CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

La commissione Industria del Consiglio regionale ha incontrato le organizzazioni sindacali impegnate nella difesa dell'impianto Montefibre di Ottana


Cagliari, 22 maggio 2003 - Il futuro del tessuto industriale sardo è legato, intimamente, a quello dell'industria chimica sarda. Lo hanno ricordato, con forza, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, confederali e locali, impegnate nel difendere l'esistenza dell'impianto Montefibre di Ottana,

Le scelte dell'Eni e dell'Enichem, che hanno attuato una "dissennata" privatizzazione, cercando di sanare i loro bilanci senza un razionale piano industriale, hanno portato allo smantellamento del sistema chimico sardo. Villacidro è scomparsa, Ottana è destinata a chiudere nelle prossime settimane (il 27, a Roma, è in programma un incontro con il Ministero ed i rappresentanti dell'azienda, ma le previsioni sono fosche), subito dopo arriverà la chiusura degli impianti di Macchiareddu, Assemini e Porto Torres.

Una situazione, hanno detto i rappresentanti sindacali (alcuni dei quali hanno anche attuato una clamorosa forma di protesta, incatenandosi alle poltrone della sala nella quale la riunione era in corso), "che non si può assolutamente accettare; che impone scelte politiche unitarie, per cercare di ottenere dal governo gli interventi necessari per salvare quanto ancora esiste di industria chimica in Sardegna; per rivitalizzare produzioni e complessi industriali che, come dimostrano i piani di sviluppo di alcuni gruppi internazionali impegnati nell'isola, avrebbero ancora possibilità di sviluppo".

Certamente, hanno aggiunto i rappresentanti sindacali, se si accetta passivamente questa nuova chiusura si condanna a morte l'intero tessuto industriale della Sardegna centrale, un sito che, una volta "fermata" l'industria chimica, non avrà più alcuna possibilità di riprendersi.

L'impianto delle Montefibre di Ottana, hanno ricordato con dovizia di dati i sindacalisti, condiziona pesantemente tutto il sistema industriale della provincia di Nuoro. La sua "fermata", la possibile "messa in mobilità" dei 270 dipendenti del complesso chimico, si ripercuoteranno in maniera pesantissima sulle altre industrie, della zona, sui servizi, sulle imprese di appalto,che hanno già anticipato "la loro crisi".

La commissione, l'assessore dell'Industria La Spisa, che ha partecipato alla riunione, hanno confermato il loro impegno per salvare la chimica sarda, ed hanno annunciato una serie di iniziative politiche per arrivare ad un "accordo di programma" che porti al "possibile rilancio della industria chimica sarda".


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