CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

"Senza acqua non si può fare agricoltura moderna e redditizia". Le preoccupazioni della Commissione Agricoltura per il futuro della barbabietola da zucchero


Cagliari, 23 marzo 2004 - "Siamo in una situazione paradossale: le dighe sono piene ma corriamo il rischio di non poter coltivare, nel modo migliore, le bietole da zucchero. Cosi un'altra industria sarda, lo zuccherificio di Villasor, rischia di chiudere". Il presidente della commissione Agricoltura del Consiglio regionale, Tonino Frau, commenta preoccupato i dati emersi nel corso di alcune audizioni decise dalla Quinta commissione proprio per approfondire i problemi legati alla coltura della barbabietola da zucchero.

In Sardegna, quote UE permettendo e disponendo dell'acqua necessaria, si potrebbero coltivare almeno 5.000 ettari di barbabietole, con una produzione di zucchero sufficiente a coprire il fabbisogno regionale (350.000 quintali l'anno), mentre la quota eccedente potrebbe essere facilmente collocata sul mercato nazionale. Unica condizione necessaria: poter disporre dell'acqua per l'irrigazione nei periodi nei quali serve, ossia alla semina e nei primi mesi della coltura.

"L'acqua attualmente invasata è più che sufficiente, hanno detto, nel corso delle audizioni, i rappresentanti delle Associazioni dei bieticoltori ed i responsabili dello stabilimento di Villasor, però non viene distribuita ed i produttori non se la sentono di investire i loro soldi, di sprecare il loro lavoro, senza avere la certezza di ottenere un raccolto che li ripaghi delle loro spese e fatiche".

Negli ultimi tre anni, alle prese con le inclemenze del tempo, le superfici coltivate a barbabietola sono drasticamente diminuite, passando dagli oltre 5.000 ettari del 2000 ai 2.200 della scorsa campagna, e quest'anno la situazione rischia di "non migliorare".

La Sadam/Isz, la società che ha rilevato e cercato di rilanciare lo stabilimento di Villasor, ha incentivato in maniera massiccia le semine primaverili (oltre 2000 ettari) ed ha "spinto" quelle autunnali, ma "senza un immediato intervento irriguo" si rischia di perdere tutto o di raggiungere "risultati risibili".

"Se le cose dovessero andare male, anche quest'anno, hanno detto i rappresentanti dell'industria e quelli delle associazioni dei produttori, lo stabilimento sardo sarebbe destinato alla chiusura e di bietole non se ne parlerebbe proprio più".

"Sarebbe un altro duro colpo per gli agricoltori sardi, hanno commentato i componenti la Quinta Commissione, perché attorno a questo comparto ruotano oltre 5.000 addetti (produttori, trasportatori, contoterzisti, dipendenti fissi e stagionali dello stabilimento di trasformazione, addetti alle imprese esterne, all'assistenza tecnica), con una produzione che si aggira tra i 60 ed i 65 milioni di euro l'anno".

Il problema dell'acqua, hanno concordato i consiglieri della Quinta, ha "priorità assoluta". La risorsa idrica, infatti, deve essere garantita, a prezzi contenuti, nei tempi e nei volumi necessari, "perché l'agricoltura sarda può vivere solamente se gli operatori del settore possono ottenere produzioni di qualità, a prezzi remunerativi".

Nei prossimi giorni, comunque, questo ed altri temi di fondamentale importanza, per il futuro del settore primario isolano, saranno ulteriormente approfonditi dalla commissione Agricoltura ed Ambiente, che avrebbe anche intenzione di affrontarli con il Commissario per l'emergenza idrica.

"L'acqua è preziosa, ha concluso Tonino Frau, ed è necessario programmarne l'utilizzo almeno su base triennale, in modo che gli operatori del settore agricolo possano decidere le loro colture, i loro investimenti, con l'assoluta certezza di poter disporre delle risorse idriche necessarie". (mc)


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