CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura"Necessario evitare che la Sardegna divenga un immondezzaio atomico". Le preoccupazioni del presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti
Cagliari, 19 maggio 2003 - " Il rischio, paventato domenica dall'Unione sarda, che la Sardegna sia trasformata in un ricettacolo di scorie radioattive, non può essere accettato da alcun autonomista, quale sia lo schieramento cui si riferisce": Lo ha scritto, particolarmente preoccupato per le notizie apparse sulla stampa, il presidente del Consiglio regionale al capo dell'Esecutivo, Mauro Pili.
"Sono certo che converrai con me, ha scritto ancora Efisio Serrenti, come di fronte ad una minaccia così grave all'ambiente nostro di contemporanei e a quello dei sardi che domani popoleranno questa terra, ogni distinzione politica e ideale non abbia ragion d'essere".
"Il ceto politico cui tu, io e tutti i rappresentanti del popolo sardo apparteniamo, è scritto ancora nella lettera del presidente del Consiglio regionale, è figlio dell'autonomia ed a essa massimamente deve rendere conto, soprattutto in un momento in cui si tenta di violarla così drammaticamente. Nessuno, d'altra parte, può affermare che la Sardegna abbia partecipato, con proprio profitto economico e sociale, a produrre scorie radioattive che qui si vorrebbero trasferire e che, quindi, ci spetti lo smaltimento di una quota parte di esse".
"Faccio, dunque, appello alla tua sensibilità autonomista affinché tu voglia metterla al servizio della strenua difesa della nostra dignità nazionale e della salvaguardia di un bene tanto prezioso qual è l'ambiente della nostra isola, ha concluso Efisio Serrenti nella sua lettera a Mauro Pili. Chiedo a te, capo del governo del popolo sardo, di metterti alla testa di un grande movimento popolare di rifiuto dei disegni governativi italiani di trasformazione della Sardegna in un immondezzaio atomico. Al tuo fianco avrai sicuramente me e, ne sono convito, tutti i sardi sinceramente amanti della propria terra e dell'autonomia che nessuno ci ha regalato, ma che è frutto di battaglie che percorrono tutta la nostra storia. Un fraterno abbraccio".
>