CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaUna proposta di legge di iniziativa popolare, per l'abolizione degli enti regionali delle acque, presentata al presidente del Consiglio regionale.
Cagliari, 25 luglio 2002 - Una proposta di legge di iniziativa popolare, per sollecitare l'abolizione degli enti regionali che operano nel settore idrico e l'istituzione dell'Azienda sarda delle acque, è stata presentata dal comitato promotore, composto dai sindaci di numerosi comuni della Sardegna meridionale, al presidente del Consiglio regionale.
I sindaci di San Sperate, Sestu, Giba, Ussana, Nuraminis, Monastir, Decimoputzu, Samatzai, ai quali si sono aggiunti quelli di Villasimius e Pula, hanno voluto spiegare le ragioni della loro iniziativa al presidente Efisio Serrenti, al quale hanno anche annunciato che, su questa proposta, sarà avviata la necessaria raccolta di firme, per presentarla al Consiglio con il supporto di un "vasto consenso popolare".
La Sardegna è alle prese con una crisi idrica senza precedenti, hanno detto i sindaci illustrando l'iniziativa, e sono necessarie scelte politiche adeguate. In Sardegna operano 44 enti, che raccolgono, trasferiscono, distribuiscono, gestiscono le risorse idriche regionali,
"Troppi organismi, che cercano di accrescere o conservare il loro potere, spesso gestendo le loro risorse idriche con poca razionalità e scarsa lungimiranza".
Una situazione che ha creato non pochi disagi agli operatori del settore agricolo, che non ha permesso di intervenire tempestivamente per ammodernare le reti di distribuzione, per ridurre le perdite, per utilizzare nel modo migliore le diverse fonti di approvvigionamento.
"Da anni si parla di riformare il settore, ha detto Gesuino Mattana, sindaco di San Sperate, ma le cose stanno andando a rotoli e molti agricoltori dei distretti irrigui del Campidano, che sulle loro aziende hanno investito tutto, stanno assistendo, impotenti, alla morte dei loro frutteti, delle colture orticole pregiate. Una situazione che porterà all'abbandono delle campagne, all'abbandono di molte vaste aree della Sardegna, ad una crisi irreversibile dell'Isola".
La siccità, hanno ricordato altri sindaci, sta creando situazioni di grande disagio, anche nei settori che possono "tirare" proprio nel periodo estivo, come quello turistico, sta innescando reazioni inconsulte, che fanno temere anche per "l'ordine pubblico" o che possono sfociare in gravi episodi di violenza.
"Il Consiglio è ben conscio di quanto sia grave e drammatica la situazione della Sardegna, in particolare di quella meridionale, ha detto il presidente Serrenti, rispondendo ai sindaci. Le commissioni competenti sono state autorizzate, in deroga al regolamento consiliare, a riunirsi anche in questi giorni, nelle pause del lavoro dell'Aula, per mettere a punto i provvedimenti urgenti, necessari per sostenere gli operatori agricoli e cercare di superare una crisi gravissima".
L'Assemblea regionale, ha assicurato Efisio Serrenti, segue e seguirà con grande attenzione l'evoluzione della situazione e promuoverà tutte le iniziative, anche legislative, necessarie per evitare che simili, gravissime, calamità naturali si ripetano ciclicamente.
"Sarà necessario intervenire sugli invasi, sulle reti di trasferimento e distribuzione, realizzare dissalatori, sperimentare l'inseminazione delle nuvole, ha aggiunto il presidente del Consiglio, ma sarà necessaria anche una nuova educazione sull'utilizzo delle risorse idriche". D'altra parte acqua e lavoro sono le emergenze più gravi, con le quali la Sardegna deve fare i conti, e su questi due temi il Consiglio regionale dovrà necessariamente soffermarsi, per dare risposte tempestive e concrete a tutta la società isolana. (mc)
>