CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaReddito di cittadinanza e contrasto della povertà. Una proposta di legge "aperta" di Luigi Cogodi, per "garantire la dignità della vita a tutte le persone"
Cagliari, 20 febbraio 2004 - Un Paese moderno, giusto, democratico può accettare passivamente che il dodici per cento dei suoi cittadini viva in condizioni di indigenza? Nel meridione questa percentuale raddoppia, significa che un cittadino su quattro non raggiunge quella che studiosi ed analisti considerano la soglia della povertà. Una situazione di "pericolo sociale", all'origine di quel malessere diffuso che porta al crescente, preoccupante, fenomeno dell'abbandono scolastico, all'esclusione dalle attività produttive, all'emarginazione sociale. E chi è "un escluso, non potrà essere chiamato a vivere civilmente, a far parte, in modo ordinato e corretto, del tessuto sociale nel quale opera".
In Sardegna, in questi ultimi tempi, si è registrato un incremento del reddito. E' cresciuto il PIL, la "ricchezza complessiva", ma sono cresciute anche le differenze interne, è aumentato il divario sociale, mentre è diminuita la "protezione sociale". Una situazione difficile, aggravata anche dalle contraddizioni delle scelte politiche comunitarie, nazionali, regionali. "C'è chi ha troppo e chi ha niente; chi è escluso. Viviamo in una regione nella quale si confrontano chi ha molto e chi non ha l'essenziale, chi è in grado di veder crescere il suo troppo e chi non è in grado di contrastare il suo niente".
"La coesione sociale, della quale tutti parlano, deve avere un riscontro nelle politiche sociali. La Sardegna - ha detto Luigi Cogodi, presentando in una conferenza stampa la proposta di legge con la quale si vuole dare una risposta concreta a questi nuovi bisogni, alle esigenze di questi nuovi poveri - nel 2006 uscirà dall'Obiettivo 1, perderà parte dei contributi comunitari destinati al miglioramento delle situazioni socio-economiche delle regioni meno sviluppate, ma otterrà i benefici riservati a quelle "insulari". Esiste, però, una "insularità sociale", ben peggiore di quella fisica, della quale non si è mai tenuto conto".
"La ricchezza complessiva prodotta deve essere ridistribuita", ha aggiunto Luigi Cogodi. Ad ogni persona, in quanto tale, se ammessa, se inclusa in un sistema produttivo, deve essere riconosciuto un "reddito di cittadinanza", che ne favorisca l'inserimento nel mondo della formazione professionale, della scuola, del lavoro.
La Regione, quindi, secondo quanto prevede la proposta di legge presentata da Luigi Cogodi, una "proposta aperta" al contributo degli altri consiglieri, con 200 milioni di euro l'anno dovrebbe istituire un "Fondo di solidarietà sociale", per poter erogare 600 euro al mese a quei trentamila sardi (ma potrebbero essere anche di più), costretti ad abbandonare gli studi, a fare i conti con la drammatica realtà dei malati, a scontrarsi con la dura realtà affrontata senza mezzi di sostentamento.
Eppure, molte di queste persone operano, seppur senza saperlo, a favore della collettività. "A tutti questi, per il solo fatto di svolgere una importante funzione sociale, deve essere riconosciuto un reddito di cittadinanza, "per garantire loro il diritto minimo della dignità della vita e della persona, un diritto che deve essere garantito a tutti".
Le finanze regionali, "siamo alla bancarotta", potrebbero non permettere la disponibilità di una simile somma. Ma della solidarietà devono farsi carico tutti: la Regione (che deve razionalizzare la spesa e fare delle scelte oculate), le istituzioni, le forze politiche e sociali (i consiglieri regionali potrebbero dare il buon esempio destinando un terzo della loro indennità a questo nuovo fondo), gli imprenditori ed i ricchi (che potrebbero sacrificare una parte delle loro risorse a favore dei meno fortunati).
Una proposta "aperta", ha aggiunto il rappresentante di Rifondazione Comunista, condivisa da molti altri consiglieri regionali (alla conferenza stampa hanno partecipato anche GianMario Selis e Dino Pusceddu, mentre ne hanno sottoscritto il testo Giovanni Demuru, Silvio Lai, Valter Vassallo, Nazareno Pacifico, Giampiero Pinna), che sarà presentata nelle diverse zone dell'isola per raccogliere le firme dei sardi che la vorranno sostenere.
Una petizione popolare ed una legge di iniziativa popolare potrebbero essere, infatti, gli strumenti validi per dare maggior forza a questa proposta, "un provvedimento che, con uno scatto di orgoglio, questo Consiglio potrebbe approvare entro la fine della legislatura"; un tema di grande valore che dovrà "essere presente nei programmi di coloro che si candideranno ad amministrare la nostra Sardegna".
Un argomento sul quale le forze politiche saranno chiamate, certamente, a confrontarsi perché "si continua a dire che occorre creare sviluppo per realizzare la solidarietà, ha detto GianMario Selis, mentre è certamente giusto il contrario: è la solidarietà che permette di creare sviluppo".
"I servizi sociali e sanitari, che sono ormai di competenza della Regione e degli enti locali, ha aggiunto dal canto suo Dino Pusceddu, devono essere potenziati, razionalizzati, finanziari, per garantire risorse dignitose alle famiglie monoreddito, a quelle che devono assistere un disabile, agli extracomunitari che cercano nella nostra società civile il loro riscatto".
"Questa proposta di legge, perfettibile, migliorabile", hanno dal canto loro aggiunto alcuni rappresentanti delle organizzazioni di base studentesche, di quelle contro le emarginazioni o che operano nel sociale, "è un primo passo verso una società più giusta, più equa".
Verso quella società auspicata, sabato scorso, in quella grande manifestazione organizzata dalla Pastorale per il lavoro, a Laconi, dove spiccavano due striscioni particolarmente significativi: "non c'è pace se non c'è giustizia" e "ripartiamo dagli ultimi". "Un invito, ha concluso Cogodi, al quale nessuno può sottrarsi". (mc),
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