CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Le commissioni Agricoltura e Sanità del Consiglio regionale hanno esaminato, con l'assessore Capelli, gli interventi per debellare la blue tongue


Cagliari, 15 gennaio 2004 - La situazione è senza dubbio molto migliore rispetto agli anni passati, ma l'epidemia di blue tongue è "sempre un rischio gravissimo" per gli allevamenti sardi. Nell'autunno-inverno del 2003 sono quasi 92 mila i capi morti o abbattuti perché colpiti dalla febbre catarrale degli ovini, il tre per cento dell'intero patrimonio ovino sardo, una cifra che non spaventa eccessivamente, ma che tiene sotto pressione i responsabili della Sanità regionale. Lo ha confermato l'assessore Roberto Capelli, nel corso di un incontro con le commissioni Agricoltura e Sanità del Consiglio regionale, presiedute rispettivamente da Antonio Frau e Gianni Locci, riunite in seduta congiunta proprio per approfondire gli interventi necessari per fronteggiare un'epidemia che, da più parti, viene ancora considerata "drammatica".

La Regione ha fatto quanto era nelle sue possibilità, ha aggiunto Capelli, ma per "eradicare la malattia, risultato che allo stato dei fatti appare irrealizzabile" occorrono interventi tempestivi e massicci da parte dello Stato e della Comunità europea.

Intanto, la Sardegna appare "Teramo-dipendente", perché le analisi, gli studi e le decisioni sanitarie finali vengono prese proprio dai responsabili del Centro di studio delle malattie esotiche di quella città abruzzese. Gli interventi finanziari statali e comunitari, inoltre, sono del tutto inadeguati. Lo Stato, nella Finanziaria 2004, non ha previsto nulla per l'epidemia che si è abbattuta sugli allevamenti sardi, mentre la Comunità, che ha stanziato 147 milioni di euro per combattere le epidemie animali, alla Sardegna ha destinato solamente 700 mila euro, un'inezia, rispetto a quanto speso, ad esempio, per fare fronte ai danni provocati dalla BSE, il famoso morbo della mucca pazza, negli allevamenti della Gran Bretagna.

La Sardegna, quindi, affronta questa nuova campagna di prevenzione utilizzando mezzi propri; ma la scarsa disponibilità di fondi impone interventi ridotti, certamente "non risolutivi". L'assessorato della Sanità, nello scorso mese di novembre, ha destinato 630 mila euro alle province per una tempestiva azione di disinfestazione e bonifica, mentre 7 milioni e 747 mila euro sono stati utilizzati dall'assessorato della Difesa dell'ambiente per finanziare progetti di intervento dello steso tipo, anche in questo caso coinvolgendo le amministrazioni provinciali e locali.

La lingua blu, comunque, non si combatte solamente con la prevenzione, con la bonifica dei luoghi nei quali si sviluppo il terribile insetto, l'imicola culicoides, vettore del morbo della blue tongue. E' necessaria una capillare vaccinazione e servono notevoli quantità di vaccino, che viene prodotto fuori dall'Isola e non è, ancora, disponibile.

Altro aspetto del problema è quello legato al "sierotipo" da utilizzare. Negli allevamenti sardi è accertata la presenza del virus di tipo 2 e di tipo 4, ma sembra abbiano fatto la loro comparsa anche i tipi 9 e 16; si devono utilizzare, quindi, vaccini trivalenti o tettravalenti? Quali effetti collaterali hanno questi nuovi vaccini e sono stati testati e sperimentati a sufficienza? Queste le preoccupazioni emerse nel corso della lunga ed approfondita discussione sulla relazione introduttiva dell'assessore della Sanità.

Il Governo non si occupa del problema e la Giunta appare in balia degli eventi, ha detto Alberto Sanna (DS), il quale ha denunciato che a metà gennaio la campagna di vaccinazione, che sarebbe dovuta partire ai primi di dicembre, non è stata ancora avviata. Il Governo, inoltre, ha un atteggiamento decisamente superficiale nei confronti di un problema così grave; il Centro di Teramo non da risposte certe; non sono stati ancora accertati gli effetti collaterali provocati dai vaccini usati negli scorsi anni, che hanno causato, invece, danni "gravi e preoccupanti" alle greggi isolane.

"La situazione è realmente drammatica", ha rincarato Velio Ortu (RC), il quale ha sollecitato immediate decisioni su come procedere ed una "maggiore autonomia" delle strutture regionali, compreso l'Istituto zooprofilattico, rispetto alle autorità nazionali. Ma Velio Ortu ha anche sollecitato una azione politica forte, unitaria, per "vincolare il Governo nazionale alle proprie responsabilità e costringere la Comunità europea ad intervenire, massicciamente, come successo in Inghilterra, dove gli allevatori di bovini sono stati aiutati anche con i soldi degli allevatori sardi".

Il potenziamento dell'Istituto zooprofilattico è stato sollecitato anche da Nino Demuru (DS), che ha però sottolineato la necessità di una adeguata sperimentazione e di "opportuna cautela", nel decidere gli interventi sanitari. I rischi e gli inconvenienti possibili, ha aggiunto Demuru, consigliano nuovi e più accurati esami, perché i "dati ufficiali, forse, non corrispondono alla reale situazione esistente negli allevamenti isolani".

La prevenzione, la bonifica dei siti nei quali si riproduce l'imicola culicoides, è stata indicata come l'unica azione possibile da Pierpaolo Vargiu (I Riformatori). Sembra esistano oltre venti sierotipi, non perfettamente conosciuti. "Stiamo facendo una lotta ad un virus che non si potrà debellare in tempi brevi", ha aggiunto Vargiu, serviranno probabilmente una ventina d'anni per bonificare completamente gli allevamenti sardi. Per raggiungere questo scopo, in tutti i casi, si deve puntare molto sulla ricerca scientifica.

La ricerca scientifica, il ricorso ad esperti e studiosi che vivono ed operano in Sardegna e che"quindi, conoscono perfettamente la nostra realtà" sono stati i temi sui quali si è soffermato Cesare Corda (Il Movimento), il quale ha lamentato che gli interventi messi a punto non tengono conto "delle continue mutazioni dei virus"; dei danni che i vaccini provocano agli animali nei quali vengono inoculati "quelli vivi"; della necessità di massicce azioni di bonifica per "eliminare il pericoloso insetto vettore".

"Se stiamo esaminando il bollettino della disfatta, non è colpa degli assessori che hanno dovuto affrontare un problema così complesso. Tutti, in questa occasione, abbiamo avuto un atteggiamento rigoroso ed obiettivo", ma, ha ricordato Emanuele Sanna (DS), dopo che la Regione ha stanziato e speso centinaia di miliardi, dopo che un quinto del patrimonio ovino sardo è andato perduto, occorrono iniziative diverse, incisive. Si deve intensificare la lotta al "vettore", se occorre si organizza una nuova Erlas, perché la lotta, sinora, non è stata fatta in modo serio e sistematico. La vaccinazione di massa, che ha interessato anche i bovini, è stata una grande operazione, ma ora occorre una strategia completamente nuova, per un intervento massiccio, che deve essere nazionale e, probabilmente, internazionale. Si devono recuperare le grandi professionalità esistenti in Sardegna, ma "dobbiamo rivendicare ed ottenere più solidarietà nazionale e comunitaria. Tutti faremo la nostra parte, ma siamo proprio in un mare di guai".

Il rischio reale è che questa non "sia più un'emergenza, ma una patologia cronica, un fatto ordinario", ha ammonito Raimondo Ibba (SDI-SU). Se il virus diventa endemico, non ce ne libereremo più. Deve essere, di conseguenza, rivisto l'approccio al problema: prima si deve arrivare "all'abolizione del vettore", poi avviare una efficace campagna di vaccinazione, puntando anche sulla capacità degli animali di accrescere la loro resistenza a questo virus. Un altro aspetto sul quale Ibba si è soffermato è quello dell'entità dei rimborsi per i capi morti, che "hanno fatto diventare estremamente conveniente"la diffusione del morbo. "Quella dei rimborsi per le epidemie degli animali, se non vi si porrà un freno, rischia di diventare la voce di spesa più elevata dello striminzito bilancio regionale".

"In Sardegna, da qualche tempo, ogni emergenza è una catastrofe, ogni milione speso dalla Regione diventa un miliardo, ogni miliardo centinaia di miliardi". Ripercorrendo la lunga e tormentata vicenda della epidemia di lingua blu, l'ex assessore della Sanità, Giorgio Oppi (CDU), ha voluto ricordare come lo Stato abbia fatto fronte ai propri impegni e restituito alle Regione parte delle somme spese nelle precedenti "campagne". Nella situazione attuale, non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità, ha aggiunto Oppi; la normativa europea impone le vaccinazioni e le vaccinazioni vanno fatte, altrimenti si perdono rimborsi e contributi. Certamente, si devono cambiare i metodi di intervento, ma bisogna, soprattutto, riconquistare un "credibile ruolo politico". La Sardegna conta poco, non ha voce in capitolo, la sua classe scientifica in alcune occasioni non è sembrata in grado di affrontare "con nuove tecniche e idee moderne" i nostri problemi. Possiamo e dobbiamo chiedere nuovi interventi finanziari allo Stato ed alla Comunità; dobbiamo potenziare i nostri istituti di ricerca, dare maggiore autonomia ai Centri di sperimentazione, ma l'ultima parola, anche in questo tema, sarà del Centro delle malattie esotiche di Teramo, delle autorità sanitarie nazionali e comunitarie, perché "abbiamo ormai un ruolo marginale".

La vaccinazione, ma utilizzando prodotti opportunamente testati e sperimentati, è stata indicata come l'unica strada percorribile anche da Antonello Liori (AN), "sono un assertore non pentito di questo tipo di intervento". In molti allevamenti, infatti, si sono sviluppate "interessanti immunità di specie", che hanno fatto diventare "particolarmente resistenti" gli animali. Questa è una strada, quindi, da seguire con interesse ed attenzione. Ma la battaglia, ha aggiunto Liori, si può vincere solamente con un grande sforzo comune, coinvolgendo gli allevatori e le organizzazioni professionali, con una complessa campagna multisettoriale. Tre, in sostanza, gli obiettivi sui quali puntare: accrescere l'igiene negli allevamenti, intensificare la lotta agli insetti, avviare una capillare campagna di vaccinazione utilizzando vaccini sicuri e provati.

"Sulla vaccinazione bisogna avere le idee ben chiare, invece a confusione si è aggiunta confusione. Adesso si parla di vaccini tettravalenti, per contrastare i virus 2, 4, 9, 16, ma a dicembre si è continuato ad usare quello semplice, di tipo 2". La politica, ha aggiunto Pasqualino Manca (PSD'Az), avrebbe dovuto avere il sopravvento e noi avremmo dovuto indicare l'obiettivo da raggiungere: l'eradicazione completa del morbo, quindi sarebbero dovuti intervenire i tecnici, i ricercatori, gli esperti. Invece si è andati avanti senza una strategia seria e mirata e gli scarsi risultati sono sotto gli occhi di tutti". A questo punto, ha aggiunta Manca, ci si deve fermare, si deve esaminare attentamente la situazione e mettere a punto un programma serio e razionale, per raggiungere un unico ed irrinunciabile obiettivo, pena la scomparsa del settore più importante dell'intero sistema economico sardo: quello della completa ed assoluta scomparsa della lingua blu dalle nostre campagne.

Una incisiva operazione di bonifica, per arrivare a risanare completamente gli allevamenti isolani, è stata sollecitata anche da Tottuccio Granella (La Margherita), il quale ha sollecitato a "superare le divisioni, ad agire con coraggio e dedizione, a sostenere le iniziative serie dell'Assessore, nell'esclusivo interesse della Sardegna". Ci sono ancora molti margini di manovra, ha aggiunto Granella, esistono le capacità professionali, le competenze necessarie per ottenere risultati positivi. Per quanto riguarda la prevenzione, in particolare, Granella ha ricordato che le Province hanno a disposizione uomini, mezzi, strutture dell'ex Craai, che proprio nel campo della disinfestazione avevano acquisito grandi capacità professionali. Perché la Regione non può ricorrere a persone, professionalmente molto preparate, che operano già nelle amministrazioni pubbliche, provinciali e locali?

Se il problema è grave, esistono, tuttavia, le possibilità di mettere a punto le necessarie soluzioni. L'assessore Roberto Capelli, al termine del suo lungo confronto con le Commissioni consiliari, ha indicato le linee lungo le quali l'assessorato intende muoversi: l'intensificazione dell'attività politica, per far diventare "prioritario" per il Governo nazionale quello che è, attualmente, il "problema centrale del sistema sanitario sardo, un obiettivo che si potrebbe raggiungere in tempi brevi, perché anche le altre regioni alle prese con lo stesso morbo sostengono le iniziative della regione Sardegna; il potenziamento della sperimentazione e della ricerca, coinvolgendo tutti gli istituti che operano in questo delicato settore, università sarde comprese, istituendo anche una unità tecnico-scientifica di supporto alle strutture assessoriali; la realizzazione di una capillare campagna di vaccinazione e di profilassi, senza sperare di far sparire la lingua blu con un colpo di bacchetta magica, ma osservando rigorosamente le prescrizioni del protocollo comunitario in materia di interventi sanitari, che contiene tra l'altro, l'ottanta per cento delle proposte avanzate dalla Regione in sede europea.

Comunque, ha realisticamente aggiunto Roberto Capelli, tutte le norme di intervento in materia sanitaria, comprese quelle sui "risarcimenti dei danni subiti dagli allevatori", hanno bisogno di essere riviste, riesaminate, perché con molte patologie bisognerà convivere e "vecchie norme possono creare situazioni dalle quali sarà, poi, ben difficile uscire".

"Un quadro difficile, complesso", hanno commentato al termine della riunione i presidente delle due Commissioni consiliari.

"Ma una realtà che si può affrontare con sufficiente ottimismo, ha detto Tonino Frau. La Commissione si attiverà per predisporre gli opportuni provvedimenti legislativi e si muoverà anche per far capire ai politici nazionali ed europei che la Sardegna, per superare questa nuova difficoltà, ha bisogno dell'aiuto dello Stato e della UE.  Non riusciremo a fare miracoli, ma ognuno di noi, come ha sempre fatto, mettendo da parte steccati e divisioni, si adopererà per far arrivare nelle sedi politiche nazionali e comunitarie le giuste richieste della Sardegna. Senza la solidarietà di Stato ed Europa, infatti, non ci sono grandi possibilità di sviluppo, di crescita, per le regioni insulari e periferiche, coma la nostra".

"Sono necessari più stretti rapporti col Governo, ha detto dal canto suo Gianni Locci, presidente della Settima commissione. Le disponibilità finanziarie della Regione sono diminuite, servono nuovi strumenti di intervento, nuovi strumenti operativi. L'Agenzia per l'ambiente, in situazioni come questa, potrebbe giocare un grande, importantissimo ruolo. Credo che intensificheremo i nostri sforzi per raggiungere posizioni unitarie che ci permettano di portare, in Aula, alcuni di questi provvedimenti di riforma, dei quali c'è ormai estrema necessità". (mc)


>