CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaLe preoccupazioni di Carlo Ripa di Meana, oggi in Consiglio regionale, "la Sardegna corre il rischio di diventare una enorme fattoria del vento"
Cagliari, 19 febbraio 2004 - La Sardegna rischia di essere trasformata in una "enorme fattoria del vento", una selva di pale metalliche e piloni alti tra i cento ed i duecento metri, con danni irrimediabili per tutto gli angoli più suggestivi della nostra isola. Un reale pericolo illustrato, con dovizia di dati e di cifre, da Carlo Ripa di Meana, presidente del Comitato nazionale del paesaggio, nel corso di un incontro con le commissioni Ambiente ed Industria del Consiglio regionale e durante la visita al presidente della stessa Assemblea sarda, Efisio Serrenti.
L'onorevole Ripa di Meana, a Cagliari per alcune manifestazioni pubbliche e per annunciare l'apertura di due sedi sarde (a Cagliari ed a Sassari) del comitato da lui presieduto, ha voluto spiegare i rischi che gli angoli più suggestivi della Sardegna corrono se verrà realizzato il programma, messo a punto dall'Enel e da alcuni imprenditori privati che operano nel campo della produzione di energia elettrica, che prevede la realizzazione, nell'isola, di almeno 2000 turbine mosse dal vento.
In Italia, ha detto Carlo Ripa di Meana ai consiglieri regionali Tonino Frau, Nicolò Rassu, Emanuele Sanna, Totuccio Granella, Giovanni Giagu, Giovanni Demuru, Velio Ortu ed Antonio Calledda, è stato avviato un imponente programma che prevede la realizzazione di almeno duemila impianti eolici da un megavatt di potenza; enormi rotori che girano su tralicci alti, in certi casi, quasi cento metri, da dislocare sui crinali, sui pendii delle colline e delle montagne sarde. Ma questi insediamenti possono crescere a dismisura, per arrivare a cinquemila torri, alte anche duecento metri, per le turbine di due chilowatt di potenza. Una selva di piloni che deturperà irrimediabilmente il paesaggio sardo, perché sarà necessario costruire strade, elettrodotti, cabine, depositi, linee elettriche che avvolgeranno l'isola con una immensa ragnatela di fili elettrici.
Un pericolo denunciato, nei mesi scorsi, anche dall'onorevole Emanuele Sanna e da alcuni suoi colleghi con una serie di interpellanze ed interrogazioni che contestavano il pericoloso progetto.
Tutti auspicano energia pulita, ottenuta da fonti non inquinanti e rinnovabili, ha aggiunto l'esponente ambientalista, ed il decreto Bersani indicava quella eolica come ipotesi sulla quale lavorare. Incentivi fiscali, bollini blu, contributi di ogni tipo hanno messo in moto, quindi, un meccanismo che garantisce ottimi affari agli operatori del settore, ma nessuna ricaduta in termini di produzione a costi contenuti e di riduzione delle emissioni inquinanti.
Nel territorio nazionale sono state già installate quasi 1600 di queste turbine, ma la produzione ottenuta è di circa lo 0,5 per cento della energia consumata, mentre la riduzione dei combustibili inquinanti, quelli che scaricano tonnellate di CO2 ed altri gas pericolosi nell'atmosfera, è diminuita di meno dello 0,2 per cento.
I programmi nazionali prevedono che almeno il 2,5 per cento dell'energia elettrica consumata sia "pulita"; è reale, quindi, il pericolo che venga almeno quintuplicato il numero delle turbine da installare. Ed ad essere prese di mira sono, paradossalmente, le aree più belle, più suggestive, quelle che hanno una vocazione ben diversa da quella di produrre energia.
Perché non puntare sul fotovoltaioco, sull'energia ottenuta dal sole, come ha recentemente proposto anche il Nobel Rubbia? Per Ripa di Meana la risposta è semplice: perché con il sistema del vento si ottengono risultati economici eccezionali, anche se a discapito dell'ambiente.
Tra l'altro le condizioni italiane non sono certamente quelle ottimali. Nel nostro paese il vento, più o meno regolarmente, soffia per meno di 2000 ore l'anno, contro le 5 o 6 mila ore degli altri paesi più ventosi; l'Isola supera di poco questa media, ma il vento utilizzabile deve avere una velocità non inferiore ai 4 metri al secondo e non superiore ai 25 metri al secondo. D'estate, d'inverno, quando maggiori sono le richieste di elettricità, la forza del vento non è costante e gli impianti corrono il rischio di non poter funzionare. Il loro utilizzo, quindi, potrebbe essere saltuario e l'apporto di energia praticamente marginale.
Dubbi e perplessità solleva, inoltre, la scelta dei siti dove ubicare queste nuove fattorie del vento, che darebbero un colpo mortale alle fattorie vere, quelle nelle quali si fa agricoltura e zootecnica. I nuovi impianti eolici in Spagna, Francia, Germania ed Olanda, i paesi nei quali questo tipo di energia è largamente usato, vengono costruiti lungo le coste, in mare, bel lontano dalle montagne, dalle pianure, dalle zone turisticamente più rinomate; perché da noi si devono deturpare monti e colli, crinali e pendii che potrebbero ben più proficuamente essere utilizzati per l'agricoltura o il turismo? Perplessità e preoccupazioni largamente condivise anche dal presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, il quale ha ricordato come l'industria sarda abbia "fame di energia, ma a basso costo", che può essere fornita ricorrendo ad altre fonti, ad esempio il metano, o utilizzando la leva fiscale, e non sacrificando parti pregiate del nostro ambiente che è, pur sempre, l'unica reale risorsa della quale la Sardegna dispone e "non è, certo, una ricchezza largamente rinnovabile".
Le opposizioni preconcette non sono condivisibili, ha aggiunto Serrenti, ma certamente la Sardegna deve mettere a punto un piano complessivo di sviluppo che tenda a valorizzare, a custodire, a migliorare le risorse ambientali, non a danneggiarle irrimediabilmente, cedendo alla lusinga di qualche euro che potrebbe finire nelle casse dei disastrati comuni isolani.
Il problema è serio, reale, hanno concordato i consiglieri regionali, il presidente Serrenti, il presidente del Comitato nazionale del paesaggio; ma per la difesa delle bellezze naturali della Sardegna si formerà, certamente, un fronte unico, capace di porre un freno alla sconsiderata corsa "a riempire di pale e tralicci i posti più belli della bellissima Sardegna". (mc)
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