CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Proposta una commissione d'inchiesta per accertare la condizione economica e sociale delle zone interne.


Cagliari, 9 gennaio 2003 - L'Unione europea, lo Stato, la Regione hanno fatto giungere fiumi di denaro nelle zone interne, ma la situazione socio-economica di quella parte dell'isola non è minimamente cambiata. "Sono passati più di trent'anni dalla commissione Medici, oltre dieci dalla indagine della commissione speciale presieduta da Antonio Catte, ma le cose, se possibile, sono anche peggiorate". Il capogruppo dell'UDC, Roberto Capelli, primo firmatario di una richiesta presentata al presidente del Consiglio regionale, in base al quarto comma dell'articolo 125 del regolamento interno, per "l'istituzione di una commissione d'inchiesta per una indagine conoscitiva sulla condizione economica e sociale delle zone interne della Sardegna, interessate da particolari fenomeni di criminalità e violenza", ricorda come subito dopo la conclusione della "grande indagine conoscitiva della commissione interparlamentare presieduta dal senatore Medici" lo Stato e la Regione decisero iniziative e programmi di sviluppo, che avrebbero dovuto mutare, radicalmente, la situazione socio-economica delle zone interne, di quelle aree del malessere dove più numerosi si verificavano episodi criminosi, violenze, delitti.

I piani di rinascita, gli interventi speciali, i programmi ambiziosi, necessari per realizzare una nuova forma di sviluppo, non hanno prodotto i risultati sperati. "Oggi assistiamo, impotenti, all'abbandono, da parte delle istituzioni e delle strutture dello Stato, di molti paesi sardi. Le scuole sono diminuite di numero, sono state soppresse classi e cattedre, si sono chiusi e trasferiti sportelli postali, caserme dei carabinieri, anche sedi giudiziarie. Senza la presenza attiva e fattiva delle istituzioni, è impossibile arrestare il progressivo degrado, che rischia di rendere irreversibile una situazione preoccupante, forse irrimediabilmente compromessa".

"Per uscire da questa situazione, serve una nuova indagine conoscitiva, in grado di accertare cause, ragioni, responsabilità. E' necessaria anche una profonda autocritica, che deve essere fatta dai politici, dagli amministratori locali, da tutti coloro che, in qualche misura, hanno responsabilità pubbliche, senza alcuna esclusione". Una indagine conoscitiva, hanno detto Roberto Capelli, Pietro Pittalis, Pierpaolo Vargiu, Bruno Murgia e Pasquale Onida, presentando nel corso di una affollata conferenza stampa la loro proposta, sottoscritta da numerosissimi consiglieri regionali del Centrodestra "e quelli che non lo hanno potuto fare lo faranno nei prossimi giorni", dalla quale "devono scaturire nuove e coraggiose iniziative politiche; ma che consegneremo anche al professor Savona, come contributo al nuovo piano di sviluppo che l'economista sardo ed il suo gruppo si accingono ad elaborare".

Una indagine che deve permettere di capire come mai, dopo trent'anni di interventi speciali, lo spopolamento delle zone interne sia sempre maggiore; perché esista una impressionante dispersione scolastica, perché i giovani, ed i meno giovani, non credano più in alcuna prospettiva di sviluppo.

"Il malessere non può essere solamente legato ai gravi episodi delittuosi di questi ultimi tempi, ha detto ancora Roberto Capelli, ma al fatto che non si è più investito sul fattore umano. La scuola, la cultura, la presenza dello Stato danno fiducia e permettono di sperare in un domani migliore. "Ma se le persone si sentono abbandonate, se non hanno più stimoli e mancano i necessari servizi, come la società può evolversi e crescere? Il Nuorese, sino a qualche anno fa, era la parte d'Italia con il più alto rapporto tra la popolazione presente ed il numero dei laureati, era una provincia colta, in continua evoluzione. Ora è in controtendenza rispetto all'intero paese, e questo rapporto regredisce progressivamente, vistosamente".

"Un dato estremamente preoccupante, ha sottolineato Pasquale Onida, perché la cultura è sempre stata una molla fortissima per favorire lo sviluppo, economico oltre che sociale, di comunità e di paesi. Perché nei piccoli o nei grandi comuni non devono esistere biblioteche, centri di aggregazione, luoghi dove dipingere, ascoltare musica, dialogare, confrontarsi, leggere e crescere culturalmente? Perché non realizzare, a Nuoro, il terzo polo universitario? Investire in cultura è una priorità assoluta, specialmente per le zone più marginali ed emarginate, ma deve interessare tutta l'intera Sardegna".

La difficile situazione delle zone meno sviluppate, comunque, impone scelte che devono essere "unitarie". Questa proposta è aperta al contributo di tutte le forze politiche, hanno aggiunto Roberto Capelli e Pietro Pittalis, ed è auspicabile che vi partecipino attivamente gli esponenti di tutti i gruppi presenti in Consiglio. D'altro canto, anche i recentissimi atti di "matrice terroristica" devono essere contrastati massicciamente ed unitariamente, perché la violenza non può alterare il corretto dibattito democratico.

In passato, sui grandi temi, si sono raggiunte significative intese, anche in questa occasione, hanno ricordato Pierpaolo Vargiu e Bruno Murgia, si devono superare le sterili contrapposizioni e ricercare le più ampie convergenze. "Bisogna ridare una speranza ai giovani, garantire interventi diversi e più incisivi, utilizzare velocemente le somme disponibili, che non sono illimitate, assicurare la presenta dello Stato specialmente per ciò che riguarda il sistema giudiziario, che deve essere veloce ed efficace, e l'ordine pubblico".

"E' necessario attuare un nuovo modello di sviluppo", hanno concluso i presentatori dell'iniziativa, che tenga conto delle potenzialità reali, della valorizzazione delle risorse, delle tradizioni e caratteristiche peculiari della società sarda, in particolare di quella delle "zone interne".

Un richiamo alla necessità di istituire questa commissione di inchiesta sarà fatto nel corso della seduta straordinaria del Consiglio, il prossimo 14 gennaio. Una occasione nella quale sarà data una risposta forte ai recenti atti intimidatori nei confronti di esponenti politici, del sindacato, dell'imprenditoria, della magistratura. "Atti ai quali è stato dato, forse, un risalto eccessivo", che certamente non devono essere sottovalutati, ma che non possono essere "semplicemente collegati" ad una crisi sociale ed economica "che deve essere affrontata, e risolta, fornendo risposte concrete alle giuste e reali richieste di cittadini". (mc)


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