CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURA

Mozione n. 42

MOZIONE CUGINI - FADDA - BALIA - COGODI - BIANCU - DETTORI Ivana - PUSCEDDU - CALLEDDA - DEIANA - DEMURU - DORE - FALCONI - GIAGU - GRANELLA - IBBA - LAI - MARROCU - MASIA - MORITTU - ORRU' - ORTU - PACIFICO - PINNA - PIRISI - SANNA Alberto - SANNA Emanuele - SANNA Gianvalerio - SANNA Salvatore - SCANO - SECCI - SELIS - SPISSU - VASSALLO sul grave stato di paralisi ed inefficienza  della Regione sarda.

 


IL CONSIGLIO REGIONALE  

premesso che da mesi si è costretti ad operare in una condizione pressoché totale di paralisi istituzionale, nella quale il lavoro delle Commissioni e l'attività dell'intera Assemblea sono pesantemente condizionate dall'assenteismo e dal disimpegno della maggioranza di governo che, al contrario, ne dovrebbe garantire la produttività ed il buon funzionamento;

considerato che tale condizione determina, come diretta conseguenza, l'evidente insufficienza dell'attività di governo, con i programmi di legislatura, quelli annuali e comunitari, interamente disattesi,  e la concomitante paralisi dei flussi finanziari di spesa che ricade, giornalmente e in maniera negativa, sulle categorie economiche e produttive e, perciò, sui processi di sviluppo locale;

preso atto che l'assenza dai luoghi e dagli appuntamenti vitali per la Sardegna, l'attività legislativa prodotta e l'indisponibilità ad un confronto serio, aperto e concreto sui temi, non solo dell'emergenza, ma soprattutto dello sviluppo e del lavoro,  dimostrano e giustificano i toni di una nostra fondata e ragionevole preoccupazione per il futuro;

constatato che gli impegni presi nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta di centrodestra, in particolare con riferimento:

1) alla riforma complessiva della Regione e dei suoi enti;

2) alla Commissione speciale per la riforma dello Statuto;

3) al così detto "choc burocratico";

4) allo sviluppo e le risorse;

5) alla "task force" per l'occupazione;

6) alla politica del credito;

7) al progetto di sviluppo;

8) all'ambiente;

9) all'attuazione integrale delle leggi a sostegno del lavoro, ampliandone i contenuti e migliorando le norme attuative;

10) all'urbanistica e ai piani territoriali paesistici;

11) all'industria;

12) all'emigrazione;

13) al turismo;

14) al contenimento della spesa; 

15) alle zone interne e alla società del  malessere, sono stati totalmente disattesi  nella loro attuazione e rimasti semplici slogan di propaganda;

ribadito che le forze del centrosinistra e Rifondazione Comunista hanno interpretato il ruolo di opposizione nell'interesse della Sardegna, penalizzata dall'inadeguatezza e dall'inefficienza della Giunta regionale e della maggioranza che la sostiene, attraverso un'assidua presenza nei lavori consiliari, con una disponibilità al confronto sui temi reali e sulle emergenze, con un'intensa  attività politica e istituzionale, certificata dai numeri riguardanti le proposte di legge, le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni;

constatato che la finanziaria regionale 2001, preannunciata dalla Giunta regionale come rivoluzionaria, è stata la riprova dell'inadeguatezza della Giunta regionale che  ha presentato la manovra con un inaccettabile e dannoso ritardo (oltre tre mesi), e si contraddistingue per il carattere di disorganicità e di clientelismo che rappresenta la mancanza assoluta di un disegno mirato e strategico, atto a raccogliere le numerose esigenze di crescita e di sviluppo dell'Isola a favore dell'esigenza di tenere insieme gli interessi di una frastagliata maggioranza di centrodestra;

accertato che è evidente che la Finanziaria 2001 è stata utilizzata quale veicolo di propaganda elettorale, tant'è che i preannunciati disegni di legge ad essa collegati, per decadenza dei tempi di presentazione, di discussione e di approvazione, hanno perso l'efficacia particolare di strumenti della manovra finanziaria;

constatato   che

- ai disegni di legge collegati erano agganciate impellenti problematiche e aspettative di settori particolarmente delicati, quali quello dell'imprenditoria giovanile, del mondo dell'artigianato, dell'ambiente, dello sviluppo, etc.., e che, per colpa di un uso strumentale di questi problemi, viene svilita la stessa istituzione del Consiglio regionale, visto come luogo non risolutivo delle questioni aperte dove, anzi, esse si accentuano fino alle soglie della drammaticità;

- a fronte di tanto immobilismo la Giunta regionale, inspiegabilmente, apporta arbitrarie e sostanziali modifiche al Complemento di programmazione del POR, approvato dall'Assemblea, in palese e grave violazione delle prerogative del Consiglio in materia di programmazione comunitaria, della volontà espressa dall'organo legislativo regionale ed in contrasto con atti dello stesso organo esecutivo regionale;

preso atto che si assiste, peraltro, in questi giorni, a contese intestine fra i partiti della maggioranza, tese a determinare nuovi assetti interni, attraverso esternazioni, consultazioni ed interlocuzioni, tutte esterne alle sedi istituzionali e con il pericoloso riaffacciarsi sulla scena di personaggi che, in una convulsa quanto oscura fase della vita politica regionale, ebbero a condizionare, con metodi e strumenti ancora da chiarire, le scelte decisive sulla formazione di una maggioranza non legittimata dal consenso popolare e in totale dispregio del libero e democratico confronto parlamentare;

rilevato che dopo la vittoria del Polo del 13 maggio, l'ondata neo centralista, che sta progressivamente investendo anche la realtà sarda, si sta ripercuotendo brutalmente non solo sugli assetti del governo regionale ma anche nelle libere determinazioni che le forze politiche assumono per i governi locali, dove gli accordi si devono realizzare esclusivamente sulla base dei bisogni e dei diritti dei cittadini e attraverso limpide convergenze programmatiche;

rilevato altresì, che la crisi strisciante che investe la maggioranza di centrodestra al governo della Regione, debba trovare nella sede istituzionale parlamentare il luogo deputato al confronto ed alla definizione delle scelte istituzionali;

valutata l'opportunità che il perdurante stato d'incertezza e d'inattività che investe il Consiglio regionale debba essere interrotto per consentire il riaprirsi di un confronto pubblico e parlamentare sulle grandi questioni che attendono ormai  da tempo risposte concrete e appropriate, a partire dal tema delle riforme istituzionali e strutturali, all'attuazione dei Programmi comunitari e dei temi nodali dello sviluppo regionale, del lavoro e dell'occupazione,

esprime

a) l'esigenza di un urgente dibattito consiliare, al fine di approfondire le ragioni e le dannose ripercussioni di tale stato di paralisi istituzionale;

b) la preoccupazione sugli esiti devastanti, e forse irreversibili, ricadenti sul tessuto economico ed imprenditoriale sardo, e derivanti dall'evidente inefficienza dell'azione di governo dell'attuale maggioranza;

c) la profonda condanna politica per l'irresponsabile perdurare di lotte intestine alla maggioranza, tese a modificare esclusivamente l'attuale assetto di governo, per nulla sensibili ai bisogni ed alle emergenze sociali e congiunturali della Sardegna, per le quali fu sancito un preciso impegno da parte del Governo regionale.

impegna la Giunta regionale

a riferire in Consiglio regionale sullo stato di attuazione delle dichiarazioni programmatiche a suo tempo approvate a maggioranza del Consiglio regionale.

Cagliari, 7 giugno 2001