CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Interpellanza urgente dell’on. Efisio Planetta (Psd’Az) “sul procedimento di valutazione di impatto ambientale relativo al Progetto Polo Verde – Fase 1 – impianti per la produzione di monomeri ed oli lubrificanti, biodegradabili, da oli vegetali, da parte della Matrica Spa, nel Comune di Porto Torres (SS)”
Cagliari, 5 ottobre 2011 - Il progetto del cosiddetto Polo della
“chimica verde” presenta una serie di forti criticità sulle quali la Regione
Sardegna deve esercitare un incisivo ruolo di verifica, nella sua veste di
soggetto istituzionale che ha sottoscritto uno specifico protocollo d’intesa con
il Governo, l’Eni e la Novamont Spa. Stiamo parlando, è bene ricordarlo, ha
precisato Planetta, “di un investimento complessivo di 1 miliardo e 200 milioni
di euro, compresi 530 milioni destinati alle bonifiche, peraltro a titolo di
anticipo rispetto ad una somma necessaria di almeno il triplo.”
Il principale elemento di perplessità, ha affermato ancora Planetta, “nasce dai
documenti che la Matrica Spa (società nata dalla joint-venture fra Enri e
Novamont) ha presentato per la procedura di valutazione di impatto ambientale.
Dalla documentazione emerge chiaramente che il progetto comprende anche una
centrale a bio-massa da 40Mw, di cui non si comprende il legame con il ciclo
produttivo di monomeri, polimeri ed oli lubrificanti, biodegradabili, tanto più
perché affiancata da un combustore rigenerativo e da una centrale termica.
Questo significa, in altre parole, che si sta andando verso la realizzazione di
un nuovo polo energetico di combustione a poca distanza di quello di E.On, con i
suoi 640 Mw a carbone, 320 da olio combustibile e 80 Mw da gasolio. Un polo
molto pesante, in termini ambientali, quanto ad emissioni e produzione di ceneri
tossiche, che peggiorerebbe la situazione già preoccupante dell’area di Porto
Torres.”
Altrettanto contraddittoria, ha proseguito il consigliere sardista, appare
“l’equazione fra chimica verde ed agricoltura, che dovrebbero costituire una
unica filiera. Anche in questo caso, i conti non tornano. I nuovi impianti,
infatti, dovrebbero essere alimentati da una consistente produzione di amido ed
alcune varietà di cardo, per una estensione di circa 8-10.000 ettari di mais e
230.000 ettari di cardo. Questi numeri sono ben di là della capacità produttiva
della Sardegna, come hanno dimostrato gli studi della facoltà di Agraria
dell’Università di Sassari e dell’Ente Foreste. Attualmente l’isola sarebbe in
grado di alimentare con le sue colture, al massimo, una centrale a bio masse da
20 Mw, la metà di quella che dovrebbe essere realizzata da Matrica. Se poi
all’impianto di Porto Torres dovesse aggiungersi quello di Macchiareddu (50 Mw)
ci troveremmo di fronte ad uno scenario allarmante: a parte i rischi ambientali,
la Sardegna dovrebbe riconvertire buona parte della sua agricoltura al servizio
delle centrali o, in alternativa, alimentare gli impianti con materie prime di
importazione prive della necessaria tracciabilità (ottenute da terreni trattati
con Ogm e/o fertilizzanti nocivi o, peggio, rifiuti provenienti da chissà dove).
Cosa dovrebbe fare, a questo punto, la Regione? Secondo Planetta,
sostanzialmente tre cose: “garantire la compatibilità dei nuovi impianti con la
pianificazione energetica regionale ambientalmente sostenibile e non energivora,
costituire un comitato di garanti pubblico-privato per le bonifiche dell’area di
Porto Torres, assicurare la coerenza dei nuovi insediamenti con glli indirizzi
della politica agricola comunitaria, tesa al miglioramento della produttività in
agricoltura a favore delle colture alimentari.”
(A.F.)