CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Il gruppo del Pd ha illustrato in conferenza stampa la proposta di legge n.305 – Principi e norme per l’educazione, l’istruzione, la formazione e il diritto allo studio
Cagliari, 14 settembre 2011 - Il gruppo del Pd in Consiglio
regionale ha presentato una proposta di legge finalizzata a riformare i sistemi
dell’istruzione e della formazione professionale integrandoli tra loro con pari
dignità. Si tratta di un testo “qualificante”, ha detto il capogruppo Mario
Bruno, perché intende incidere sullo sviluppo generale della Sardegna pensando
alle future generazioni. La materia, ha proseguito, è un pilastro centrale per
un programma di governo alternativo all’attuale politica del “navigare a vista
senza un respiro che ci porti oltre” e al “vuoto assoluto” della Giunta
Cappellacci. La proposta del Partito Democratico vuole garantire a tutti il
diritto allo studio, per aumentare il numero di diplomati e laureati,
intervenendo concretamente nella lotta alla dispersione scolastica, sul
trasporto dei pendolari, sull’edilizia, per la rimozione delle difficoltà che
devono affrontare i giovani appartenenti alle fasce più deboli della
popolazione. “Intervenire complessivamente – ha concluso Bruno – è un dovere per
la classe dirigente sarda”.
Il primo firmatario Giuseppe Cuccu ritiene assolutamente necessario essere
propositivi in un momento, l’avvio dell’anno scolastico, ancora una volta
contraddistinto dalla mobilitazione e dalla tensione sociale per i nuovi
“licenziamenti di massa”: “Vogliamo che l’istruzione torni ad essere una
priorità per questa Regione e che l’adeguata formazione professionale debba
essere la leva principale per uscire dalla crisi”. Contestando la politica
nazionale dei tagli di personale, si vuole dare un segnale diverso e la legge
“di sistema” sarà lo strumento con il quale la Regione potrà negoziare con lo
Stato per il riconoscimento di tutte le sue specificità. Si ribadisce la
centralità della scuola pubblica pur senza sminuire il valore delle paritarie;
si punta a coinvolgere maggiormente le autonomie locali; si intende inserire
stabilmente la storia e la cultura sarda nella didattica. Sono solo alcuni degli
obiettivi di una proposta di legge-quadro che, però, vuole soprattutto impedire
che la scuola perda la funzione di essere un “ascensore sociale”. Per questo, ha
osservato Cuccu, bisogna mantenere i presìdi scolastici nei tanti piccoli paesi
a rischio di spopolamento e nei quartieri periferici delle grandi città.
Francesca Barracciu, che ha elaborato la proposta di legge insieme a Cuccu, ha
sottolineato come nulla finora abbia fatto la Giunta Cappellacci, nonostante nel
Piano regionale di sviluppo si fosse impegnata a predisporre una riforma entro
il primo anno di legislatura. L’integrazione paritaria dei sistemi
dell’istruzione e della formazione, ha spiegato, prende spunto dai risultati
positivi ottenuti in regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana e il Piemonte:
“Tale integrazione si concretizza nell’istituzione del sistema integrato di
istruzione e formazione professionale per l’assolvimento dell’obbligo di
istruzione stabilito dallo Stato a 16 anni. In questo sistema concorrono gli
istituti professionali pubblici e gli enti di formazione accreditati seriamente
con criteri fissati per legge e non dall’assessore di turno. E’ l’unico percorso
nel quale in Sardegna si potrà assolvere all’obbligo di istruzione con
l’obiettivo di mantenere i ragazzi a scuola fino al conseguimento del diploma.
Questo sistema – ha proseguito la Barracciu – spazza via i corsi-ghetto per
l’assolvimento dell’obbligo formativo”.
La consigliera regionale del Pd ha poi evidenziato il bisogno di rinnovare le
norme sull’apprendistato in modo che effettivamente sappiano qualificare le
persone a tutto vantaggio del sistema delle imprese. Rilevata la carenza di
competenze scientifiche e tecnologiche, si vuole creare la Rete politecnica
regionale, più percorsi culturali formativi di livello superiore alternativi a
quello universitario. (MM)