CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURA

Mozione n. 98

MOZIONE  BALIA - SPISSU - FADDA - SANNA Giacomo - COGODI - DETTORI - BIANCU - CALLEDDA - CUGINI - DEIANA - DEMURU -  DORE - FALCONI - GIAGU - GRANELLA - IBBA - LAI - MANCA - MARROCU - MASIA - MORITTU - ORRU' - ORTU - PACIFICO - PINNA - PIRISI - PUSCEDDU - SANNA Alberto - SANNA Emanuele - SANNA Gianvalerio - SANNA Salvatore - SCANO - SECCI - SELIS - VASSALLO, sulla necessità di predisporre adeguate misure di riordino e di risanamento della spesa sanitaria regionale, sull'esigenza di un nuovo Piano sanitario regionale, sull'incompleta attuazione della riforma del sistema sanitario. Istituzione di una commissione d'inchiesta.


IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che nonostante i continui e ripetuti solleciti proposti periodicamente da singoli Consiglieri l'Assessore della sanità non ha ancora provveduto ad elaborare il Piano sanitario Regionale, benché sia questo uno strumento fondamentale nelle funzioni di programmazione, vigilanza e controllo attribuite alle Regioni;

CONSIDERATO   che la stessa Corte dei Conti, nella relazione sui risultati del controllo eseguito sulle politiche regionali riferite all'attività amministrativa in materia di sanità, rileva la frammentarietà che in materia di programmazione sanitaria deriva dall'adozione di diversi provvedimenti di settore che sostituiscono in modo disomogeneo e privo di unitarietà il Piano sanitario regionale, con ricadute negative sia sul piano programmatorio che su quello gestionale;

CONSTATATO  che sempre dalla su citata relazione della Corte dei Conti risulta che gli "obiettivi" da raggiungere sono prefigurati "con riguardo alla generalità delle Aziende e sono, comunque, formalmente, fuori dal singolo rapporto sinallagmatico" , con l'impossibilità di valutare i direttori  generali coerentemente con i rispettivi risultati conseguiti per la mancata fissazione di indicatori di risultato;

VERIFICATO che solo recentemente ed a decorrere dal 1° gennaio 2003 la Giunta regionale ha deliberato gli obiettivi per i direttori generali delle Aziende sanitarie, prevedendo peraltro una integrazione di una quota fino al 20% del trattamento economico dei direttori generali, previa valutazione dei risultati di gestione ottenuti e della realizzazione degli obiettivi fissati annualmente dall'Amministrazione regionale;

RILEVATO che  il DPCM n. 319 del 2001 regola il nuovo contratto dei manager delle aziende sanitarie ed indica il tetto massimo di retribuzione per i direttori generali in 154.937 euro all'anno oltre a 5164 Euro annui per spese relative ai corsi di formazione e che l'integrazione di una quota fino al 20% del trattamento economico, previa valutazione dei risultati di gestione ottenuti e del conseguimento degli obiettivi annualmente fissati è possibile ma non obbligatoriamente individuabile nella fascia più alta;

SOTTOLINEATO  che  le aziende sanitarie e ospedaliere dove i manager ottengono gli stipendi più alti sono prevalentemente situate nelle Regioni meridionali, dove il livello di efficienza, efficacia e funzionalità dei servizi sanitari non è tra i migliori d'Italia;

PRESO ATTO che la Sardegna, insieme alla Sicilia ed alla Basilicata è la Regione dove ai direttori generali vengono corrisposti i compensi più alti (154.937 euro), che in Italia solo 18 Aziende Sanitarie raggiungono il tetto massimo e che ben sette di queste diciotto sono sarde;

APPURATO che secondo una nuova indagine sulle politiche regionali in materia di Sanità la Corte dei Conti ha stabilito che dal 1998 al 2001 a fronte di un aumento delle entrate si è verificato uno spaventoso aumento del passivo;

CONSIDERATO che sempre più spesso la filosofia di difesa ricorrente, rispetto ai continui incrementi della spesa nella sanità, è quella di ipotizzare  periodicamente la chiusura dei piccoli ospedali, senza mai acclarare la reale incidenza dei costi sul totale della spendita  per sostenere la loro operatività;

VISTO che, a tutt'oggi, il Consiglio regionale e la stessa Commissione sanità ignorano il volume totale del disavanzo della spesa sanitaria, mentre si susseguono dichiarazioni ora allarmanti e preoccupate, ora rassicuranti ed ottimistiche da parte dello stesso Assessore della Sanità;

CONSTATATO che secondo i giudici contabili l'Assessorato della sanità avrebbe esercitato solo parzialmente le prerogative che l'ordinamento prevede in questo settore che, purtroppo, non è sempre in grado di soddisfare le aspettative di salute dei cittadini;

EVIDENZIATO che per la Corte la carenza di sistemi informativi adeguati non consente di conoscere in tempo reale il funzionamento del sistema (liste d'attesa, degenze, dimissioni) nonché i dati necessari per verificare l'efficienza delle strutture;

PRESO ATTO che per fronteggiare l'inarrestabile ascesa della spesa nel settore della sanità la Regione sarda ha deciso di praticare una politica dei ticket ingiusta perché penalizza coloro che sono già svantaggiati dalla malattia, non ubbidisce a meccanismi solidaristici della spesa (fiscalità generale), incide su una parte marginale della spesa sanitaria, è ininfluente sui meccanismi strutturali e dimostra l'incapacità del governo regionale a governare le fonti vere di spreco e di maggiore spesa;

VISTO che dai documenti di bilancio degli ultimi anni risulta un'altissima incidenza della spesa sanitaria ed è quanto mai urgente attivare un controllo rigoroso al fine di evitare sperperi e inefficienze che attualmente collocano la Sardegna al quinto posto nazionale (dopo Lazio, Sicilia, Lombardia e Veneto) nel disavanzo della spesa sanitaria delle Aziende USL;

RICORDATO che è improrogabile la necessità di predisporre e attuare adeguate misure di riordino e di risanamento della spesa sanitaria finalizzate a una maggiore efficacia e qualità della stessa, sia perché sono entrate in vigore le nuove norme sul federalismo fiscale sia perché l'allargamento del patto di stabilità alle Regioni (e agli enti locali) comporta che queste siano integralmente responsabili del servizio fornito e dell'equilibrio finanziario dei sistemi sanitari regionali;

CONSTATATO che, in assenza di manovra finanziaria, la Sardegna unitamente ad altre quattro regioni (Campania, Calabria, Abruzzo e Sicilia), non avendo rispettato il patto di stabilità, non può accede ai fondi extra  promessi dal Governo per il bilancio 2001, con ulteriori gravi ripercussioni sul precario bilancio regionale e sui livelli di assistenza offerti;

VERIFICATO  inoltre che per il riparto del Fondo sanitario nazionale per il 2003 esistono due ipotesi alternative, una delle quali prevede che le risorse per il fondo di riequilibrio siano ricalcolate solo a favore delle Regioni a Statuto ordinario, incentivando così il già forte disagio delle Regioni più povere e rischiando una autentica ulteriore compromissione nella qualità dell'assistenza;

OSSERVATO che per quanto riguarda l'ospedalità appare insostenibile che nelle aree urbane di Cagliari e Sassari siano concentrati la gran parte dei posti letto mentre gli altri territori dell'isola sono ben al di sotto degli standard nazionali;

VALUTATO che occorre che l'ospedale sia destinato ad interventi acuti e che si curino a domicilio  o in strutture residenziali territoriali le patologie non acute  creando, di conseguenza, una efficiente rete di assistenza domiciliare, con la integrazione di funzioni sanitarie e sociali, ambito nel quale la Sardegna è in spaventoso ritardo;

APPRESO che nella Conferenza Stato-Regioni svoltasi a Fiuggi il 30 e 31 gennaio scorso, nella ripartizione del Fondo sanitario nazionale 2003, la Sardegna ha ottenuto un aumento solo del 2,8 per cento rispetto allo scorso anno, incremento nettamente inferiore alla media di tutte le  Regioni - pari al 4,5 per cento- e che nella graduatoria relativa ai parametri sui livelli di assistenza l'isola è risultata all'ultimo posto,

impegna la Giunta regionale

- ad intraprendere tutte le azioni utili per scongiurare che il mancato rispetto del patto di stabilità impedisca alla Regione Sardegna di concorrere alla distribuzione dei fondi extra per il bilancio 2001;

- a chiarire tempestivamente i livelli di spesa per centri di costo e per ogni Azienda Sanitaria, con dati disaggregati per le piccole strutture ospedaliere ed in relazione ai risultati conseguiti;

- a illustrare i criteri seguiti dall'Assessorato regionale della sanità nel fissare gli obiettivi per i direttori generali delle Aziende sanitarie della Regione Sardegna per l'anno 2003 al fine di evitare che, attraverso meccanismi perversi, si possano comunque assegnare ai manager ulteriori aumenti e premi di produttività (oltre la retribuzione fissata) anche senza raggiungere i risultati richiesti per una buona ed efficiente gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere;

- ad adottare con urgenza - sempre che il volume delle risorse assegnate sia sufficiente a garantire  livelli di assistenza efficienti  e non vi sia una sottostima delle assegnazioni visto che l'incidenza delle spesa sanitaria sul PIL in Italia è del 5,8% contro il 7% della Francia e l'8% della Germania, - tutti quei provvedimenti previsti dalla normativa vigente  nei confronti di quei direttori generali che negli ultimi tre anni non abbiano raggiunto gli obiettivi fissati dall'Amministrazione regionale e le cui Aziende si siano caratterizzate per una scarsa efficienza, efficacia e funzionalità dei servizi sanitari offerti (in relazione alla spesa sostenuta) e per una cattiva gestione delle stesse dal punto di vista economico-finanziario, considerato anche il fatto che nel resto d'Italia vi sono manager le cui Aziende sanitarie offrono, in rapporto alle risorse loro assegnate, uno standard dei servizi erogati decisamente più alto rispetto a quello della nostra regione e, malgrado ciò, vengono retribuiti in maniera inferiore;

- ad intraprendere misure urgenti e prioritarie per evitare ulteriori sperperi e inefficienze che attualmente collocano la Sardegna al quinto posto nazionale nel disavanzo della spesa sanitaria delle Aziende sanitarie, considerata anche l'altissima incidenza della spesa sanitaria sul  bilancio della nostra Regione;

- a presentare entro tempi certi  e comunque entro il mese di marzo 2003 un nuovo Piano sanitario regionale, visto che quello in vigore risale al 1985 ed è assolutamente inadeguato rispetto alla pesante situazione in cui versa il sistema sanitario regionale, anche in virtù di squilibri strutturali per i quali non si intravedono prospettive di superamento a breve periodo;

- a prevedere con urgenza una ipotesi di concreta razionalizzazione dei grandi ospedali anziché ricorrere, ogni volta che vi è un incremento nella spesa sanitaria, a "minacciare" la chiusura dei piccoli ospedali;

- ad attivare tutti gli strumenti necessari a realizzare una rete ospedaliera meglio distribuita sul territorio regionale e, contemporaneamente, una rete di assistenza domiciliare, con la integrazione di funzioni sanitarie e sociali, di modo che gli ospedali siano destinati agli eventi acuti mentre le strutture residenziali territoriali siano destinate alla cura di patologie non acute;

- a un coinvolgimento importante dei medici di famiglia nella guida dei percorsi di assistenza del cittadino e nella responsabilità gestionale, attivando percorsi di aggiornamento e di formazione professionale indispensabili allo svolgimento di questo compito,

delibera

- inoltre di istituire, in base all'art. 125 del Regolamento, una commissione d'inchiesta volta ad appurare:

1) le modalità ed i criteri utilizzati per l'attribuzione delle risorse alle singole Aziende Sanitarie;

2) la situazione della spesa  in forma definitiva e certa per centri di costo e per ogni Azienda Sanitaria, con dati disaggregati per le piccole strutture;

3) a verificare se ad un  incremento della spesa corrisponde realmente un miglioramento nell'offerta dei servizi (contenimento delle liste d'attesa innovazioni tecnologiche, nuovi servizi e nuovi moduli, efficienza delle strutture, carta dei servizi etc.);

4) quali risultati abbia determinato l'accentramento degli acquisti.

Cagliari, 1° febbraio 2003


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