CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaIl ruolo dei Consigli regionali esaminato dal presidente Serrenti in un intervento "inviato" al Compa di Bologna
Bologna, 19 settembre 2003 - Il ruolo dei Consigli regionali, alla luce delle recenti modifiche costituzionali, è stato esaminato ed approfondito nel corso di un incontro-dibattito che si è svolto al Compa, il salone della comunicazione pubblica, di Bologna. Alla tavola rotonda avrebbe dovuto prendere parte anche il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, il quale, per impegni legati al suo incarico in seno alla CRPM, la Conferenza delle regioni periferiche e marittime, ha invece dovuto declinare l'invito. Il presidente Serrenti, comunque, non ha voluto rinunciare a fornire il proprio contributo su un tema così attuale ed ha inviato un "intervento" che trasmettiamo.
Il Consiglio, la voce della società sarda
(Intervento del presidente Serrenti al Compa di Bologna, 17-18-19 settembre 2003)
Il dibattito sulle riforme istituzionali, che in questi anni ha vivacizzato il confronto politico, si è incentrato sul presidenzialismo, sul maggioritario, sull'esigenza di garantire la "governabilità". Temi indubbiamente importanti, di grande attualità, ma che affrontano il problema del nuovo assetto istituzionale dello Stato in modo parziale, da un unico punto di vista.
Nelle democrazie parlamentari il "potere" politico è diviso tra il Parlamento, il Legislativo, la Camera o le Camere alle quali spetta il compito di esaminare, affrontare i grandi problemi della società italiana, anche per i diversi aspetti internazionali, di trovare le soluzioni più opportune con i necessari provvedimenti legislativi ed il Governo, l'Esecutivo, il quale ha il compito di proporre soluzioni politiche alle esigenze e necessità dei cittadini e di dare pratica attuazione ai provvedimenti approvati dal Parlamento.
Un sistema che offre le necessarie garanzie di democrazia, che permette un efficiente controllo da parte della stessa opinione pubblica, perché in Parlamento sono presenti gli esponenti della società italiana, delle diverse componenti culturali, politiche, economiche che rendono così varia e complessa la realtà del nostro Paese.
Nel maggio del 1948, venti giorni dopo l'elezione del primo Parlamento repubblicano, i sardi scelsero i componenti del primo Consiglio regionale della Sardegna, eletto a suffragio diretto ed universale, col sistema proporzionale, secondo le norme dello Statuto speciale, entrato in vigore alla fine del gennaio dello stesso anno, con il quale era stata riconosciuta e sancita "l'autonomia speciale della Sardegna".
Da quel lontano maggio il Consiglio regionale è ridiventato il Parlamento dei sardi, riprendendo una lunga consuetudine di partecipazione alla vita politica ed amministrativa dell'Isola che risale al periodo dei regni sardi, sconfitti ed abbattuti, nel quattrocento, dalle armate catalano-aragonesi. Quella partecipazione alla vita politica, cominciata con la Corona de Logu, probabilmente attorno al mille, proseguì quando i sardi ottennero, dalla Corona di Aragona, la possibilità di concorrere con i loro Stamenti, ai quali era stata riconosciuta una qualche autorità ed autonomia politica, alla formazione delle leggi e delle norme che presiedevano alla vita della Sardegna.
La voce dell'Isola si fece sentire, successivamente, nel Parlamento del Regno, prima di Sardegna poi d'Italia, ma fu solo con la Costituzione, alla cui scrittura parteciparono attivamente alcuni politici sardi di grande levatura e preparazione giuridica, che la Sardegna ha riottenuto il suo Parlamento, la sede politica nella quale dibattere, approfondire i temi propriamente legati alla sua vita, alla sua realtà.
Certamente l'Isola ha continuato ad eleggere, nel Parlamento nazionale, i suoi figli migliori, ma ha riservato altrettanta attenzione alla Assemblea regionale.
I rapporti molto stretti esistenti tra Parlamento e Consiglio, tra parlamentari dello Stato e della regione, hanno permesso di portare avanti iniziative e proposte comuni, esaminate e spesso fatte proprie dal Parlamento di Roma. In buona sostanza, i temi specifici della società sarda erano proposti, esaminati, approfonditi nel palazzo del Consiglio, ma quegli stessi temi, elaborati ed affinati, arrivavano nei due rami del Parlamento, grazie alla fattiva azione dei deputati e senatori espressi dalla società sarda.
I risultati di questa preziosa collaborazione sono stati positivi, in termini di interventi massicci e straordinari, ma si sono registrati anche alcuni contrasti, contrapposizioni vivaci, sulle prospettive di sviluppo economico e sociale della Regione. La progressiva costruzione dell'Unione europea ha "trasferito" i problemi sardi dalla sede italiana a quella europea e sono, quindi, necessariamente cambiati i rapporti con le altre istituzioni statali.
Il Consiglio regionale, dunque, in questi cinquantacinque anni di vita democratica, ha svolto un insostituibile ruolo nel processo di crescita della società sarda. Il sistema elettorale, proporzionale, ha favorito la partecipazione delle forze politiche e culturali della nostra isola al processo di elaborazione delle strategie politiche necessarie per favorire la crescita economica e sociale della Regione. Ma ora bisogna conservare autonomia e poteri a questa insostituibile Assemblea.
Il sistema elettorale può essere modificato, adattato alle circostanze, alle esigenze politiche del momento, alle tradizioni e alle peculiarità di nazionalità e regioni; ma deve, necessariamente, permettere a tutte le componenti di una composita società, come è quella sarda ma come lo sono quelle di tutte le regioni italiane, di essere rappresentate in seno all'Assemblea che deve decidere il futuro, le sorti, della stessa società della quale è espressione.
Esistono molti sistemi, molti metodi per garantire la stabilità dei governi, la coesione delle coalizioni e delle maggioranze; ma è particolarmente sentita l'esigenza di un'effettiva separazione dei poteri tra Legislativo ed Esecutivo; l'opinione pubblica, gli elettori in sostanza, vogliono avere la possibilità di controllare l'attività, i comportamenti dell'Assemblea legislativa e del Governo.
Il Consiglio regionale ha sempre svolto, in maniera egregia, i propri compiti. Le voci della società sarda nell'Aula consiliare si sono sempre levate, alte e libere, in difesa dei diritti dei sardi, a tutela delle esigenze, delle speranze, della società di Sardegna.
Sono stati affrontati i temi sociali, economici che riguardano la nostra Isola, ma anche quelli dello sviluppo e della pace nel mondo, della lotta alle disuguaglianze. Il Consiglio si è occupato della tutela della lingua e della cultura isolane, del riconoscimento della insularità, e della perifericità, come fattori negativi per lo sviluppo di molte regioni europee periferiche o marginali.
Il Consiglio regionale non può, infatti, essere un'Assemblea legislativa a competenza limitata, ma è e deve essere la più alta espressione politica di un popolo che vuole concorrere, con le alte realtà degli Stati democratici, alla creazione di una nuova grande Europa, patria comune libera e giusta di uomini e di popoli liberi.
On. Efisio Serrenti
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