CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Rivedere e rendere operativa la legge 32 che definisce gli ambiti di caccia, discutere in tempi brevi il piano faunistico regionale, nominare il comitato di gestione e le rappresentanze dei cacciatori: queste le priorità indicate dalle associazioni venatorie alla Quinta commissione. Venduti a un ero l’uno i cinghiali abbattuti a Porto Conte? Le cooperative agricole chiedono procedure più semplici per i bandi Por del piano di sviluppo rurale.
Cagliari, 15 aprile 2009 - La legge che definisce gli ambiti
venatori (la 23 del 1998) non ha efficacia e neppure un regolamento di
attuazione. L’assessorato competente (Ambiente) si è barcamenato diramando una
serie di direttive che sono sostanzialmente dei regolamenti. La caccia ha
bisogno di regole chiare e i cacciatori sono i primi a richiederle. Lo hanno le
associazioni di categoria Ucs, Federcaccia, Sardacaccia, Enal Caccia, Libera
Caccia in audizione alla Quinta commissione (Agricoltura e ambiente) presieduta
dall’on. Mariano Contu. Ferma la legge, che va rivisitata – e le associazioni
chiedono di essere parte in causa – non si riesce a mettere ordine a un settori
che dal punto di vista economico e ambientale ha una forte valenza. I cacciatori
rivendicano la salvaguardia delle campagne e della selvaggina attraverso forme
di disciplina. Si sono sentiti osteggiati dalla giunta precedente ed oggi
chiedono alla Regione soprattutto collaborazione per raggiungere la finalità di
una caccia controllata e responsabile.
Non c’è, invece, né comitato di gestione né piano faunistico regionale; ma,
soprattutto, non c’è adeguata rappresentanza dei cacciatori negli organismi
decisionali. Infatti non sono stati eletti i rappresentanti degli ambiti. Ciò
determina la netta prevalenza delle associazioni ambientali, che non sono
proprio in sintonia con i seguaci di sant’Uberto. Le associazioni hanno chiesto
alla Commissione di sensibilizzare l’assessore Simeone per aprire un tavolo che
consenta di decidere insieme la nuova legge 23.
I problemi del settore sono numerosi. È stata chiesta chiarezza sulle aziende
agrituristiche venatorie, dove vengono immessi sul territorio capi allevati in
batteria (l’attività di svago e sportiva dovrebbe essere consentita anche al di
fuori del calendario che stabilisce le giornate dedicate alla nobile stanziale).
Quanto alla tassa di 50 euro (che tassa non è, ma un semplice contributo)
introdotta dalla giunta precedente le associazioni si chiedono se sia utile alla
causa o, piuttosto, sia stata introdotta per frenare ulteriormente l’attività
venatoria. Hanno chiesto, inoltre, le associazioni di categoria che le norme
siano adottate tenendo conto delle caratteristiche ambientali della Sardegna, a
maggior difesa della fauna.
Una nota polemica è stata sollevata dall’Enal Caccia sull’abbattimento dei
cinghiali di Porto Conte, che, in sovrannumero, arrecavano danno alle colture e
all’ambiente. Sembrerebbe – ha detto il rappresentante di quell’associazione –
che l’autorizzazione ad abbatterli sia stata data durante il periodo della
riproduzione e le bestie siano state vendute soltanto a cinque agriturismi al
ridicolo prezzo di un euro a capo. Le relative delibere sarebbero state emanate
dall’assessorato competente il 3 dicembre del 2008 e il 6 marzo del 2009. Non
risulterebbe che sia stato fatto alcun bando, né, sui capi abbattuti, i
necessari controlli sanitari. Ogni anno la Regione paga i danni prodotti dalla
fauna selvatica. I cinghiali sono la causa principale. L’entità della spesa è
stata, l’anno scorso, di 280 mila euro. La vendita della carne avrebbe dovuto
coprire le spese.
Il presidente Contu ha assicurato che assumerà le notizie necessarie per
valutare il fatto ed accertare eventuali responsabilità.
Altra situazione da riconsiderare è quelle delle zone di protezione speciale,
che individuano aree di interesse ambientale. In queste zone, le ZPS, la caccia
è vietata. Le SPS, che inizialmente erano 9 soltanto, sono diventate 36. La
Regione ha posto sotto vincoli rigorosi vaste estensioni sottraendo territori di
caccia. E’ un numero esorbitante di aree, dicono i cacciatori, alle quali si
aggiungono i siti di interesse comunitario (SIC). È un altro aspetto da
ridiscutere.
Sentito anche il mondo delle cooperative. Si è accennato al piano di sviluppo
rurale, lamentando che nei bandi per accedere ai finanziamenti Por c’è troppa
burocrazia, le procedure sono complesse e le aziende si trovano in difficoltà.
Chiedono anche che non siano limitati in termini così rigorosi i lavori in
economia, che consentono agli agricoltori di realizzare con minore spesa una
serie di lavori.
Tra gli argomenti trattati, il rilancio dell’agricoltura favorendo la
ricostruzione del patrimonio di sciami falcidiato da una stagione – il 2007-2008
– molto sfavorevole, la necessità di consentire alle aziende che producono
energia col fotovoltaico di andare oltre il proprio fabbisogno e vendere
energia, di rendere disponibili i terreni del “monte pascoli” (occorre una
legge) in maniera che possano essere venduti, dando priorità alle cooperative
che li hanno gestiti e migliorati e che vantano il credito del valore aggiunto.
Infine la Commissione ha espresso parere favorevole sulla delibera della
giunta che prevede i rimborsi dei danni alle aziende agricole colpite dalle
recenti alluvioni. (adel)