CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Seconda commissione “Diritti civili”
Proposta di legge su adozioni e affidi familiari

 

Cagliari, 16 febbraio 2011 - Riportare al centro la famiglia, restituendole il ruolo di nucleo della società, e tutelare il diritto di bambini e adolescenti a crescere in condizioni affettive ottimali. Sono gli obiettivi della Seconda commissione del Consiglio regionale (Politiche comunitarie e Diritti civili) che da oggi ha in esame le proposte di legge n. 131 (Istituzione della Consulta regionale per le adozioni e gli affidi familiari e dell’agenzia pubblica regionale per le adozioni internazionali e provvedimenti a favore dell’adozione e dell’affido) e 133 (Istituzione della Consulta regionale per gli affidamenti etero-familiari e le adozioni e dell’agenzia regionale per le adozioni internazionali).
Le proposte sul tavolo della commissione troveranno compimento in un testo unificato che dopo l’approvazione in Commissione passerà all’esame dell’Assemblea e prevedono la nascita di una Consulta regionale per le adozioni e gli affidi e dell’Agenzia regionale per le adozioni internazionali, organismo già esistente nella regione Piemonte e in fase di attuazione in Lombardia.
“Non possiamo abbandonare al proprio destino le coppie che compiono un percorso finalizzato all’adozione attualmente lungo e difficile – ha affermato il presidente della Commissione Silvestro Ladu (Pdl) – né possiamo lasciare che bambini e adolescenti crescano negli istituti senza la possibilità di vivere in un ambiente familiare che garantisca loro serenità affettiva e un futuro”. “E’ assolutamente necessario – ha sottolineato ancora Ladu – costruire gli strumenti operativi giusti che rappresentino dei veri e propri punti di riferimento e sostegno, anche economico, per snellire le procedure riguardanti adozioni e affidi e per non abbandonare gli aspiranti genitori, spesso costretti a districarsi tra burocrazia e lungaggini”.
“I lavori della Commissione procederanno in tempi molto brevi – ha assicurato Ladu – perché si tratta di una legge di cui la Sardegna ha urgente necessità”. (M.P.)

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Scheda
La normativa sulle adozioni in Italia

Nel nostro Paese il sistema delle adozioni è disciplinato dalla legge n.184 del 4 maggio 1983 che sancisce innanzitutto il diritto del minore ad “essere educato nell'ambito della propria famiglia” e permette l’adozione, ai coniugi uniti in matrimonio, del minore “che sia temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo” al fine di assicurargli il mantenimento, l’educazione e l'istruzione. L’attuale normativa è il risultato delle modifiche apportate dalle legge 149 del 28 marzo 2001, che stabilì, tra le altre cose, l’innalzamento da 40 a 45 anni dell’età che deve intercorrere tra i genitori che aspirano all’adozione e il minore da adottare e la sufficienza del solo matrimonio fra gli aspiranti genitori (mentre prima era necessaria anche una convivenza di almeno tre anni, ora invece è presa in considerazione anche la convivenza avvenuta prima del matrimonio).
La 184 si prefigge di tutelare il diritto del minore ad esprimere il proprio consenso all’adottabilità. Nello specifico, all’art.7 prevede, per i minori di 14 anni compiuti, l’espressione “personale del proprio consenso”. Se l’adottando ha compiuto 12 anni, invece, “deve essere personalmente sentito”, mentre se ha un’età inferiore ai 12 anni “può, se opportuno, essere sentito, salvo che l’audizione non comporti pregiudizio”. In linea con la Convenzione di Strasburgo sui fanciulli (1967), che non vieta le adozioni ai single, l’art.44 stabilisce che i single possono adottare un minore quando si tratta di persone legate a lui da un vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo, quando questi sia orfano di padre e di madre, oppure nel caso di un coniuge (se il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge). Una possibilità prevista anche per i minori portatori di handicap, orfani sia di padre che di madre, e nei casi in cui vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo.
In Italia, circa 6.000 coppie ogni anno chiedono di adottare un bambino: il 36% rinunciano dopo aver ottenuto l’idoneità e solo il 40% riesce ad arrivare alla fine dell’iter di adozione. Secondo i dati resi noti dal Tribunale dei minori di Milano, nel 2010, le domande di adozione nazionale sono state 1.075: gli affidamenti preadottivi pari a 108, le sentenze di adozione 86, le dichiarazioni di adottabilità con genitori noti 63, mentre quelle con genitori ignoti 36. La 184, successivamente modificata dalla legge 31 dicembre 1998, n. 476 - che ratificò la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale del 29 maggio 1993 (Convenzione dell' Aja) - regolamenta anche i requisiti per l’adozione internazionale. Secondo i dati forniti dalla Commissione per le adozioni internazionali (CAI), tra il 2001 e il 2009 le coppie che hanno concluso con successo l’iter adottivo sono state 22.352. Il 2010 è stato l’anno con il maggior numero di adozioni: 4.130 bambini provenienti da 58 Paesi (è in corso la verifica definitiva dei dati), con un incremento del 4,2% rispetto al 2009. Il primo Paese di provenienza resta la Federazione Russa con 707 minori, ma è stato particolarmente elevato l’aumento del numero dei bambini provenienti dalla Colombia (592 a fronte dei 444 del 2009). Significativo, inoltre, l’incremento dei minori giunti dall’America latina (+16,34%) e dall’Asia (+34,71%), mentre 443 sono quelli in arrivo dai Paesi dell’Africa.
La regione con il maggior numero di adozioni è la Lombardia, ma si è registrato un aumento nel meridione, soprattutto in Campania. In Sardegna, il numero dei minori per i quali è stato rilasciata l’autorizzazione all’ingresso in Italia è passato dai 2 del 2000 ai 61 del 2009. Per il 2010, il dato semestrale, è fermo a 29. In totale, in 10 anni il numero dei bambini stranieri adottabili nella nostra Isola è stato pari a 410.