CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura"La Sardegna non deve diventare una pattumiera nucleare" una mozione urgente delle opposizioni per chiedere un impegno deciso alla Giunta ed al Consiglio regionali
Cagliari, 28 maggio 2003 - "La Sardegna non può diventare una discarica per i rifiuti radioattivi prodotti nelle altre regioni italiane. Il Consiglio, la Giunta regionale, non possono assistere, impotenti, alla nuova, preoccupante, decisione del Governo, che darebbe un colpo mortale al sistema economico sardo". Per contrastare una decisione che "appare quantomeno probabile", i gruppi di opposizione (il Centrosinistra classico, Rifondazione comunista ed il Partito sardo d'azione) hanno presentato una mozione urgente, firmata da tutti i consiglieri della minoranza, con la quale chiedono la convocazione urgente dell'Assemblea regionale, proprio per discutere del "reale pericolo che alcuni territori della Sardegna possano essere individuati come siti idonei a conservare le scorie radioattive provenienti dagli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica dislocati in più parti della nostra penisola ed in procinto di essere smantellati".
Un documento "aperto ai contributi della maggioranza", ha detto il capogruppo dei DS, Giacomo Spissu, illustrandolo nel corso di una conferenza stampa, perché su problemi di questa importanza le forze politiche sarde non possono "essere assolutamente divise".
Il rischio che in Sardegna venga trovato un sito idoneo, nel quale stoccare i circa 50 mila chili di rifiuti nucleari, però, è "reale, esiste, e noi siamo estremamente preoccupati, perché il Governo ha assegnato ad un commissario straordinario, il generale Jean, il compito di scegliere e decidere dove situare questo pericoloso deposito, ha aggiunto Gian Mario Selis, illustrando nei particolari il documento unitario. Un commissario straordinario che potrà decidere senza tener conto delle leggi esistenti, senza ascoltare o rispettare le opinioni degli amministratori locali, dello stesso Consiglio regionale. Una situazione di una gravità eccezionale, un potere decisionale possibile solo in una situazione di guerra o di grave emergenza. E non mi sembra che l'Italia sia in guerra o alle prese con una preoccupante e pericolosa emergenza".
La mozione, che sarà discussa in tempi brevi, probabilmente nella prossima sessione straordinaria d'Aula, il 4 giugno, ricorda che lo scorso 7 marzo il presidente del Consiglio dei ministri ha emanato alcune "disposizioni urgenti per favorire lo smaltimento dei materiali radioattivi dislocati nelle centrali nucleari e nei siti di stoccaggio". Attualmente sono in funzione le centrali di Garigliano, Trino Vercellese, Caorso e Latina, che devono essere smantellate; sono attivi gli impianti dell'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, della Nucleco, i siti per lo stoccaggio delle materie radioattive Eurex e Fiat Avio di Saluggia, gli impianti Plutonio e Celle Calde di Casaccia, Itrec di Trisaia e FN di Bosco Marengo; i residui di lavorazione di questi impianti, secondo quanto deciso dal governo, devono essere stoccati in un unico sito, in modo da poterli controllare e bonificare in assoluta tranquillità.
Le caratteristiche di questo "nuovo sito", indicate dallo stesso generale Jean, ha aggiunto GianMario Selis, coincidono in modo preoccupante con quelle di molte parti della nostra isola: zone scarsamente popolate, facilmente controllabili (per l'esistenza di costanti controlli militari), con la possibilità di utilizzare cave e miniere dismesse.
Una fotografia che coincide, ad esempio, con alcune zone esistenti all'interno delle basi militari isolane.
La possibilità che la scelta cada sulla nostra Isola, ha aggiunto Selis, diventa "particolarmente preoccupante, anche perché le isole, su indicazione dell'Enea, in un primo tempo erano state escluse dall'elenco delle "zone possibili". Poi, la Sardegna è stata reinserita in questo speciale elenco, mentre la Sicilia ne è rimasta fuori perché "ad alto rischio sismico".
Entro il prossimo 15 giugno, hanno ricordato i presentatori della mozione, sarà presa una decisione definitiva e le istituzione regionali, in primo luogo Consiglio e Giunta, non "possono fidarsi delle affermazioni di alcuni ministri e sottosegretari sardi, che certamente non hanno preso posizioni forti e coerenti in difesa dei diritti della Sardegna".
Serve una mobilitazione generale, una presa di posizione decisa ed incisiva, perché "decisioni così delicate non possono essere prese con ordinanze di guerra" ha aggiunto Luigi Cogodi. Le indicazioni dell'Enea, anche sui pericoli legati al trasporto di simili rifiuti, sono di grande importanza scientifica.Per una "questione di giustizia e di opportunità", la Sardegna deve essere esclusa da questa operazione, anche perché l'Isola "paga un altissimo tributo, sotto forma di servitù militari, all'interesse della collettività nazionale".
Su questo argomento, d'altronde, sono state presentate numerose interrogazioni, interpellanze, il Consiglio si è pronunciato in diverse occasioni; ma dal governo nazionale e da quello regionale non è venuta alcuna risposta. Non sarebbe il caso di avviare anche un monitoraggio delle basi militari, per accertare se questo genere di scorie non sia già giunto in Sardegna? Ha chiesto ancora l'esponente di RC, ed ha ricordato che coloro che hanno avuto dei benefici, in termini di ricchezza prodotta e di occupazione, dovrebbero fare dei "bei pacchetti con le scorie di quelle lavorazioni e li dovrebbero conservare bene, in casa loro".
La necessità di fare in fretta, di prendere decisioni politiche concrete, di avviare una rapida e risoluta vertenza nei confronti del Governo centrale, è stata ribadita anche da Giacomo Sanna, del Partito sardo d'azione, il quale ha anche ricordato che, quando qualche problema delicato viene affidato ad un "commissario straordinario" per la Sardegna i pericoli crescono. Dopo l'emergenza acqua, ha anche aggiunto Giacomo Sanna, era facile prevedere che sarebbe stato preso di mira l'ambiente, l'altra ricchezza della Sardegna, la risorsa che può permettere sviluppo e crescita economica e sociale. "Si è parlato di ecomafia, ora arrivano le scorie nucleari, per dare il colpo di grazia ad un sistema economico penalizzato dalle scelte dello Stato".
Questa mozione, comunque, ha concluso l'esponente dei Quattro mori, "deve diventare un documento unitario di tutto il popolo sardo. Comuni e province hanno già preso posizione, in maniera unitaria, ed hanno avviato una giusta contestazione nei confronti della decisione governativa. Ora tocca al Consiglio ed alla Giunta, che devono assolutamente capire e condividere la volontà dell'intera società sarda".
Una posizione unitaria, un documento comune, per dare maggior forza alle richieste della Sardegna è stata auspicata anche da Paolo Fadda, capogruppo de La Margherita, e da Peppino Balia, Sdi-Su, i quali hanno anche ricordato come le fabbriche in Sardegna chiudano per gli alti costi energetici e "le scorie nucleari, che danno energia a basso costo in altre regioni, non possono certamente finire da noi". (mc)
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