è anche vero che senza puntare da una nuova Cagliari è ben difficile che dal capoluogo possano arrivare nuove idee per la Sardegna.
Rileggendo ciò che è stato scritto su Cagliari negli ultimi vent'anni, può venire il sospetto che non ci sia niente da inventare più, né sul piano del metodo, né della sostanza. E che possiamo fermarci al solito slogan di "Cagliari, capitale del Mediterraneo". Oppure a quello dello sviluppo della città basato sul grande fronte sul mare: che forse pochi sanno che è stato inventato da un grande (e poco ricordato) cagliaritano, Francesco Todde Deplano, avvocato e assessore all'urbanistica. Assessore centovent'anni fa, nelle giunte municipali dell'era prebacareddiana!
La spruzzata di modernità la potrebbe forse dare il nuovo "Piano strategico della città di Cagliari" che certamente affronta tanti problemi della città e propone diverse soluzioni specifiche, ma non riesce, nonostante i suoi sforzi, a dare l'idea di quale città si stia unitariamente progettando. Forse anche perché, nel contesto descritto, è davvero difficile scegliere con determinazione una progettazione unitaria della città: come sempre non esistono risposte semplici: le risposte sono tutte complesse, come i problemi, ed è per questo che è faticoso trovarle.
Cosa rappresenta Cagliari per la Sardegna?
Cagliari, la più popolosa città della Sardegna, è anche sede dell'attività di governo regionale e dei principali uffici di rappresentanza pubblici e privati.
Il suo ruolo di capoluogo della Regione, la sua dimensione, le sue caratteristiche economiche e sociali, il suo patrimonio storico e culturale la rendono il motore di una grande parte delle iniziative economiche e culturali della nostra Isola, rendendola protagonista dei processi di trasformazione e di innovazione della nostra Regione.
Con il suo complesso sistema portuale e aeroportuale, Cagliari è aperta agli scambi internazionali commerciali e turistici e costituisce uno dei nodi principali della rete interna stradale e ferroviaria.
A fronte della contrazione del numero dei residenti che si è registrata negli ultimi 20 anni all'interno dei confini comunali (anche per via dell'autonomia raggiunta da Monserrato, Elmas e Quartucciu), la complessiva crescita della popolazione (intorno ai 400.000 abitanti) e lo sviluppo dell'economia dell'area metropolitana hanno determinato un profondo cambiamento del ruolo della città di Cagliari, che ha visto ampliarsi e rafforzarsi la sua funzione di servizio nei confronti dei comuni dell'area vasta, diventando il baricentro di una notevole quantità di spostamenti veicolari e di persone.
Per le sue nuove peculiarità, oggi Cagliari non rappresenta soltanto un pur importante punto di riferimento interno all'Isola, ma costituisce la porta d'ingresso dell'intera Sardegna, l'immagine urbana della sardità, la città biglietto da visita dell'Isola, quella che maggiormente può contribuire ad attirare risorse umane e capitali esterni, funzionali al complessivo sviluppo di tutta la Sardegna.
In altre parole, molto più che in altre Regioni italiane, Cagliari rappresenta una vera e propria "città Regione", pienamente integrata nel contesto della sua area vasta, che è estesa ben oltre i confini della stessa provincia, sino a ricomprendere idealmente l'intero territorio isolano.
Quale ruolo per Cagliari?
Se la Sardegna sogna di diventare il Parco naturale del Mediterraneo, puntando sul fascino della sua storia antica e legando una parte importante del suo futuro di sviluppo al marchio di qualità dell'Isola (e anche sull'importanza della riconoscibilità del brand, molto c'è da dire e si rimanda per un approfondimento alla proposta di legge dei Riformatori su "Nuraghe e mito di Atlantide"), che deve accompagnare tutti i suoi prodotti (da quelli turistici, a quelli artigianali, a quelli ambientali e di location, a quelli agro-alimentari), Cagliari può svolgere un ruolo importantissimo di porta d'accesso al parco, diventando il motore di traino di tutto lo sviluppo economico regionale e il punto di attrazione delle risorse e delle persone che devono contribuire a creare quella massa critica di cui comunque l'Isola ha bisogno per vedere realizzate le proprie aspettative.
Rischi e opportunità
La sfida è aperta e complessa: per capirlo non c'è bisogno di molta fantasia.
Basterebbe pensare a tutta la partita della restituzione dei beni demaniali, che nel loro complesso rappresentano quasi una "seconda città", che siamo impreparati a ricevere perché non abbiamo le idee chiare su cosa farne.
La sola restituzione da parte dello Stato dell'ex Manifattura tabacchi ha fatto andare in tilt le nostre certezze. Deve restare alla Regione (che, senza sentire nessuno, le ha dato la più vaga delle destinazioni d'uso: "Fabbrica della creatività") o deve essere trasferita di proprietà al Comune? E chi deciderà il suo utilizzo?
E, se tante difficoltà abbiamo a metterci d'accordo sull'uso di un bene (restituito dallo Stato da otto anni e ancora sostanzialmente inutilizzato), chi progetterà la contestualizzazione dei tanti beni demaniali che potrebbero presto entrare nella disponibilità della Regione e/o della città di Cagliari, dal carcere di Buoncammino, all'Ospedale militare, dalle aree militari di Calamosca, a quelle di Monte Urpinu?
Dovremmo decidere se farli restare in mano pubblica (e quale?) oppure studiare modi di cogestione con i privati, dovremmo decidere quale integrazione proporre con gli straordinari sistemi parco della città, dal Poetto al compendio Molentargius-Saline, a Giorgino-Santa Gilla ma, soprattutto, dovremmo avere ben chiaro in testa quale sviluppo della città devono servire.
Devono essere beni e opportunità funzionali ad uno sviluppo finalizzato al miglioramento della vita di quella parte dei cagliaritani che già vive (più o meno) bene nella propria città oppure devono essere messi al servizio della nascita di una città nuova, che trovi coesione con quella vecchia e sappia rappresentare una grande opportunità per nuovi cagliaritani o per quelli vecchi che oggi ci vivono male, spesso costretti a scappare altrove per trovare lavoro?
Cagliari, una risorsa per la Sardegna
Per la Sardegna, Cagliari rappresenta dunque un'incommensurabile risorsa: è per questo che l'interesse generale dei sardi è che vanga messa nelle condizioni di svolgere nel modo migliore possibile il suo ruolo trainante per lo sviluppo, nella consapevolezza che il rilancio della città di Cagliari è una scommessa di tutti i sardi sulla crescita dell'intera Isola.
Per raggiungere tale obiettivo sono necessarie scelte della classe dirigente sarda, e di quella politica in particolare, che siano di forte discontinuità rispetto al passato.
È giunto il momento di chiudere l'epoca dei facili slogan per Cagliari per iniziare a chiedersi, tutti insieme, quali siano le attuali ricchezze della città, i suoi punti di forza, ma anche quali siano i limiti congiunturali e strutturali contro i quali è indispensabile combattere per incamminarsi verso la "città futura", che possa davvero dare risposte ad esigenze che vadano al di là di quelle connesse all'ordinaria amministrazione.
In altre parole, lo ripetiamo, non è più possibile pensare a Cagliari città turistica o a Cagliari, capitale del Mediterraneo senza interrogarsi su quali siano i motivi che hanno sinora impedito la realizzazione concreta delle aspettative contenute all'interno degli slogan.
Occorre operare concretamente verso la rimozione dei fattori che ostacolano lo sviluppo e condannano la città di Cagliari e l'Isola intera ad una visione politica che rincorre i problemi, sempre condizionata dalle logiche dell'emergenza.
Occorre che cresca una visione strategica condivisa della città futura, che guidi con decisione l'indispensabile attività di programmazione.
È necessario un "cambio di pelle" della città
L'ambiziosa volontà di "essere" della città di Cagliari rischia di ridimensionarsi in mero velleitarismo se non si fa strada nella coscienza dei cagliaritani e di tutti i sardi la consapevolezza che il "cambiamento di pelle", che oggi tutti desiderano in Sardegna, passa attraverso la trasformazione del suo capoluogo che, anche culturalmente, attraverso i flussi secolari di inurbamento, è davvero diventato la città-comunità di tutti i sardi, anche di quelli che hanno le loro origini nei centri fisicamente più lontani.
Nessun sardo può oggi essere così miope da vedere in Cagliari una "città matrigna", che viene sfruttata di malavoglia per i servizi che offre e per le opportunità che comunque in essa sono concentrate, ma che non viene debitamente valorizzata per la sua storia, per i suoi monumenti, per le sue tradizioni, per la sua cultura, per la sua propensione all'innovazione, che è tipica delle città di mare, per le capacità politiche, imprenditoriali, culturali che sono espresse dalla sua classe dirigente che, nei pregi e nei difetti, è una cosa sola con la classe dirigente dell'intera Sardegna.
Negli anni a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, coniugando la sua versatilità portuale con l'apertura mentale della sua popolazione che cresceva numericamente, alimentata dall'intera Sardegna, ma anche da apporti di oltremare, Cagliari ha saputo porsi alla guida dei processi di innovazione che hanno attraversato e trasformato l'intera Isola, promuovendo le radicali modernizzazioni sociali e la crescita culturale ed economica che hanno di fatto traghettato la Sardegna nell'era moderna.
Oggi, all'inizio del terzo millennio, proprio dall'inesauribile spinta al cambiamento di cui la città di Cagliari è capace, tanti sardi aspettano quel vento di civiltà nuova che può far viaggiare la nostra Isola, fiera della propria millenaria cultura e delle proprie tradizioni, verso la prospettiva della integrazione europea, all'insegna di una competitività che trova solidità e radici nelle peculiarità della nostra terra.
Quelle peculiarità di isolamento, di scarsa densità demografica, di piccola dimensione dei comuni, di ampie zone interne di elevato pregio ambientale che, sino a ieri, sono state un freno dello sviluppo, ma che oggi possono invece diventare le colonne portanti della nostra competitività, nella diversità.
È per questo che oggi, alla classe dirigente della città di Cagliari e dell'intera Sardegna, ma anche e soprattutto a tutti i cittadini cagliaritani e sardi, viene richiesto un importante sforzo di consapevolezza, perché Cagliari possa svolgere interamente il ruolo di città-guida della Sardegna, non certo per rivendicare diritti o primati nei confronti di altri, ma soltanto per poter mettere al servizio dello sviluppo e della crescita della Sardegna tutte le proprie risorse, attuali e potenziali, tutte le proprie ricchezze, troppo spesso misconosciute e ignorate dagli stessi cagliaritani.
Cagliari e la sfida per lo sviluppo economico della Sardegna
Per la città di Cagliari è dunque arrivato il momento del "redde rationem".
Soltanto un grande sforzo di cambiamento e di riappropriazione delle sue responsabilità nei confronti del resto dell'Isola può restituirle il dinamismo necessario ad essere il volano della nuova sfida per lo sviluppo economico, che rappresenta la scommessa della Sardegna nei prossimi anni.
La risorsa Cagliari può dunque essere fondamentale per vincere la sfida: è però necessario che le stesse istituzioni regionali diano prova di averne compreso e metabolizzato il ruolo e siano pertanto disponibili a ripensare sostanzialmente la propria politica nei confronti del capoluogo.
Non è più tempo di interventi tampone, né è più tempo di assecondare i ritmi deboli e le pause lunghe della quotidianità: è invece il momento di porre in campo una straordinaria azione programmatoria che, nella chiarezza dell'obiettivo di fondo, individui le carenze, i limiti, le sofferenze che hanno sinora impedito alla città di svolgere appieno il ruolo a cui è destinata, investendo risorse economiche straordinarie per un progetto per Cagliari che possa davvero cambiare la faccia della città.
Cagliari biglietto da visita della Sardegna
Tale progetto e risorse economiche devono poter dare a Cagliari quella riconoscibilità immediata che è propria di qualsiasi biglietto da visita che, in poche parole e immagini, deve trasmettere allo sconosciuto la personalità che ha di fronte.
Nella passata legislatura, i Riformatori hanno condiviso la scelta di un grande museo di arte nuragica, il Betile, nella città di Cagliari. Non tanto perché condividessero l'inserimento urbanistico o i dettagli architettonici dell'opera, quando perché sposavano l'idea della grande opera, che conferisse appeal alla città, un appeal strettamente legato alle radici storiche della cultura che vogliamo valorizzare.
L'equivalente moderno dell'operazione bacareddiana che ebbe il coraggio, in un periodo storico in cui la città non aveva completato il suo sistema fognario, di progettare e realizzare opere come il Palazzo municipale e il Bastione di Saint Remy che rappresentavano l'icona (radicalmente avversata da una parte della classe dirigente di allora) della grande volontà di innovazione e cambiamento che la città di Cagliari voleva fortemente incarnare, per assumere, anche allora, un ruolo nuovo al servizio della Sardegna.
La legge per Cagliari è una legge per la Sardegna
È per questo che ribadiamo ancora una volta come, nella redazione di questa proposta di legge, ci siamo tenuti lontani mille miglia da qualsiasi azione rivendicazionista, che rischi di contrapporre le esigenze della città di Cagliari a quelle di altre parti della Sardegna.
La logica da cui i Riformatori partono è esattamente opposta: se la classe dirigente regionale ci crede, Cagliari può mettersi al servizio dell'intera Sardegna per invertire il malinconico declino della società sarda e per guidare il grande progetto di crescita e di riscatto che rappresenta la speranza della nostra Isola.
Cagliari e i cagliaritani devono crescere insieme, spogliandosi di ogni provincialismo deteriore e acquisendo consapevolezza della nuova dimensione regionale della città capoluogo.
E anche per i sardi che vivono fuori da Cagliari, ma che sono comunque legati alla città dai mille intrecci di una piccola Isola, è giunto il momento di abbandonare ogni residuo di campanilismo, per lavorare insieme a dare alla città la consapevolezza matura delle proprie responsabilità nei confronti della Sardegna.
La strada della condivisione degli obiettivi da parte di tutti i sardi è oggi l'unica che possa mettere la città di Cagliari al servizio della propria terra, ponendola finalmente all'altezza di quel ruolo che, dal dopoguerra ad oggi, è stato più desiderato e annunciato che svolto.
Il testo della legge
La presente legge, come già successo per altri interventi legislativi straordinari su altre città italiane, ha dunque l'obiettivo di imprimere una decisa accelerazione al complessivo sviluppo della città di Cagliari, nella convinzione che tali investimenti abbiano una sicura ricaduta virtuosa per la crescita dell'intera Sardegna.
In tal senso, l'articolo 1 sintetizza la filosofia, i ragionamenti e gli obiettivi dell'intera legge. Esso stabilisce anche i tempi dell'intervento e sottolinea come gli indirizzi generali di sviluppo, contenuti all'interno del successivo articolo 2, rappresentino comunque indicazioni prioritarie anche per la programmazione della destinazione delle risorse ordinarie di bilancio delle istituzioni cointeressate dagli obiettivi dalla presente legge.
L'articolo 2 detta le finalità della legge ed entra nel merito diretto degli interventi che rappresentano le grandi linee di trasformazione della città di Cagliari. Il compito della definizione della priorità delle scelte è lasciato alla fase attuativa della legge ed è sostanzialmente posto in carico agli strumenti politici e amministrativi individuati negli articoli successivi.
In particolare, l'articolo 3 individua nella Commissione per Cagliari lo strumento politico a cui verrà affidata la guida della gestione delle risorse finanziarie presenti in legge e definisce i rapporti che la Commissione deve mantenere con il Comune e la Provincia di Cagliari, nonché con i comuni dell'area vasta cagliaritana.
L'articolo 4 stabilisce le modalità e i tempi con cui la Commissione procede nella realizzazione del piano quinquennale delle opere.
L'articolo 5 sottolinea l'importanza del coinvolgimento dei soggetti privati nella fase di reperimento di risorse finanziarie aggiuntive rispetto agli stanziamenti della presente legge ed individua gli strumenti finanziari più adeguati.
L'articolo 6 definisce le modalità di approvazione di tutte le azioni che coinvolgano più soggetti istituzionali.
L'articolo 7 definisce il ruolo e il dimensionamento delle strutture amministrative a cui sono affidati gli adempimenti materiali di gestione della presente legge.
L'articolo 8 dispone la redazione da parte della Commissione per Cagliari di una relazione annuale sull'attività svolta.
L'articolo 9 rappresenta la norma finanziaria che stanzia le risorse economiche necessarie al funzionamento della legge. L'importo previsto, di 100 milioni di euro l'anno per cinque annualità, appare congruo rispetto alle finalità della legge.
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TESTO DEL PROPONENTE
Art. 1
Obiettivi1. La Regione si impegna a promuovere la crescita di Cagliari quale capitale della Sardegna, riqualificandone l'area urbana affinché la città possa assolvere pienamente al proprio ruolo di coesione sociale dell'intera popolazione dell'Isola e alla propria funzione culturale ed economica trainante per l'intera Sardegna.
2. Sono stanziate risorse finanziarie straordinarie, distribuite in un quinquennio, finalizzate al raggiungimento di tali obiettivi.
3. Le linee di indirizzo contenute all'interno della presente legge rappresentano indicazioni di priorità per la spesa delle ordinarie risorse finanziarie del bilancio regionale, provinciale e comunale di Cagliari.
Art. 2
Finalità1. La presente legge ha in particolare la finalità di:
a) consentire il completamento del sistema portuale per le funzioni commerciali e turistiche e le necessarie connessioni intermodali, con l'obiettivo di realizzare il porto turistico e la grande piazza sul mare lungo la via Roma, interrando la viabilità di scorrimento e consentendo l'accessibilità pedonale del lungomare, sino a Sant'Elia;
b) completare la riqualificazione delle aree degradate del centro storico cittadino, curandone la connessione con le aree subcentrali e periferiche, in un complessivo piano di risanamento e caratterizzazione dei singoli quartieri della città;
c) definire il sistema dei parchi urbani e delle zone umide dell'area metropolitana, inserendolo in un complessivo progetto di qualità delle risorse ambientali e culturali con valenza regionale, che preveda anche il ripristino del sistema a spiaggia sino a Capoterra, con delocalizzazione oltre lo stagno della viabilità veloce;
d) sviluppare il sistema turistico cittadino, attraverso la connessione e la valorizzazione dei siti di interesse archeologico, monumentale, museale e tipico presenti all'interno della città, la costituzione di un polo del turismo, dello spettacolo, della congressualità, che preveda la riqualificazione degli spazi fieristici e la loro fruibilità per l'intero anno, l'acquisizione e il riuso degli spazi ex demaniali;
e) supportare (con lo studio di possibili forme di compartecipazione pubblico/privato) il centro commerciale naturale rappresentato dalle attività e dalle peculiarità del centro storico, anche attraverso la definizione di percorsi guidati dello shopping, della degustazione, della ricostruzione della storia della città e attraverso lo sviluppo sistematico dell'utilizzo della concessione degli spazi pubblici all'aperto per attività di ristoro e svago;
f) attivare il censimento dei beni cittadini di proprietà del Comune, della Provincia e della Regione predisponendo un progetto di utilizzo di interesse generale, che preveda anche la possibile acquisizione da privati di aree o edifici funzionali a tali obiettivi;
g) attivare il censimento delle aree cittadine di proprietà del demanio dello Stato, individuando quelle di maggior interesse sociale per la città, attivando tutte le procedure (comprese quelle onerose) finalizzate all'acquisizione e verificando ogni possibile collaborazione pubblico/privato mirante all'utilizzo di tali aree per lo sviluppo economico sostenibile di Cagliari;
h) sostenere la formazione universitaria, la ricerca scientifica, la diffusione delle conoscenze informatiche e della lingua inglese, anche attraverso l'utilizzo attrattivo mirato delle strutture ex demaniali;
i) istituire il Premio internazionale "Cagliari Città futura", da abbinarsi ad un convegno biennale che metta a confronto le possibili scelte di sviluppo della città con altre realtà europee e mondiali.
Art. 3
Commissione per Cagliari1. Per il raggiungimento degli obiettivi della presente legge, presso la Presidenza della Regione è istituita la Commissione per Cagliari, presieduta dal Presidente della Regione e composta dal Sindaco di Cagliari, dal Presidente della Provincia di Cagliari e da un sindaco eletto dalla conferenza dei sindaci dell'area vasta cagliaritana.
2. Ai lavori della Commissione di cui al comma 1 partecipano senza diritto di voto quattro cittadini, di riconosciuto prestigio, indicati pariteticamente dal Consiglio comunale di Cagliari e dal Consiglio regionale della Sardegna.
3. Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Comune di Cagliari, i comuni dell'area vasta cagliaritana, la Provincia e la Regione comunicano alla Commissione tutti i progetti in fase di realizzazione che hanno ricaduta sulla città di Cagliari.
4. Entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Comune di Cagliari presenta alla Commissione tutti i progetti integrati, approvati dall'organo consiliare, la cui programmazione obbedisce alle finalità della presente legge.
Art. 4
Esame dei progetti1. Entro novanta giorni decorrenti dalla scadenza del termine di cui all'articolo 3, comma 4, la Commissione per Cagliari esamina i progetti e stila una graduatoria delle priorità, redigendo, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, un piano annuale ed un piano quinquennale degli interventi da realizzarsi. Il piano annuale e il piano quinquennale sono approvati all'unanimità dalla Commissione che li redige e dal Consiglio comunale di Cagliari, entro i successivi sessanta giorni.
2. In assenza dell'approvazione, gli interventi della prima annualità non sono realizzati e le relative risorse economiche sono accantonate per l'annualità successiva.
3. Il Comune di Cagliari può proporre progetti di integrazione o di variazione del Piano quinquennale, che sono approvati dalla Commissione all'unanimità dei componenti.
4. Ogni successiva eventuale variazione del Piano quinquennale è approvata all'unanimità dalla Commissione per Cagliari capitale.
Art. 5
Risorse aggiuntive1. La Commissione procede alla ricerca di risorse finanziarie aggiuntive rispetto a quelle previste dalla presente legge, anche attraverso il coinvolgimento dei privati nella pianificazione degli interventi e tramite l'attivazione dello strumento del project financing.
Art. 6
Accordi e conferenze di servizi1. I progetti la cui attuazione richieda il consenso di più soggetti pubblici e privati sono definiti nell'ambito di appositi accordi di programma e conferenze di servizi, la cui presidenza è individuata dalla Commissione, che la affida al soggetto pubblico con competenza prevalente e stabilisce altresì i tempi per l'approvazione.
Art. 7
Ufficio per Cagliari. Istituzione1. Per l'attuazione del programma di cui alla presente legge, in capo alla Presidenza della Regione è istituito l'Ufficio per Cagliari, a cui è affidata la gestione amministrativa e contabile della legge stessa.
2. La dotazione organica dell'Ufficio e la definizione delle risorse logistiche e finanziarie necessarie al suo funzionamento sono stabilite entro trenta giorni dall'approvazione della presente legge, con decreto del Presidente della Regione.
Art. 8
Ufficio per Cagliari. Competenze1. L'Ufficio per Cagliari Capitale predispone annualmente una relazione sullo stato di attuazione del programma, che è portato a conoscenza del Consiglio regionale, del Consiglio provinciale di Cagliari e del Consiglio comunale di Cagliari.
Art. 9
Norma finanziaria1. La spesa prevista per l'attuazione della presente legge è determinata in complessivi euro 500.000.000, in ragione di euro 100.000.000 per ciascuno degli anni dal 2011 al 2015.
2. Alla relativa spesa si fa fronte con quota parte delle entrate della Regione previste dalla legge 13 aprile 1983, n. 122 (Norme per il coordinamento della finanza della Regione Sardegna con la riforma tributaria e finanziamento del decreto del Presidente della Repubblica 7 giugno 1979, n. 259, e del decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, n. 348, e disposizioni in materia finanziaria per la Regione Friuli-Venezia Giulia).