CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE N. 82
presentata dai Consiglieri regionali
FLORIS Rosanna - DIANA Mario - RODIN - SANJUST - TOCCO - PITEA - DE FRANCISCI - ZEDDA Alessandrail 9 ottobre 2009
Interventi per la riqualificazione di Cagliari quale moderno capoluogo regionale
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RELAZIONE DEI PROPONENTI
Il concetto di città è sempre più complesso e inafferrabile. In passato le città erano entità geografiche ben delimitate, identificabili, autocontenute, cui corrispondevano livelli istituzionali precisi. I processi di industrializzazione e di urbanizzazione hanno allontanato la corrispondenza tra ambito territoriale ed area di governo amministrativo-istituzionale. La città si è estesa al di là dei confini amministrativi e gli spostamenti di persone e merci si sono ridistribuiti sul territorio ben oltre il nucleo centrale della città.
Oggi si tende, giustamente, a dare maggiore risalto al concetto di aree metropolitane e conseguentemente di città metropolitane, la cui istituzione è stata già prevista dalla legislazione nazionale, ma in Sardegna questo è riservato alla nostra autonomia speciale.
Il ruolo che le città e in particolare i capoluoghi, esercitano quale traino dell'economia di interi territori e regioni, è ampiamente riconosciuto in tutte le principali analisi degli economisti di tutto il mondo e ha trovato ampio spazio anche nelle politiche della Unione europea.
La globalizzazione, dell'economia in particolare, dell'ultimo decennio ha riportato le città al centro dell'attenzione: le grandi città rappresentano sempre più uno spazio nodale all'interno dell'economia globale. Le città nel mondo, pur occupando attualmente solo il 2 per cento della superficie terrestre, concentrano la metà della popolazione mondiale e utilizzano il 75 per cento delle risorse naturali mondiali disponibili. Le città si presentano, quindi, come importanti generatori di ricchezza, di opportunità di lavoro e di crescita della produttività e, spesso, sono indicate come motori delle rispettive economie nazionali. Parallelamente, le città sono i luoghi, però, in cui si concentrano criticità e problemi in una misura sinora sconosciuta. In Italia, la concentrazione di popolazione nelle città urbane è superiore a quella che vive nelle altre aree, ed è anche superiore alla media OECD (54 per cento vs 46 per cento). I dati OCSE dimostrano che città che crescono molto determinano, parallelamente, tassi di crescita più elevati per l'intero sistema economico nazionale: la maggior parte delle aree metropolitane dell'area OCSE ha un PIL pro capite superiore alla media nazionale e una più alta produttività della manodopera. Inoltre, i livelli di reddito sono generalmente più elevati all'interno delle città rispetto alle altre aree territoriali nazionali.
Dal punto di vista economico, inoltre, le grandi aree urbane sono passate da una struttura basata sull'industria manifatturiera allo sviluppo di una moltitudine di altri settori, in particolare nei servizi, nell'industria creativa e nell'innovazione. Il nuovo modello economico è caratterizzato dalla prevalenza di fattori immateriali della produzione, capitale umano specializzato e da un forte orientamento all'innovazione.
Sebbene la gran parte delle città metropolitane sia caratterizzata da un'elevata concentrazione di benessere ed occupazione nei settori più avanzati, esse tendono allo stesso tempo a concentrare un elevato numero di disoccupati. L'OECD evidenzia come un terzo delle 78 regioni metropolitane dei paesi aderenti all'Organizzazione presenti un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale. Inoltre, considerata la concentrazione della popolazione, il 47 per cento della disoccupazione si concentra nelle aree urbane. Ciò pone i governi locali di fronte all'esigenza di mettere in atto politiche redistributive e di integrazione. Fenomeni come l'elevata disoccupazione, la forte immigrazione, gli alti tassi di criminalità si intrecciano, creando processi di progressiva esclusione sociale e segregazione residenziale.
Le città sono il motore per fare crescere l'Italia. A Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia si realizza complessivamente oltre un quinto (21,16 per cento) dell'intero PIL nazionale. Milano e Roma contribuiscono da sole per il 12,5 per cento, e rappresentano anche il 60 per cento del PIL delle 11 città metropolitane. Tale situazione richiede l'avvio urgente di politiche urbane, nazionali e locali, con investimenti concreti necessari per accompagnare le città, e il Paese, a superare le sfide poste dalla globalizzazione e dall'attuale crisi economica internazionale.
La città genera innovazione e attrae talenti, e la propensione media ad investire in attività di ricerca e sviluppo (R&S) delle province delle città metropolitane è superiore a quella del resto del paese (1,54 per cento rispetto all'1,1 per cento).
Una tale situazione rende necessarie politiche dedicate a sostegno della crescita delle città.
Nel calcolo dei trasferimenti dei fondi statali e regionali alle grandi città occorre cambiare metodo. Il parametro-base non può essere quello della popolazione residente, ma di quella effettivamente presente.
Occorre adeguare l'entità degli stanziamenti agli oneri sostenuti di fatto dai comuni per organizzare i cosiddetti "servizi indispensabili", che sono 14 e vanno dal mettere a disposizione immobili adeguati agli uffici giudiziari alla depurazione degli scarichi fognari alla polizia urbana. Ma una cosa, per fare un esempio, è depurare gli scarichi di una città che ha 100 mila abitanti sulla carta e più o meno altrettante persone che ogni giorno ci vivono. Tutta un'altra faccenda è se gli abitanti sono 100 mila sulla carta e 125 mila nella realtà.
Nel capoluogo entrano ogni giorno, per motivi di lavoro o di studio, molte più persone di quante ne escano invece, sempre per lavoro o per studio. Morale: sul capoluogo gravita una popolazione effettiva abbondantemente superiore a quella ufficialmente residente nei confini comunali.
Una situazione analoga a tutti i principali capoluoghi di regione d'Italia (Milano più 27 per cento, Bari 22,8 per cento, Firenze 21,6 per cento, ecc.).
Tali dati sottostimano la reale consistenza della popolazione residente (si pensi agli studenti che affittano case senza regolare registrazione dei contratti); indicano chiaramente che per le città metropolitane il rapporto tra popolazione effettiva e popolazione anagrafica è significativamente superiore a 1. In sostanza, invece che correlare il fabbisogno finanziario alla popolazione residente (oltre che ad altri indicatori quali la superficie ecc.), si chiede di tener conto della reale domanda di servizi che non può che dipendere dalla popolazione quotidianamente presente nelle aree in esame. E Cagliari, nella sua qualità di capoluogo della Sardegna, presenta analoghi, se non addirittura, proporzionalmente alle sue dimensioni, più accentuati motivi di criticità in relazione a quanto sopra esposto.
In linea con i principi di sussidiarietà e federalismo, da diverse parti si rivendicano per le metropoli maggiore rapidità, federalismo fiscale, attribuzione di funzioni e poteri "per l'esercizio di una politica di sviluppo del territorio e collaborazione tra istituzioni", con peso e poteri equivalenti a quelli delle regioni. Non più un ruolo derivato nella filiera istituzionale che dallo Stato porta fino agli enti locali, ma sullo stesso piano istituzionale e con pari grado di autonomia rispetto a regioni e province. Dovrà essere un tema di attualità nel momento in cui, anche in Sardegna e in ordine ai dispositivi di attuazione del federalismo fiscale, dovremo porre necessariamente mano alla revisione dello Statuto, dando più ampio respiro, funzionalità e significato alla nostra autonomia.
Le grandi città hanno bisogno non solo di poteri, ma anche di rapidità e semplicità di risposta e di finanziamenti perché i problemi da affrontare, ad esempio quello della sicurezza, sono enormi.
E i problemi, nelle grandi città, assumono dimensioni proporzionalmente superiori a qualsiasi altro centro urbano.
Economie cittadine forti, infrastrutture capaci di imprimere slancio allo sviluppo, consentono il rafforzamento delle economie di territori ben più vasti.
Ogni giorno a Cagliari fanno ingresso oltre 100.000 auto provenienti da tutti i centri della Sardegna.
Manutenzioni stradali, decoro urbano, servizi, sono però interamente a carico dei cittadini residenti nella città. Così come i maggiori volumi di inquinamento ambientale, acustico, elettromagnetico.
La presente proposta di legge mira a porre le premesse per dare una risposta a questa situazione prevedendo uno stanziamento volto a:
a) conservare e valorizzare il patrimonio monumentale archeologico ed artistico;
b) riqualificare le aree e gli edifici militari e demaniali dello Stato in fase di dismissione;
c) assicurare una efficace tutela dell'ambiente e del territorio, realizzando aree verdi comunali e parchi naturali, la sistemazione e fruizione delle aree lagunari di Molentargius e Santa Gilla e la riqualificazione e il recupero ambientale del litorale e della spiaggia del Poetto;
d) favorire una rapida soluzione dell'emergenza abitativa, incentivando il recupero edilizio, la realizzazione di edilizia residenziale pubblica e l'incremento delle case in affitto controllate;
e) realizzare un polo polifunzionale dedicato alle attività per lo spettacolo, per la cultura e per il tempo libero;
f) realizzare un sistema direzionale e commerciale riqualificando il tessuto urbano delle aree periferiche della città;
g) adeguare la dotazione di impianti sportivi e per il tempo libero di interesse regionale;
h) migliorare la dotazione dei servizi e delle infrastrutture per la mobilità urbana, in particolare attraverso la definizione di un sistema di raccordi stradali, di trasporti e di parcheggi;
i) potenziare e riqualificare la presenza in città delle strutture universitarie, centri di ricerca e nuove strutture per la scienza e la cultura.Iniziative per le quali si lasciano alla autonomia comunale compiti di programmazione di spesa e ampia facoltà di scelta in merito ai propri piani di sviluppo locale.
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TESTO DEL PROPONENTE
Art. 1
Finalità1. Sono di preminente interesse regionale gli interventi diretti a qualificare servizi e infrastrutture della città di Cagliari al fine di raggiungere i seguenti obiettivi:
a) conservare e valorizzare il patrimonio monumentale archeologico ed artistico;
b) riqualificare le aree e gli edifici militari e demaniali dello Stato in fase di dismissione;
c) assicurare una efficace tutela dell'ambiente e del territorio, realizzando aree verdi comunali e parchi naturali, la sistemazione e fruizione delle aree lagunari di Molentargius e Santa Gilla e la riqualificazione e il recupero ambientale del litorale e della spiaggia del Poetto;
d) favorire una rapida soluzione dell'emergenza abitativa, incentivando il recupero edilizio, la realizzazione di edilizia residenziale pubblica e l'incremento delle case in affitto controllate;
e) realizzare un polo polifunzionale dedicato alle attività per lo spettacolo, della cultura e del tempo libero;
f) realizzare un sistema direzionale e commerciale riqualificando il tessuto urbano delle aree periferiche della città;
g) adeguare la dotazione di impianti sportivi e per il tempo libero di interesse regionale;
h) migliorare la dotazione dei servizi e delle infrastrutture per la mobilità urbana, in particolare attraverso la definizione di un sistema di raccordi stradali, di trasporti e di parcheggi;
i) potenziare e riqualificare la presenza in città delle strutture universitarie, centri di ricerca e nuove strutture per la scienza e la cultura.2. Agli eventuali fini di espropriazione, gli interventi necessari al conseguimento delle finalità indicate al comma 1 saranno considerati come opere di pubblica utilità.
Art. 2
Procedure1. Per il raggiungimento delle finalità di cui all'articolo 1 entro il 31 marzo di ogni anno ed entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge per la prima applicazione, il sindaco di Cagliari propone al consiglio comunale il programma annuale degli interventi.
2. Il consiglio comunale entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, adotta il programma degli interventi e lo trasmette alla Giunta regionale.
3. La Giunta regionale, entro trenta giorni dalla data di ricevimento del programma degli interventi, procede all'armonizzazione delle proposte acquisite ed adotta il programma degli interventi per il capoluogo regionale, trasmettendolo al Consiglio regionale per l'approvazione definitiva ed il relativo finanziamento dell'opera.
Art. 3
Accordi di programma1. Qualora il programma di interventi richieda per la sua attivazione l'azione integrata e coordinata di diverse amministrazioni, enti od altri soggetti pubblici, il Presidente della Regione individua fra questi ultimi il soggetto che, in base alla competenza primaria o prevalente sugli interventi e in considerazione delle strutture tecniche di cui dispone, promuove la conclusione di accordi di programma.
2. L'accordo di programma assicura il coordinamento delle azioni e ne determina i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento.
Art. 4
Norma finanziaria1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, valutati in euro 30.000.000 annui, a decorrere dall'anno 2010, si fa fronte con quota parte delle entrate proprie della Regione, di cui all'articolo 8 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna).