CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Il presidente Serrenti ha incontrato una delegazione di sindaci e rappresentanti dei lavoratori degli enti locali: chiedono la parificazione degli stipendi a quelli dei dipendenti regionali dopo il trasferimento di competenze a costo zero per effetto della devolution. 


Cagliari, 25 marzo 2004 - Più competenze (effetto devolution), meno risorse finanziarie: per gli enti locali il momento è critico, il malcontento grande. Chiedono, per far fronte all'immediato, l'equiparazione del trattamento giuridico ed economico dei dipendenti a quello dei regionali, "come avviene in altre Regioni a statuto speciale". Oggi una folta rappresentanza di sindaci e dipendenti ha manifestato davanti al palazzo del Consiglio e una delegazione è stata ricevuta dal presidente Serrenti.

E' stato chiesto che un disegno di legge e quattro proposte di legge che riguardano il provvedimento vengano finalmente esaminate dalla Prima Commissione. Il tempo stringe; il Consiglio ha, si e no, un mese di operatività; difficile, pertanto, che il provvedimento arrivi in aula; ma, perlomeno, sarebbe un segnale di attenzione, considerato che tutte le forze politiche sono d'accordo.

I comuni dicono no a leggi delega a costo zero che complicano, non di poco, la macchina amministrativa. Meno soldi e più incombenze: l'equazione non regge. Il problema - hanno sostenuto i sindaci, con tanto di fascia tricolore per sottolineare l'ufficialità dell'incontro - è quello di mettere mano alla macchina della burocrazia complicata dalla riforma del titolo Quinto della Costituzione, la cui "ratio" è quella di trasferire incombenze e servizi all'ente locale più vicino al cittadino.

L'equiparazione del trattamento dei dipendenti comunali a quelli regionali è un "pezzo" del problema, ma è anche un riconoscimento di principio. Altrimenti il dipendente comunale rischia di essere il capro espiatorio di una situazione che vede lo Stato scaricare ad altri il compito, senza riconoscere l'onere dell'incombenza.

Il presidente Serrenti ha spiegato che neppure la Regione è esente da questa situazione di crescente disagio ed ha fatto l'esempio della sanità, grazie al titolo Quinto ora di sua competenza. Ogni anno - ha detto - lo Stato fa un passo indietro circa le risorse finanziarie, inguaiando l'amministrazione regionale la cui via d'uscita, quella dell'imposizione di nuove tasse, non è agevole da praticare.

A 30 giorni dalla conclusione della legislatura (approvata la manovra finanziaria si va tutti a casa), che sopravvivrà sino a metà giugno, ma solo formalmente, è difficile prevedere di dar corso alla legge sull'equiparazione del trattamento. Più facile promettere il passaggio in Commissione, lasciando al prossimo Consiglio il compito di riprendere il discorso.

Il presidente della Prima commissione, Enzo Satta, ha deciso di mettere all'ordine del giorno l'argomento (la Commissione sarà convocata mercoledì pomeriggio). Sarà necessario predisporre un testo unificato rispetto alle molte proposte. E Mario Diana (An), presente all'incontro, ha sottolineato la legittimità delle richieste dei sindaci, per il crescente carico di lavoro (non è finita qui, sono in arrivo altre deleghe) del quale i comuni devono dare risposta ai cittadini.

La protesta è nata dopo l'approvazione da parte della Giunta regionale, il 6 marzo scorso, del disegno di legge presentato dall'assessore degli Affari generali sul "conferimento di nuove funzioni e compiti agli enti locali".

Neppure una parola spesa invece dall'assessore - è scritto in una nota del comitato promotore per la parificazione degli stipendi - "per i dipendenti degli enti locali che devono soddisfare le nuove funzioni e i nuovi compiti assegnati a costo zero, senza nessun riconoscimento giuridico ed economico". (adel)


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