CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURA

Interrogazione n. 121/A

INTERROGAZIONE LIORI, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione dei dipendenti ALCOA provenienti dall'ALUMIX e collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria.


Il sottoscritto,

premesso che negli anni 1995 e 1996 vennero stipulati atti di vendita del patrimonio della ALUMIX S.p.A. e di sue società controllate; l'acquirente (l'ALCOA S.p.A.) assunse, tra i suoi impegni, il "mantenimento degli impianti principali" per un periodo di cinque anni successivo alla data del closing, nonché di impiegare nella sua attività, sempre per cinque anni, i dipendenti provenienti dalla ALUMIX sino ad un numero di 2.701 (in parte sardi) con espresso obbligo di non effettuare un declassamento dei livelli di impiego; in seguito, prima della scadenza del termine quinquennale, la società collocò parte del personale in cassa integrazione guadagni straordinaria e a breve distanza di tempo propose agli stessi dipendenti la riassunzione con qualifica e mansioni inferiori a quelle inizialmente previste;

considerato che la vicenda, penalizzante per i lavoratori, appare discutibile sotto vari aspetti:

1) secondo quanto affermato da alcuni dipendenti (anche in sede giudiziale), il trattamento ad essi riservato presentava, fin dall'inizio, profili di illiceità e di ingiustizia: infatti l'ALUMIX, unilateralmente ed arbitrariamente, separava il personale in due gruppi: uno da riassorbire (e di fatto riassorbito) presso pubbliche amministrazioni (ex art. 10, comma 6 bis, Legge 27 dicembre 1994, n. 738); l'altro veniva destinato all'ALCOA; quest'ultima, da una parte condizionava l'acquisto dei siti industriali (la cui attività produttiva non era mai cessata) alla disponibilità del personale della ALUMIX ad accettare la riassunzione alle sue dipendenze, onde garantire la prosecuzione ininterrotta dell'attività; dall'altra parte si dichiarava indisponibile a subentrare tout court nei rapporti di lavoro con la parte venditrice, preferendo lasciare tutte le passività all'ALUMIX (quali, ad esempio il TFR maturato) e instaurare, ex novo, un rapporto di lavoro con lo stesso personale (in parte assolutamente indispensabile per garantire l'attività di quel periodo);

2) i dipendenti destinatari di tale operazione venivano convocati presso l'ufficio del personale dell'ALUMIX e ricevevano una lettera contenente la proposta di assunzione dell'ALCOA e una lettera di dimissioni indirizzata all'ALUMIX, lettere mancanti solo della sottoscrizione dei lavoratori; ad essi veniva prospettato che, se non avessero accettato di rassegnare immediatamente le dimissioni ed avessero contemporaneamente rinunciato ad essere riassunti dall'ALCOA, sarebbero stati immediatamente licenziati; è naturale comprendere che gran parte dei dipendenti, di fronte alla prospettiva di una perdita del posto di lavoro e alla contemporanea difficoltà nel trovare nuove prospettive occupazionali, nonché alla necessità di mantenere le proprie famiglie (già in grave difficoltà finanziaria), è stata costretta ad accettare;

3) si ravvisano dunque dei profili di illiceità e prevaricazione già in questa prima fase della vicenda:

- la minaccia di licenziamento che provoca una pressione psicologica nei confronti di questi lavoratori tale da farne venir meno l'autonomia delle scelte;

- l'arbitraria scelta del personale da espellere in totale spregio dei criteri di selezione imposti dalla legge;

- la sottrazione di tali scelte ad ogni controllo, sindacale e giudicale;

4) ai vizi iniziali, si aggiungono quelli successivi:

- la collocazione in cassa integrazione, nonostante esistesse l'obbligo di non ridurre i livelli occupazionali per un quinquennio, nonostante il valore del patrimonio acquistato superasse di gran lunga il prezzo pattuito, nonostante la chiusura in attivo dei bilanci negli ulti anni;

- la proposta di riassunzione con qualifica e mansioni di livello inferiore a quelle iniziali (con pericolo di licenziamento in caso di rifiuto);

- il doppio danno della perdita del posto di lavoro e della prospettiva di usufruire - come è stato invece per gli altri - della assunzione presso enti pubblici (ex Legge 27 dicembre 1994, n. 738);

constatato che negli accordi iniziali e in base alle disposizioni governative era prevista la vendita del solo settore industriale e invece sono stati ceduti (leggasi "regalati"), invece, anche altri comparti quali quello immobiliare e il settore ricerca (per esempio, le 14 ville a Portofaietta e Portoscuso e una villa seicentesca in Veneto, il tutto per un valore di 20 miliardi circa),

chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'industria per conoscere:

1) se corrisponda al vero quanto in premessa;

2) se risponda a verità che i dipendenti amministrativi ALCOA addetti alla contabilità siano "esuberi strutturali";

3) se esistano ragioni per le quali i citati dipendenti non vennero collocati presso enti pubblici ai sensi della Legge 27 dicembre 1994, n. 738, come accadde invece per altri loro colleghi, e se tale soluzione non sia ora possibile;

4) se, condividendo la preoccupazione dell'interrogante per la sorte di questi lavoratori sardi e delle loro famiglie, non intenda intervenire con ogni mezzo a disposizione per assicurarne una più ampia tutela e garanzia dei loro diritti, così come è avvenuto, per situazioni medesime, in altre regioni;

5) se e come intenda tutelare i diritti di quei lavoratori che non volessero accettare proposte di riduzione di qualifica per poter continuare a mantenere il posto di lavoro.

Cagliari, 25 febbraio 2000