CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURA

Mozione n. 126

MozioneFALCONI - SPISSU - FADDA - BALIA- SANNA Giacomo -BIANCU - CALLEDDA - CUGINI - DEIANA - DEMURU -DORE -  GIAGU - GRANELLA - IBBA - LAI -  MANCA - MARROCU - MASIA - MORITTU -  ORRU' -  PACIFICO - PINNA - PIRISI - PUSCEDDU - SANNA Alberto - SANNA Emanuele - SANNA Gian Valerio - SANNA Salvatore - SECCI - SELIS, sull'aggravarsi della crisi industriale sarda  e sulla mancanza di una politica energetica.


IL CONSIGLIO REGIONALE

CONSIDERATO che

- la Sardegna subisce un preoccupante processo di  ridimensionamento del suo apparato industriale nell'ambito della più generale crisi economica;

- il Governo regionale nel corso di questa legislatura ormai si è dimostrato incapace  di individuare serie politiche di sviluppo;

- tale situazione determina il giusto allarme e la diffusa preoccupazione delle forze sociali e sindacali nel territorio pronte a sostenere anche con le lotte un duro confronto che porti al mantenimento di un sistema industriale;

RILEVATA l'improduttività della iniziativa avviata dalla Giunta regionale  per verificare l'impegno reale del Governo nazionale a proposito del settore industriale dell'Isola ed in particolare sulla proposta di istituzione di un tavolo comune che rappresenti l'unità delle forze politiche regionali, del movimento sindacale, delle forze economiche, sull'esempio dell'accordo interregionale con Veneto, Puglia e Sicilia,  che riporti l'attenzione del Governo sui grandi agglomerati industriali mediante l'avvio di un confronto specifico e di merito;

RILEVATO, inoltre, che la struttura produttiva in Sardegna è caratterizzata principalmente dai seguenti elementi:

- dalla presenza di quattro poli, tre chimici - Cagliari, Portotorres e Ottana - e uno chimico-metallurgico - Portovesme, originariamente privati, trasferiti per lo più al sistema  delle partecipazioni statali ed ora in una nuova fase di riprivatizzazione con forti ridimensionamenti produttivi, dismissioni, chiusure;

- dalla esistenza di 26 agglomerati industriali gestiti da 16 Consorzi di sviluppo Industriale di cui 3 Aree Industriali, 4 Nuclei di industrializzazione e 9 Zone  di interesse regionale;

- dalla esistenza di 4 Distretti industriali;

- da una forte presenza di aree minerarie, in gran parte dismesse, alcune in fase di recupero ambientale,  di cessione agli enti locali o di riconversione produttiva;

- dalla presenza di circa 18.000 imprese industriali, il 60 per cento a carattere artigianale,  2.700 delle quali occupano circa 115.000 addetti, (pari al 24 per cento del totale degli occupati), ripartiti per il 56 per cento circa nell'industria in senso stretto ed il 44 per cento nell'edilizia;

- dalla vitalità del sistema delle piccole e medie imprese e dell'artigianato e nel campo dei servizi (new-economy) da una importante iniziativa di livello internazionale;

CONSIDERATO che:

- il nostro Paese subisce una forte penalizzazione nel confronto  con gli altri paesi Europei in materia di costi energetici;

- i recenti rincari dei prezzi del greggio ampliano ulteriormente la differenza di costi, e  che le forti tensioni in Medio Oriente possono provocare un aumento ulteriore ed esponenziale,  che si ripercuotono sul sistema produttivo isolano in forme ancora più rilevanti, per i seguenti motivi:

- la Sardegna è l'unica regione d'Italia a non beneficiare del gas metano o di altri fonti energetiche significative e all'inspiegabile rallentamento della produzione di energia elettrica da carbone;

- le caratteristiche del sistema industriale isolano caratterizzato dalla forte incidenza di industrie di base energivore;

- il limite fisico dell'interconnessione esistente del sistema elettrico nazionale, e quindi europeo,  con quello isolano;

- il mancato avvio dell'utilizzo del carbone Sulcis a fini di produzione di energia elettrica oggi  resa nuovamente competitiva dall'andamento del mercato che vede  il costo del chilowattora pari a 42,13 di vecchie lire dal carbone, 106,78 dall'olio combustibile, 122,77 dal metano;

RILEVATO che l'industria minero-metallurgica, concentrata per lo più a Portovesme e oggi totalmente privatizzata, rappresenta per quel territorio la maggiore fonte di reddito, interessata negli ultimi anni a ingenti investimenti per rendere le produzioni eco-compatibili;

EVIDENZIATO che le ristrutturazioni aziendali hanno portato la fuoriuscita di centinaia di lavoratori per garantire competitività con l'impiego di tecnologie innovative in grado di competere nel mercato; tali industrie oggi  sono attraversate  da una pesante crisi  data da una congiuntura internazionale che ha portato ai minimi storici il mercato dei metalli non ferrosi,  contemporaneamente questi sono gravemente penalizzati dai forti costi energetici che risultano doppi rispetto alla concorrenza internazionale;

SOTTOLINEATA l'importanza economica ed occupazionale del settore  estrattivo che conta in Sardegna 1.200 aziende con 8.300 addetti diretti e 10.000 nell'indotto e che  da solo rappresenta il 9 per cento del PIL sardo;

RILEVATO che oggi anche questo settore è attraversato da una profonda crisi strutturale  che vede nel comparto del granito anche una congiuntura negativa dovuta dallo sconvolgimento del mercato mondiale con l'ingresso  di nuovi paesi  produttori;

EVIDENZIATO che il  mancato riordino della normativa del comparto attraverso l'approvazione di una legge-quadro di riforma  ha inserito un elemento di ulteriore turbativa; 

RILEVATO che la mancata regolamentazione della procedura autorizzativa e il rinnovo di concessioni  ha  destato preoccupazione e allarme di carattere ambientale, in alcuni casi giustificato, e in molti altri generalizzato;

SOTTOLINEATO che:

- il recente Accordo di programma sulla chimica stipulato tra le diverse parti pubbliche e private deve trovare piena attuazione;

- tale Accordo di programma, che prevede diverse azioni volte al risanamento e alla bonifica industriale, oltre agli investimenti deve salvaguardare l'occupazione nei processi di trasformazione produttiva;

RICORDATA la grave crisi congiunturale che attraversa il polo tessile-manifatturiero di Macomer-Ottana-Siniscola, che vede in alcune realtà i lavoratori senza le necessarie garanzie di ammortizzatori sociali;

SOTTOLINEATO che l'insediamento di nuove attività produttive incoraggiate alla fine degli anni '90 da una organica politica di concertazione ha portato consistenti finanziamenti con strumenti di programmazione negoziata e con leggi di sostegno o bandi nazionali e regionali;

RILEVATO che quel circuito virtuoso destinato, se duraturo,  a portare a regime nell'Isola numerosi insediamenti produttivi, si è interrotto;

CONSIDERATO che uno dei più importanti settori industriali della Sardegna, come l'agro-alimentare, sta conoscendo un momento di sviluppo, ciononostante deve essere accompagnato da una politica di settore che ancora oggi non c'è,

  impegna la Giunta regionale

a rivendicare presso il Governo nazionale:

- un piano energetico regionale compatibile con le ipotesi di sviluppo onde ottenere in via permanente un costo energetico in linea con la concorrenza europea ed extraeuropea;

- l'abbattimento, anche parziale, dei costi accessori dell'energia, con particolare riferimento agli oneri della stessa energia elettrica,  a favore delle imprese, in attesa dell'avvio degli impianti di autoproduzione;

- l'assunzione definitiva affinché la Sardegna diventi la via di adduzione del metano al continente italiano;

- la perequazione dei costi produttivi, in particolare energetici, a livello dell'Unione Europea e, più  in generale, l'assicurazione di pari condizioni di competitività alle industrie di base della Sardegna;

- interventi sul sistema delle infrastrutture e dei servizi per garantire  condizioni di competitività alle aziende operanti in Sardegna;

- la garanzia dei finanziamenti necessari per rendere maggiormente eco-compatibili i sistemi di produzione e di estrazione al fine di rispondere alle prescrizioni di legge nazionali e comunitarie;

- un tavolo permanente di concertazione con le diverse parti, congelando temporaneamente le dismissioni in atto,  con l'obiettivo di:

1) bloccare l'attuale tentativo di fuga dalle proprie responsabilità di Enichem,;

2) bonificare i siti industriali di impianti ritenuti superati e comunque non più produttivi da definire anche con Enichem,

impegna altresì la Giunta regionale  

ad attivare con il Governo nazionale un serrato confronto sui parametri e sulle modifiche alla Legge n. 488, onde garantire sufficienti risorse finanziarie per l'intero sistema industriale anche attraverso le leggi regionali.


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