CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURADISEGNO DI LEGGE N. 383/A
presentato dalla Giunta regionale
su proposta dell'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, MASALA
il 18 dicembre 2002
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione
(Legge finanziaria 2003)
RELAZIONE DI MINORANZA
On.le Scano
pervenuta il 24 febbraio 2003
· Le date: esse costituiscono spesso un eccellente elemento di riflessione. La manovra di bilancio approda in Aula il 25 di febbraio. Sarebbe dovuta arrivare ai primi di dicembre. Dal 1999 ad oggi, non si riesce più nemmeno ad avvicinarsi ai tempi prescritti dalla normativa. Ciò non è l'effetto di un inesorabile fenomeno atmosferico o del destino, è, invece, il frutto della confusione e dell'incapacità politica. La macchina dell'attuazione della manovra di bilancio, di conseguenza, non si mette in moto, ad essere ottimisti, prima di maggio - giugno e la performance di spesa non tocca il 40%. L'economia e la società pagano un duro prezzo, già solo per questo.
· L'esame della manovra in Commissione bilancio e programmazione si è svolto in un clima, che possiamo definire surreale. La maggioranza, al termine di pene e peripezie di ogni genere, dà il via libera a finanziaria e bilancio, ma senza esprimere un effettivo sostegno e dopo aver messo in essere una vera e propria azione di rallentamento e, perfino, di sabotaggio di alcune parti della legge finanziaria. Un passaggio, insomma, assai mediocre della vita politica e istituzionale.
· Si approda, come dicevo, finalmente in aula. I dolori, tuttavia, non devono essere finiti. La domanda che tutti si pongono è infatti: ce la farà la coalizione di centrodestra a portare in porto il bilancio o affonderà durante la traversata?
E il Presidente della Regione potrà restare in sella o sarà costretto, dalla sua stessa maggioranza, a dimettersi? E il Consiglio concluderà la XII legislatura alla scadenza normale o dovrà, per la prima volta, essere sciolto?
Le prossime settimane daranno risposta a tali interrogativi. Ciò che fin d'ora può dirsi, senza paura di essere smentiti, è che il centrodestra, arrivato al governo con grande rullare di tamburi ad annunciare un cambiamento epocale, ha fatto flop.
Un clamoroso fallimento. Senza distinzione di Presidenti. Senza distinzione di Assessori, per lo meno in relazione al bilancio.
· Prima di affrontare i documenti previsionali relativi al triennio 2003-2005, sarebbe utile dare uno sguardo ai risultati dell'esercizio 2002. A cominciare dallo stato d'attuazione della spesa: 3.510.000.000 sulla competenza e 1.839.000.000 sui residui. Un dato mortificante. Cos'è rimasto delle ambizioni del DPEF? Poco o nulla.
· Il giudizio sulla manovra di bilancio di solito è un'operazione sugli stanziamenti. Si tratta di una cattiva abitudine, che non riguarda solo i consiglieri regionali, ma anche, spesso, le forze sociali e gli enti locali. Si apre il bilancio e si controlla se si ha, almeno, la quota dell'anno precedente. Sfugge in questa ottica la valutazione sulla qualità della manovra e sulle direttrici di fondo.
Anche perché il 60% circa dell'ammontare complessivo degli stanziamenti mediamente si trasforma in residui.
Per queste ragioni non mi appassiona più di tanto l'abituale esercizio della comparazione degli stanziamenti.
I problemi dell'intervento regionale nell'economia sarda derivano, più che dalla eventuale riduzione degli stanziamenti, dal cattivo uso delle risorse e dal pessimo funzionamento dell'amministrazione.
Ciò premesso, se vogliamo dare uno sguardo agli stanziamenti, vediamo che, rispetto all'anno 2002, diminuiscono le risorse per il turismo (da 92.689 a 54.366), per l'artigianato (da 98.331 a 85.821), per l'industria (da 88.624 a 56.050), mentre rimangono stabili quelle per l'agricoltura e aumentano, esclusivamente, quelle destinate al commercio (da 26.577 a 31.737).
Diminuiscono, in particolare, le risorse destinate agli enti locali (da 576.110 a 442.071).
· Se dai raffronti sugli stanziamenti, passiamo alla valutazione di qualità, può vedersi facilmente che si va di male in peggio.
Aspetti finanziari: si continua a parlare e a straparlare della questione dell'indebitamento, ma si procede nella spirale perversa del debito fuori controllo. Per l'esercizio 2003, 1.161.655.000 di euro (va computata, naturalmente, anche la quota già autorizzata dalla legge finanziaria 2002).
Aspetti relativi a contenuti e obiettivi: la manovra non contiene un'azione per lo sviluppo e per il lavoro, visibile, importante e concentrata su alcune scelte di fondo.
Impera la consueta dispersione della spesa.
Aspetti relativi agli strumenti della programmazione e della gestione economica e finanziaria: la mia opinione è che, dopo l'avvio di riforma degli anni '98-'99, sia in atto, in questo campo, una effettiva controriforma.
Perché questa affermazione? Il DPEF è ridotto a vacua chiacchiera, le note di programma sono svilite a notarelle senza importanza, la gestione del bilancio sembra una faccenda privata della Giunta. L'abolizione del bilancio di cassa, per altro giustificato con motivazioni tecnicamente risibili, rappresenta un altro passo sulla strada del ritorno al passato, da cui si voleva uscire con spirito d'innovazione.
· Le politiche economiche e finanziarie di questi anni avrebbero dovuto assumere l'obiettivo strategico di utilizzare l'insieme delle risorse per determinare, con un'azione concentrata e coordinata, un salto di produttività e di competitività del sistema Sardegna.
In realtà, ci si è limitati, pur con un ambizioso chiacchiericcio, a disperdere le risorse e a finanziare col debito le scelte clientelari e assistenzialistiche.
Lo stesso POR non sfugge a tale logica e ciò costituisce un vero e proprio disastro, che la Sardegna pagherà per lungo tempo.
Il triennio 2000-2002 non è solo un'occasione mancata, è, a dirla senza giri di parole, un triennio sprecato.
· I dati sul mercato del lavoro, che in questi anni hanno evidenziato anche dei trend positivi, non contraddicono tale giudizio. Essi vanno letti, infatti, in correlazione con le politiche nazionali (vedi p.e. il credito d'imposta) e con le politiche regionali degli anni precedenti (legge regionale n. 36, legge regionale n. 37, politiche per l'artigianato, PIA e programmazione negoziata).
Tre appunti conclusivi:
Primo: il fatto che non si prevedano le risorse relative all'istituzione e all'avvio della nuove Province è davvero singolare.
Delle due l'una: o c'è una retromarcia del centrodestra sulle Province o siamo in presenza di un caso clamoroso di dissennatezza finanziaria.
Secondo: sull'articolo 19 della legge regionale n. 37 è necessario recuperare l'intera dotazione finanziaria.
Aggiungo che sarebbe il caso di uscire dalla disputa statica tra favorevoli e contrari, per ripensare, in costanza di risorse, le politiche di sostegno all'occupazione, in correlazione con una innovazione profonda nelle politiche per lo sviluppo.
Terzo: la legge finanziaria è ormai una calamità annuale. Svuota la legislazione ordinaria, accentra ogni materia, mette ovunque il naso e le mani, pasticcia, foraggia e distorce.
Bisogna seriamente pensare al suo superamento.
Concludendo: stavolta la domanda non è come verrà modificata la manovra, bensì se verrà approvata.
La cosa più utile per la società sarda è, probabilmente, quella di bocciare, contestualmente, il bilancio e la Giunta. ……….. E di andare oltre.
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