CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Le linee del "nuovo Piano di Rinascita" illustrate dal professor Savona alla Terza commissione consiliare


Cagliari, 29 novembre 2002 - Un investimento, in dieci anni, tra i 16 ed i 20 miliardi di euro, tra i trenta ed i quarantamila miliardi di vecchie lire, è quanto serve alla Sardegna per coprire il suo divario infrastrutturale ed uscire, definitivamente, dal suo stato di perenne arretratezza.

La ricetta, la piattaforma per lo sviluppo della Sardegna, partendo da una situazione economico-sociale preoccupante, è stata illustrata dal professor Paolo Savona e dagli esperti chiamati, dalla Giunta regionale, ad elaborare un nuovo, il quarto, Piano di Rinascita, alla Terza commissione, Programmazione economica e bilancio, presieduta da Giorgio Balletto.

Ai lavori della Terza hanno partecipato i soli consiglieri della maggioranza ed il presidente della giunta Pili, mentre i consiglieri delle opposizioni hanno "contestato la procedura seguita per informare la Commissione, perché questo incontro è di esclusiva competenza dell'esecutivo".

"Siamo degli economisti, insegnanti teorici, ma con grande esperienza pratica", ha detto Paolo Savona, presentando la "sua èquipe": i professori Beniamino Moro (Cagliari), Giorgio Belloni (Ancona), Michele Fratiani (Indiana UN.), Salvatore Dominick (NY), Giorgio Piras (Centro di Programmazione).

"Il quadro di riferimento sul quale abbiamo lavorato, ha aggiunto l'economista cagliaritano, presenta molti aspetti negativi, ma con interventi decisi e mirati può essere ribaltato. I disoccupati, in Sardegna, sono 124 mila, il 47 per cento dei quali giovani, tra i 15 ed i 24 anni; il Pil è al 75 per cento di quello medio nazionale, ma il 65 per cento di quello del centro-nord; il reddito pro-capite il 35/40 per cento inferiore a quello delle regioni centro-settentrionali; il divario nella redditività e nella dotazione delle infrastrutture, anche secondo i rilevamenti europei, è di almeno il 40 per cento inferiore alla media nazionale, con punte, ad esempio nel settore della raccolta e della distribuzione dell'acqua, anche più elevate".

Una situazione negativa, riconducibile a tre fattori: carenza qualitativa e quantitativa di capitali; scarsa produttività, per professionalità inadeguate e per un mercato del lavoro troppo rigido; carenza di infrastrutture, almeno il 40 per cento in meno di quelle necessarie.

"Partendo da questi dati, ha aggiunto Paolo Savona, intervenendo nel solo settore delle infrastrutture, calcolando che ad ogni punto di incremento del prodotto interno lordo corrispondono nuovi posti di lavoro, intervenendo ogni anno con una somma tra i 1.5/2 miliardi di euro, si favorirebbe l'incremento del PIL di almeno 3.6 miliardi di euro e circa 36/40 mila nuovi occupati l'anno.

In pochi anni, quindi, si potrebbero avviare al lavoro i 124 mila sardi che chiedono di entrare nel mondo produttivo e si aprirebbero ottime possibilità per i giovani, ma anche per i meno giovani, in possesso delle necessarie professionalità. Occorrono nuovi rapporti con le Università, con la scuola, con il settore della formazione professionale, hanno aggiunto gli esperti chiamati a disegnare nuove prospettive di sviluppo per la Sardegna; ma un Piano di rinascita di queste dimensioni favorirebbe, realmente, lo sviluppo, la crescita della nostra Isola.

Otto gli obiettivi da perseguire, dopo aver fatto le necessarie scelte politiche: il potenziamento della ricerca e della preparazione professionale, "la risorsa umana è fattore essenziale in ogni processo di crescita"; la razionalizzazione ed il rafforzamento delle reti informatiche, "per portare la Sardegna ed il lavoro dei sardi oltre il mare"; una adeguata offerta di risorse idriche, incrementando le disponibilità, altrimenti si dovranno scegliere gli utilizzi da privilegiare (agricoltura o turismo?); il potenziamento delle strutture nel settore dei trasporti, "alcune tratte ferroviarie potrebbero essere privatizzate"; una efficace viabilità; l'approvvigionamento energetico a costi contenuti, puntando anche sulle fonti rinnovabili e sul metano; il potenziamento dell'agro-industria; l'incremento della presenza turistica, di qualità più che di massa, con una attenzione particolare per il turismo nautico e sportivo.

Un intervento massiccio, certamente straordinario, che deve integrarsi con l'azione politica ordinaria. Una sfida che si può affrontare con le risorse finanziarie messe a disposizione dalla Unione Europea, e sono ingenti, dallo Stato, dai privati. Uno sforzo economico che si "auto-finanzia", visto che l'incremento del PIL porterebbe nelle casse regionali, sotto forma di tributi riscossi, una buona parte delle somme necessarie.

Certamente sono necessarie scelte strategiche accurate, un progressivo processo di semplificazione delle norme burocratiche, una razionalizzazione del sistema amministrativo regionale: "le lunghe attese sono dannose, vanificano la redditività degli investimenti, riducono la loro efficacia".

Serve una nuova cultura, anche imprenditoriale, per ridare vigore alle attività esistenti, quelle tradizionali (agricoltura, zootecnia, artigianato), per valorizzare definitivamente le materie prime locali, come il sughero ed il granito, per trasformare la ex grande industria in una forza trainante delle piccole e medie imprese che, nell'Isola, non si sono ancora affermate.

Il "sistema Sardegna" deve prendere esempio dalle Marche, dove le piccole e le medie industrie hanno soppiantato, sostituito, "le grandi" che hanno abbandonato il campo.

Le "grandi idee" hanno bisogno di grande coraggio, di una continua e costante preparazione scientifica, di studi e di ricerche, per "trasformare in tecnologie commerciabili i frutti di tanto lavoro intellettuale". Da qui la necessità di puntare sulle Università, sulle intelligenze di tanti giovani, che devono restare nell'Isola, che devono potersi affermare qui, senza dover trovare altrove ciò che possono e devono ottenere a casa loro.

Prospettive favorevoli, quindi, a condizione che gli investimenti siano "mirati, adeguati, veloci, tempestivi". Un progetto che tiene conto di molti fattori, dei diversi settori nei quali la Sardegna può dire la sua.

"Il turismo, da solo, non è in grado di favorire lo sviluppo della società sarda. La nostra regione ha risorse notevoli, ambientali, storiche, culturali, economiche, che devono essere utilizzate nel modo migliore. La monocultura non è in grado di favorire una crescita costante e duratura, mentre il "sistema Sardegna" deve diventare una concreta realtà.

Entro dicembre, hanno annunciato Savona e Pili, sarà pronta la bozza del nuovo Piano, che sarà distribuita ai politici, agli esponenti delle forze economiche e sociali; si avvierà, così, un proficuo confronto. Alla fine di marzo il Piano sarà pronto e bisognerà lavorare con lena, per tradurlo in fatti concreti. Saranno predisposti anche otto documenti di settore, che analizzeranno l'esistente ed indicheranno come si potrò operare per raggiungere l'obiettivo dello sviluppo complessivo della società sarda.

"Una sfida di grande impegno, ma che può e deve essere vinta. Un modo diverso di affrontare la realtà, partendo dall'esistente e valorizzando le notevolissime potenzialità della Sardegna".

Prima della seduta della commissione Programmazione, il professor Savona aveva brevemente incontrato, accompagnato dal presidente Pili, il presidente del Consiglio, Efisio Serrenti.


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