CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURAInterrogazione n. 620/A
INTERROGAZIONE BALIA- IBBA - MASIA, con richiesta di risposta scritta, sulle drammatiche conseguenze che la riforma Moratti produce nella scuola sarda.
I sottoscritti,
premesso che la riforma della scuola che il ministro Moratti vorrebbe imporre agli italiani coinvolge direttamente circa un sesto della popolazione nazionale: in Italia sono presenti infatti 41.500 scuole statali, 7.700.000 alunni e studenti iscritti alle scuole materne, elementari, medie e superiori, con 750.000 insegnanti e 265.000 amministrativi e ausiliari;
verificato che la conseguenza più evidente si traduce in drastiche riduzioni di organico per una percentuale pari all'1,14 per cento che per la scuola italiana equivale alla perdita di 1.965 posti alle elementari, 304 posti alle medie , 6.132 alle superiori e 1.058 posti in meno per gli insegnanti di sostegno;
considerato che la Sardegna risulta la regione maggiormente penalizzata in quanto la riforma prevede oltre 1000 posti di lavoro in meno, con un decremento dell'organico pari al 3,83 per cento, contro la media nazionale dell'1,14 per cento. In particolare per le scuole superiori sarde è prevista una riduzione pari al 5,75 per cento che tradotto in cifre significa 583 docenti in meno, per la scuola media un taglio del 2,99 per cento con una perdita di 175 insegnanti, per le elementari il 3,76 per cento in meno porterebbe ad una riduzione di 289 posti di lavoro ed addirittura la Sardegna è l'unica regione italiana per cui è previsto un decremento per gli organici delle scuole materne, mentre per tutte le altre regioni è previsto un incremento per un totale di 412 nuovi occupati;
evidenziato che il Ministro dell'interno, nelle sue recenti visite alla città di Nuoro, a seguito del ripetersi di vili attentati, tesi a minare la vita sociale e civile ed alla recrudescenza degli atti di violenza che sono indissolubilmente legati al degrado economico, alla mancanza di prospettive di lavoro e di crescita delle zone interne, ha assunto a nome del Governo l'impegno di porre in essere azioni concrete per dare nuovo impulso e prospettive all'asfittica economia del nuorese, nonché per la costruzione di una vera cultura della legalità;
constatato che a seguito di tante promesse il primo atto del Governo è stato proprio la riforma della scuola, che si abbatte come una mannaia sulla provincia di Nuoro, producendo tagli per qualche migliaio di posti di lavoro, portando alla scomparsa di oltre seicento classi e riducendo al minimo l'assistenza per i bambini disabili, ci si chiede come il Ministro e la maggioranza di governo possano non cogliere i nefasti effetti che i tagli nel mondo della scuola produrrebbero in un contesto economico e sociale già tanto penalizzato;
rilevato inoltre che i tagli previsti colpirebbero irrimediabilmente soprattutto i piccoli centri della Sardegna, che già si segnalano tristemente per il progressivo spopolamento tanto da rischiare concretamente l'estinzione;
sottolineato che ipocritamente il governo nazionale proclama di voler rivitalizzare i paesi in agonia, salvo poi decretarne la morte con la riforma scolastica che, sopprimendo le poche scuole rimaste in funzione dopo i precedenti tagli, ne stroncherebbe qualsiasi aspirazione di sopravvivenza privandoli dell'unico strumento di crescita sociale e culturale ancora esistente;
tenuto conto che la scuola sarda è purtroppo quella che a livello nazionale vanta il maggior numero di record negativi per le strutture precarie e fatiscenti, per l'elevata dispersione scolastica e le alte percentuali di abbandono con conseguenti basse percentuali di diplomati e laureati;
rilevato che il terreno di confronto su cui i nostri giovani si troveranno a misurarsi per determinare il proprio futuro avrà sempre più dimensioni europee e che nei confronti dell'Europa il nostro sistema scolastico risulta ancor più penalizzato, appare con maggiore evidenza che la riforma Moratti non è sicuramente lo strumento adatto per formare le future generazioni, preparandole alle sfide sempre più ampie e difficili che le attendono;
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione per conoscere quali iniziative politiche ed istituzionali la Regione sarda intende intraprendere presso il Governo nazionale per tutelare la scuola sarda dalle conseguenze negative che la riforma voluta dal Ministro Moratti avrà nel tessuto sociale ed economico della nostra isola e al fine di richiedere l'urgente convocazione della conferenza Stato - Regioni, in accordo con altre regioni del sud che vivono la stessa drammatica situazione in un isolamento geografico ed economico, per rivendicare sia la propria autonomia nella gestione della scuola che le necessarie risorse che lo stato deve trasferire ai territori più penalizzati, per una difesa della specificità della nostra isola in cui il diritto allo studio non deve essere compromesso da problemi di bilancio e da riforme che rischiano di cancellare diritti consolidati in molti paesi della Sardegna.
Cagliari, 10 aprile 2003