CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil sentiti in audizione dalla Commissione Cultura sui problemi della scuola sarda.
Cagliari, 8 settembre 2009 - I 2160 posti in meno nel settore
scuola della Sardegna non possono essere accettati. La Regione e il Consiglio
devono mettere la scuola tra le priorità della loro agenda politica. Quindi no
ai tagli, alla dispersione scolastica, a maggiori ingerenze dello Stato in
materia di istruzione.
A una settimana dall’apertura delle scuole la drammaticità del settore
nell’isola è stata riproposta dai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil che sono
stati sentiti, stamattina, in audizione davanti alla commissione Cultura
presieduta da Attilio Dedoni (Riformatori).
Per Oriana Putzolu della Cisl il problema scuola deve essere una priorità
nell’agenda del consiglio regionale. “Ci sono due aspetti – ha detto – uno
legato all’emergenza l’altro alla prospettiva futura: cioè dobbiamo capire come
vogliamo la scuola nella nostra Regione”.
La Cisl auspica un maggiore confronto con le istituzioni e l’approvazione, in
tempi brevi, del Disegno di legge sulla riforma del sistema di istruzione.
Oriana Putzolu ha ricordato, inoltre, che la metà degli istituti scolastici non
ha l’agibilità.
Per Piero Cossu, della segreteria della Cgil sarda, è necessario vedere il
programma di sviluppo che sta predisponendo la Regione. Un documento così
importante – ha sottolineato – non può non essere discusso con le organizzazioni
sindacali.
Si è parlato a lungo anche dell’accordo siglato tra il governo nazionale e
l’assessorato regionale alla Cultura. Tutti i sindacati hanno sottolineato la
mancata concertazione con le parti sociali e hanno chiesto alla commissione di
difendere le competenze della Regione in materia di scuola.
Il presidente Dedoni ha assicurato che sarà la regione Sardegna a occuparsi del
ridimensionamento della scuola sarda senza interferenze esterne e ha invitato i
sindacati a riflettere su quanto previsto nel “collegato” in materia di
istruzione.
Ha preso poi la parola Francesca Ticca, segretario regionale della Uil Sardegna,
che ha ricordato che i parametri nazionali non possono essere applicati in
Sardegna dove si stanno verificando, tra l’altro, situazioni paradossali come
quella di Onanì dove due bambini non possono andare a scuola nel loro paese
perché è stata soppressa. Per Francesca Ticca anziché penalizzare le famiglie
che continuano a presidiare i territori, lo Stato dovrebbe incentivarle a
restare.
Il segretario regionale della Uil ha inoltre sottolineato che l’amministrazione
scolastica sarda ha una responsabilità “spaventosa” sulla situazione attuale
perché è andata oltre rispetto a quanto previsto dal legislatore nazionale.
“Il Consiglio regionale e la Regione – ha concluso Francesca Ticca – devono
vigilare perché le norme si applichino in maniera corretta”.
Per Gianna Rita Mele, responsabile del dipartimento cultura della Cgil, la
Regione deve intervenire in maniera forte sul governo nazionale per rivedere i
tagli nella scuola sarda.
“L’accordo Stato-Regione – ha detto – deve essere ridiscusso con i sindacati
perché noi siamo contrari a provvedimenti pasticciati che non garantiscono tutto
il personale precario”. (R.R.)