CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURAInterrogazione n. 771/A
INTERROGAZIONE MASIA - BALIA - IBBA, con richiesta di risposta scritta, sulla continua e reiterata discriminazione perpetrata ai danni del comparto della pesca del nord Sardegna dalle disposizioni contenute nel decreto 2/VI del 2004 che regolamenta il fermo biologico della pesca in Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che il comparto produttivo della pesca costituisce tradizionalmente una fonte di ricchezza e di cultura per la nostra Isola e che, in particolare in alcune zone costiere, è spesso una delle più importanti, se non l'unica, forma di sostentamento per numerose famiglie, soprattutto ove si consideri il forte indotto e le svariate attività ad esso complementari;
considerato che gli organi regionali preposti alla salvaguardia dell'ambiente naturale devono cercare di preservare anche il tessuto economico-culturale su cui esso si basa e non perseguire una sterile politica di divieti e limitazioni mortificanti verso l'economia e la sopravvivenza stessa di un territorio;
rilevato invece che il decreto dell'Assessore della difesa dell'Ambiente n. 2/VI del 2004 per la regolamentazione del fermo biologico, non solo paralizza l'attività del settore pesca, pregiudicando il comparto ittico dell'intera Isola, ma contiene gravi, evidenti quanto ingiustificate sperequazioni territoriali tra nord e sud Sardegna ed in particolare impone peculiari restrizioni e limitazioni che gravano esclusivamente sull'area del Golfo dell'Asinara;
preso atto che tali gravi discriminazioni erano già contenute nei precedenti decreti che regolamentavano il fermo biologico e che erano state superate a seguito di diversi incontri (tenutisi alla presenza del Presidente della Giunta regionale, dell'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e dei rappresentanti della pesca a strascico e della piccola pesca), sfociati in accordi che si ritenevano definitivi, in attesa di una legge quadro per regolarizzare il settore, nei quali si stabiliva che anche nelle acque antistanti l'isola dell'Asinara la regolamentazione della pesca a strascico fosse uniformata alla normativa vigente per il resto della Sardegna;
rimarcato che il carattere fortemente penalizzante dei decreti in oggetto, diviene oltremodo insopportabile per gli operatori del settore pesca del nord Sardegna, dato il ripetersi della stessa discriminazione limitatamente al territorio in cui essi operano, con il mantenimento di un provvedimento ulteriormente restrittivo rispetto alle altre realtà dell'isola e che possono ritenersi reiterati allo stesso modo, solo con l'intento di modificarli a seguito delle giuste pressioni dei pescatori, ma comunque a tempi scaduti;
sottolineato che la discriminazione inflitta agli operatori della pesca a strascico del nord Sardegna si protrae ormai da diversi anni comportando per gli stessi ingenti perdite economiche, tra impegni disattesi e promesse non mantenute dai competenti organi della Giunta regionale;
riscontrato peraltro che, nonostante la richiesta della competente Associazione armatori motopescherecci sardi del 13 marzo 2003, non si è provveduto all'integrazione della Commissione regionale pesca con la nomina dei due rappresentanti della pesca a strascico in sostituzione di due componenti dimissionari, come avvenuto invece in data 27 gennaio 2004 per i rappresentanti della pesca nelle acque interne e della Direzione marittima della Sardegna, lasciando priva di rappresentanza una parte importante del comparto ittico della Sardegna e così determinando scelte che non rispondono alle reali complessive esigenze dell'intero settore produttivo,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore della difesa dell'ambiente per sapere:
- quali iniziative intendano porre in essere per apportare gli opportuni correttivi alla disciplina contenuta nei citati decreti dell'Assessore della difesa dell'ambiente, reiteratamente discriminatoria nei confronti degli operatori della pesca a strascico del nord Sardegna;
- quali urgenti provvedimenti intendano assumere per evitare che si protragga ancora nel tempo tale regolamentazione pregiudizievole, che ha ingiustamente danneggiato il comparto della pesca del nord dell'isola, e quali congrui indennizzi intendano proporre per compensare le perdite economiche subite dagli operatori del settore i quali, questa volta, hanno manifestato l'intenzione di rivalersi anche giuridicamente nei confronti della Regione;
- quali azioni vogliano porre in essere perché possa essere affermato definitivamente il diritto per gli operatori del settore della pesca del nord dell'Isola, di esercitare la propria attività con le stesse regole vigenti per il resto della Sardegna.
Cagliari, 4 marzo 2004