CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Presentata dall'on. Floris (Udr Nazionalitario) una proposta di legge "aperta" per la tutela e la valorizzazione delle espressioni artistiche delle tradizioni popolari. Prevista l'istituzione dell'albo degli operatori del settore.


Cagliari, 13 maggio 2003 - Una proposta di legge "di straordinaria importanza", la definisce l'on. Mariolino Floris (Udr Nazionalitario), quella a "tutela e valorizzazione delle espressioni musicali, artistiche e coreografiche delle tradizioni popolari della Sardegna", "depositata, non presentata" dall'on. Floris per raccogliere "firme e contributi di tutti i gruppi politici". E mentre arriva in Commissione Cultura la proposta di disciplinare i "grandi eventi", dalla sagra di Sant'Efisio alla Cavalcata sarda, dalla festa del Redentore alla Sartiglia, dalla Faradda dei Candelieri all'Ardia di Sedilo ("iniziativa utile quella di mettere in rete iniziative che non dialogano fra di loro"), Floris rilancia: è un provvedimento "parziale che non valorizza il nostro patrimonio" definito "immenso, unico, esclusivo". Le tradizioni popolari sono un faro di civiltà che raccontano la storia di quest'isola-nazione "incompiuta o mancata"; eppure oggi quasi tutto è affidato alla buona volontà di tante associazioni, pubbliche o private, ciascuna delle quali coltiva il proprio orticello, alcune benemerite. Altre meno. I ogni caso tutte alle prese con progetti estemporanei, scollegati fra loro, senza garanzia di qualità.

Ed è, appunto, la qualità, una specie di marchio Doc, che la proposta di legge propone e disciplina.

Anche "Sa Die" non assolve il suo compito essendosi rifugiata nello spettacolo delle sagre paesane.

Dunque, un progetto che parte dalla rivisitazione della nostra cultura popolare; che indica gli obiettivi da perseguire e che, anno per anno, fa un bilancio e un rendiconto dei risultati. Un comitato regionale per la cultura popolare eviterà che ci si occupi, volta per volta, della materia, che si facciano preferenze con i soliti amici, che si mettano in piedi programmi pluriennali, uscendo finalmente da quella condizione di precarietà che alimenta quest'attività, alla quale partecipano, a vario titolo, circa 80 mila persone e oltre un migliaio fra enti, associazioni, gruppi e comitati spontanei.

L'on. Floris assicura: non è un attacco indiretto all'assessore Scarpa, dopo la sua decisione di rimanere in giunta; è semplicemente restituire attenzione ad un settore di grande importanza per quel "progetto nazionalitario" che si propone di rilanciare autonomia e specialità dell'isola. "La cultura - spiega Floris - rappresenta un obiettivo primario nello sviluppo di un territorio. Per questo avevamo scelto quell'assessorato. Per questo l'Udr sta portando avanti progetti precisi sui grandi temi: dal metano alla formazione professionale, alla scuola.

Senza un "certificato di qualità" si corre il rischio che anche l'immagine della Sardegna, "al di là del lodevole entusiasmo degli interpreti, venga lasciato al dilettantismo e all'improvvisazione". L'obbligo di pretendere requisiti e di documentare e certificare l'autenticità delle performances deve rappresentare la garanzia necessaria.

La proposta - assicura l'on. Floris - è molto attesa dagli operatori del settore che chiedono vigilanza da parte di organismi competenti: l'Istituto superiore etnografico sardo (custode dell'autenticità delle espressioni artistiche) e il comitato regionale (organismo di vigilanza) assolveranno questo compito favorendo anche la crescita di operatori qualificati.

Alla programmazione parteciperanno i comitati zonali per fare in modo che il progetto sia realmente espressione di tutti i valori dell'antica cultura sarda. La proposta di legge prevede anche l'istituzione degli albi, ripartiti in categorie, degli operatori della cultura popolare e tradizionale. (a.d.)


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