CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Intervento del consigliere Renato Lai (Pdl) sui criteri di ripartizione delle risorse alle Asl della Sardegna”

 

Cagliari, 20 gennaio 2012 - La sanità sarda ha certamente bisogno di ridurre i costi ma per raggiungere questo risultato, indubbiamente alla sua portata, deve recuperare efficienza e qualità, aprirsi all’innovazione e risparmiare in modo selettivo, eliminando voci di spesa che fanno parte di un retaggio del passato oggi non più sostenibile. In altre parole, occorre una nuova strategia che, in primo luogo e per ciò che concerne la ripartizione delle risorse fra i vari territori, superi il cosiddetto criterio della “spesa storica”, che la stessa pubblica amministrazione si è lasciato definitivamente alle spalle con le riforme più avanzate, partendo dal cosiddetto “federalismo fiscale”. Riferirsi alla spesa storica, in concreto, significa assegnare le risorse alle varie Asl della nostra Regione in modo lineare, limitandosi a replicare i budget del passato (forse all’infinito) senza tener conto delle differenze fra le diverse realtà, dei risultati ottenuti, delle caratteristiche socio-sanitarie dei territori e delle strutture, trascurando fra l’altro l’incidenza della variabilità della domanda di servizi sanitari legata alla stagione turistica. Di fatto, inoltre, l’applicazione automatica di questo criterio causa disuguaglianze evidenti. Anche Asl con popolazione sostanzialmente uguale ( dal punto di vista numerico ) avrebbero dotazioni finanziarie molto diverse tra di loro, penalizzando di fatto quelle Aziende caratterizzate da dati demografici dinamici, con trend di crescita demografica significativi e costanti, come la ASL n. 2 di Olbia.
Sotto il profilo operativo grande significato ha sicuramente l’intento di inserire nella legge finanziaria 2012 norme che richiamano la responsabilità dei Direttori Generali nel controllo della spesa sanitaria e prevedono la risoluzione del contratto e la loro decadenza qualora non raggiungano gli obiettivi essenziali definiti dalla Regione e l’equilibrio economico finanziario.
Aspetto rilevante che merita particolare attenzione è poi quello relativo al costo della mobilità passiva intra-regionale ( pazienti che per le prestazioni sanitarie si rivolgono ad altre ASL), che viene detratto all’atto dell’attribuzione delle risorse, impedendo alle Asl di effettuare in tempo reale sia controlli di appropriatezza dei ricoveri che la contestazione di quelli non giustificati per prestazioni che, invece, sarebbe stato possibile fornire in regime ambulatoriale. Questo problema, che incide notevolmente nella definizione delle risorse da attribuire alle ASL, potrebbe essere superato prevedendo procedure, fra le ASL interessate, di compensazione periodica (per esempio trimestrale) della mobilità intra-regionale che produrrebbero due effetti virtuosi: un maggior controllo ed un miglioramento dell’ appropriatezza e del contenimento della spesa.
Un altro elemento importante è costituito dal percorso della razionalizzazione della rete ospedaliera, della rete territoriale e della rete dell’urgenza-emergenza le cui linee di indirizzo sono state già definite dall’Assessorato Regionale della Sanità. Su questo occorrerà assumersi la responsabilità di fare scelte coraggiose. L’obiettivo è quello di raggiungere una distribuzione territoriale dell’offerta di servizi sanitari territoriali e ospedalieri avendo come riferimento tassi di ospedalizzazione inferiori rispetto a quelli attualmente presi in considerazione ( 180 ricoveri per 1000 abitanti ), verificando e contenendo con criteri di appropriatezza e di razionalità la mobilità intra-regionale e i costi delle prestazioni sanitarie nell’ottica dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità. L’attivazione dei servizi sanitari con uso appropriato del livello assistenziale per ogni tipologia di bisogno porterebbe sicuramente ad un forte contenimento della mobilità fra ASL e ad una riduzione dei costi derivante da prestazioni più appropriate.
A queste condizioni la sanità sarda potrebbe raggiungere con una oculata gestione, nel giro di 2- 3 anni ( con una ragionevole quota capitaria che tenga conto di alcune diseconomie strutturali della nostra realtà regionale), il pareggio di bilancio.