CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURAMozione n. 77
MOZIONE MORITTU - SPISSU - FADDA - BALIA - DORE - BIANCU - CALLEDDA - CUGINI - DEIANA - DEMURU - DETTORI - FALCONI - GIAGU - GRANELLA - IBBA - LAI - MARROCU - MASIA - ORRU' - PACIFICO - PINNA - PIRISI - PUSCEDDU - SANNA Alberto - SANNA Emanuele - SANNA Gian Valerio - SANNA Salvatore - SCANO - SECCI- SELIS, sulla gravissima emergenza idrica della Sardegna e sulle iniziative necessarie per governare una risorsa vitale per lo sviluppo dell'Isola.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO CHE:
l'acqua è una risorsa naturale, unica e limitata, che appartiene a tutti e che il suo uso deve essere garantito come un diritto universale ed inviolabile secondo criteri di equità, efficienza ed economicità;
- i territori e le popolazioni della Sardegna stanno vivendo uno stato di gravissima emergenza idrica che si presenta più acuto nel Campidano e nel Sulcis, ed in particolare nella città di Carbonia dove l'Amministrazione comunale sta provvedendo all'approvvigionamento idrico primario con l'utilizzo di costose autobotti;
- la Sardegna è stata interessata negli ultimi quindici anni da una variazione climatica che ha determinato una significativa riduzione della piovosità con conseguente dimezzamento dei deflussi medi, con punte fortemente deficitarie in alcuni sistemi idrografici,in particolare quelli meridionali;
- a fronte di un fabbisogno multisettoriale complessivo stimato in 1200 milioni di mc/anno, le risorse disponibili nei bacini al 31 maggio 2002 erano di soli 400 milioni di mc con un deficit medio del 65 per cento;
- la disponibilità di acqua stimata al 31 maggio scorso era di appena 265 mc per abitante, ben al di sotto della soglia limite di 500 mc per abitante anno stabilita dalla Organizzazione Mondiale Sanitaria;
- il drammatico deficit idrico non è dovuto soltanto ai minori afflussi nei bacini, ma ha delle concause nelle carenze manutentive e nelle inadeguate infrastrutture di trasporto e distribuzione che presentano perdite accertate dell'ordine del 40 per cento per un totale di circa 100 milioni di mc/anno nel solo settore idropotabile, e che a causa della ritardata installazione dei contatori in tutti i comprensori irrigui, si è perso un risparmio di acqua stimato in ulteriori 140 milioni di mc/anno;
- l'impianto di recupero dei reflui di Is Arenas a Cagliari, realizzato con i fondi POP '94/'99, rappresenta una risorsa preziosa la cui utilizzazione è oggi indispensabile per evitare danni irreparabili al comparto agricolo;
- la mancanza di una chiara strategia d'intervento e le continue tensioni politiche all'interno della maggioranza di governo hanno determinato continui rinvii sulle scelte da fare e gravissimi ritardi nella programmazione delle risorse da tempo disponibili, fondi POR biennio 2000-2002 Asse I e fondi CIPE 1999-2000-2001 assegnati alla Sardegna e che solo in data 26 febbraio 2002 è stato approvato un piano stralcio (APQ idrico-fognario) che ha impegnato una parte delle risorse disponibili;
CONSIDERATO CHE:
- in Sardegna, come nel resto delle regioni meridionali italiane, l'emergenza idrica non può più essere considerata come un fatto accidentale o contingente, frutto di una stagione sfortunata, ma una condizione strutturale che riguarderà, con molta probabilità i decenni a venire;
- per programmare democraticamente un uso sostenibile delle limitate risorse idriche è necessario superare la gestione commissariale fondata su una politica provvisoria e temporanea dell'emergenza (aspettando la pioggia) che è, ultimamente, è apparsa contraddittoria e tardiva;
- la mancata elaborazione ed approvazione del Piano d'ambito da parte dell'Autorità di bacino entro il 31 dicembre 2002 rischia di pregiudicare la spendita delle risorse Comunitarie previste per il 2° quadriennio dell'Asse I (risorse idriche) del POR;
- nonostante i supposti poteri eccezionali conferiti dall'ordinanza del Ministro dell'interno sull'accelerazione delle opere pubbliche in corso ed in particolare per quelle relative all'emergenza idrica, annunciati sulla stampa come una sfida nei confronti del Consiglio regionale, non risulta sia stato assunto ad oggi alcun provvedimento in proposito;
DENUNCIATO il gravissimo ritardo della Giunta regionale e del Presidente/Commissario nella definizione delle procedure di costituzione dell'Autorità d'ambito, che non hanno ancora provveduto a indire le elezioni per la nomina dei componenti dell'assemblea, nonostante sia stata raggiunta da tempo la maggioranza prevista dall'articolo 6 della legge regionale n. 29 del 1997;
VISTA l'ordinanza del Ministro dell'interno con la quale il Presidente/Commissario è autorizzato, in deroga alla legge regionale n. 29 del 1997, ad elaborare ed approvare il Piano d'ambito ed il Piano stralcio di bacino, in deroga agli articoli 17 e 20 della Legge n. 183 del 1989,"semprechè non vi provvedano gli Organi competenti";
CONSIDERATO che la deroga alla legge regionale n. 29 del 1997 appare un esercizio eccessivo del potere ordinatorio del Ministro che lede i poteri autonomistici del Consiglio regionale della Sardegna che viene così espropriato della sua competenza statutaria in materia di governo delle risorse idriche;
VISTO il programma delle opere idriche elencate nella delibera CIPE n. 21 del 2001, in esecuzione della legge obiettivo, che prevede la realizzazione del collegamento idrico tra i bacini della Corsica con quelli del Nord-Sardegna, senza uno studio di fattibilità tecnica-economica che definisca modalità, tempi di esecuzione e fonti finanziarie;
ACCERTATO che queste opere di collegamento con la Corsica, proposte dal Ministro, non sono previste negli atti di programmazione e di indirizzo approvati dal Consiglio regionale o in atti, studi e documenti adottati dalla Giunta;
CONSIDERATO che il finanziamento previsto nella delibera CIPE per il 2002 è di soli 33,5 milioni di euro e che la cifra prevista appare destinata a finanziare l'ennesimo ed inconcludente studio di progettazione di opere destinate, con molta probabilità, a rimanere sulla carta;
RITENUTO che il Ministro non possa decidere in modo unilaterale quali sono le priorità e le opere da realizzare per affrontare l'emergenza idrica della Sardegna;
APPRESO che molte Regioni hanno impugnato davanti alla Consulta la legge obiettivo ritenuta lesiva dei poteri che la recente riforma federalista in vigore affida, in materia di opere pubbliche, alle competenze regionali;
RITENUTO inoltre che le risorse programmate dal Governo nazionale per la Sardegna sono del tutto insufficienti per realizzare le opere infrastrutturali previste nello studio preliminare allegato all'Accordo di Programma approvato dal Governo e ritenute urgenti e necessarie per affrontare e il dramma dell'emergenza attuale e soprattutto di quella futura,
impegna il Presidente e la Giunta regionale
1) a sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale un documento programmatico e di indirizzo contenente le strategie complessive e le proposte d'intervento necessarie per affrontare e risolvere il dramma dell'emergenza, indicando modalità, tempi di esecuzione e risorse finanziarie;
2) a predisporre un programma straordinario, dotato di adeguate risorse finanziarie, che preveda tutte le opere necessarie per:
- eliminare gli sprechi e le perdite nel trasporto e nella distribuzione dando la priorità alle opere di riqualificazione delle reti cittadine, alla cui realizzazione devono concorrere, con adeguati meccanismi di premialità, i soggetti gestori e gli enti locali interessati;
- utilizzare tutte le risorse idriche immediatamente disponibili quali quelle provenienti dall'impianto di trattamento dei reflui di Is Arenas e quelle disponibili ed accertate nelle falde sotterranee e nelle miniere del Sulcis;
3) a dare immediato avvio alla realizzazione delle opere previste nell'Accordo di Programma Quadro (APQ) recentemente approvato utilizzando il meccanismo premiale, previsto dalla Legge Merloni, per l'accelerazione degli interventi in fase esecutiva;
4) a indire con la massima urgenza consentita le elezioni per eleggere i componenti dell'assemblea dell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) a cui spetta il compito di predisporre ed approvare il piano d'ambito;
5) a rivendicare nei confronti del governo Nazionale il trasferimento di maggiori risorse per la realizzazione delle infrastrutture necessarie per affrontare e risolvere la questione idrica della Sardegna;
6) a riaffermare con forza la competenza primaria della Regione in materia di governo delle acque e delle relative opere pubbliche respingendo nettamente l'impostazione centralista assunta dal Governo con l'approvazione del programma delle infrastrutture strategiche della legge obiettivo dove sono previste opere, per esempio il collegamento con la Corsica, che non sono state concertate con la Regione;
7) a revocare le vecchie concessioni ENEL, in attuazione dell'articolo 16 della legge regionale n. 17 del 2000, vietando definitivamente l'utilizzo delle acque di quei bacini per usi idroelettrici ed avviare, con urgenza, una politica di riordino e di riorganizzazione del sistema di gestione dei bacini idrici.
Cagliari, 12 luglio 2002
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