CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaLa commissione Agricoltura ha approfondito il "caso Cras". Ascoltati in "audizione" i sindacati ed il presidente dell'Ente
Cagliari, 12 dicembre 2001 - Il "caso Cras", il Centro regionale agrario sperimentale, dove 91 dei 96 dipendenti "contestano" il presidente, è stato approfondito dalla Quinta commissione permanente del Consiglio regionale, Agricoltura ed Ambiente, presieduta da Tonino Frau.
Il Cras, che nella storia della ricerca agricola isolana e nazionale ha svolto un ruolo di primo piano, rischia la paralisi "perché gli amministratori non sono in grado di portare avanti la attività di ricerca, perché vogliono profondamente trasformare un centro di élite in un qualcosa di non ben definito". I rappresentanti delle organizzazioni sindacali, non solo di categoria ma i responsabili regionali della Funzione pubblica, hanno violentemente attaccato l'attuale presidente del Centro di sperimentazione, sollecitandone la rimozione ed annunciando altre azioni "di lotta", anche in sedi diverse da quella politica e sindacale.
"La situazione del Centro è difficilissima, hanno detto nel corso del loro lungo incontro con i componenti la commissione Agricoltura, sono troppe le irregolarità che vengono commesse, diventa sempre più difficile portare avanti le attività istituzionali, che hanno come fine quello di fornire agli agricoltori indicazioni tecniche e scientifiche in grado di elevare le loro produzioni, di renderli competitivi con gli operatori agricoli degli altri paesi europei".
In quasi cinquanta anni di vita, il Cras ha svolto ricerche nel campo dei cereali, delle foraggiere, delle coltivazioni orticole, arboree, nell'analisi dei terreni e nella lotta biologica con insetti antagonisti. I risultati di queste sperimentazioni sono stati pubblicati sui più importanti giornali nazionali ed oltre cinquecento sono le comunicazioni scientifiche apparse sulla stampa mondiale.
Una attività di ricerca e divulgazione che ha ottenuto, hanno ricordato i rappresentanti dei dipendenti, anche prestigiosi riconoscimenti, ai più alti livelli scientifici. Un patrimonio di professionalità e di competenze, però, che le recenti decisioni del consiglio di amministrazione rischiano di vanificare "perché i programmi di ricerca non vengono finanziati; i fondi necessari per nuove prove e sperimentazioni non vengono tempestivamente messi a disposizione. I tempi delle campagne sono lunghi, ma precisi. Non si possono "saltare" i periodi delle semine, non si possono trascurare i controlli in campo nei momenti più opportuni, perché si vanificano tutte le prove, tutte le sperimentazioni avviate"
Il laboratorio per le analisi, quello per la produzione degli "insetti antagonisti", una delle tecniche più utilizzate per la lotta biologica, l'analisi sui residui dei pesticidi nei prodotti agricoli, nuove tecniche di moltiplicazione del carciofo o di piante e sementi elette, sono i temi più importanti dei quali si stanno occupando i 30 ricercatori ed i 35 tecnici, dei quali dispone la struttura regionale. "Un grande patrimonio umano che rischia di scomparire, per le scelte poco attente degli amministratori, hanno denunciato i rappresentanti sindacali. Un pericolo reale, che può essere evitato sostituendo il presidente, fornendo risorse economiche certe e direttive adeguate ad un ente considerato tra i migliori in campo nazionale".
Un quadro complesso, con molte zone d'ombra, che presenta contraddizioni ed incongruenze. Molti aspetti particolari di questa "difficile situazione" sono stati approfonditi dai consiglieri della Quinta commissione, che si sono soffermati sulla gestione amministrativa, sui programmi predisposti dalla struttura tecnica e non attuati per volontà degli stessi amministratori.
I consiglieri si sono anche soffermati su due aspetti particolari: quello della "stabilizzazione" degli undici "lavoratori socialmente utili" occupati nelle strutture del Cras, "che hanno acquisiti una nuova grande professionalità e che alla fine dell'anno si troveranno a spasso", e quello dell'azienda Iscra, di Illorai, contesa tra l'Ente, che ne è proprietario, ed il Consorzio interprovinciale di frutticoltura, che ha trasformato quella struttura, ottenuta in affitto ventinove anni fa, in un importante centro di produzione e vendita di materiale vivaistico.
Problemi che sono stati affrontati anche con il presidente dell'ente, Antonio Tavolacci, sentito in audizione subito dopo i rappresentanti sindacali. Diversa, chiaramente, la posizione del presidente "contestato" da 91 dei 96 dipendenti del Cras, che ha difeso il suo operato "un compito che ho svolto con chiarezza e serietà, seguendo le indicazioni contenute nello stesso programma di governo della Giunta Floris".
In un anno e mezzo la "filosofia" del Cras è cambiata, perché sono cambiate le condizioni generali dell'agricoltura sarda. La sperimentazione fine a se stessa, senza "fare i necessari conti, senza verificare la validità economica dei risultati ottenuti" in questo particolare momento "non ha senso. I grandi programmi vanno bene, ma se non ci sono i soldi necessari, occorre presentare progetti che siano finanziabili con le risorse che lo Stato e la Comunità destinano alla ricerca in campo agricolo. L'alternativa è la chiusura del nostro Ente, perché i concetti di redditività ed economicità devono essere alla base di ogni sperimentazione".
I tempi sono difficili, ha ricordato il presidente Tavolacci, e la ricerca non può essere più quella di una volta. Il Cras ha cambiato la sua impostazione generale, seguendo le indicazioni del comitato scientifico che sovrintende a tutte le sue iniziative, osservando scrupolosamente i programmi dell'esecutivo regionale "perché siamo un ente regionale e come tale ci dobbiamo comportare".
Una più attenta presenza nell'intero territorio regionale, quindi, una sperimentazione capace di dare risposte certe, serie, concrete, economicamente valide, al mondo delle campagne, che "continua a rivolgersi con grande fiducia, alla nostra struttura".
"In ogni caso è necessario dare vita ad una diversa organizzazione tecnico-amministrativa, più adatta ai tempi ed ai nuovi compiti; assegnare nuovi incarichi a funzionari capaci, in grado di imprimere la necessaria spinta ad una struttura, per molti versi, poco reattiva e non in grado di recepire le nuove realtà". Un compito che Antonio Tavolacci è convinto di aver svolto con coerenza e serietà "perché ho la certezza di aver fatto tutto ciò che dovevo, rispettando norme e regole, tanto da poter dire di avere la coscienza a posto"."Nessun problema", infine, per risolvere i due "casi particolari", sollevati dai consiglieri: quello del futuro dei lavoratori socialmente utili e dell'azienda Iscra, di Illorai. Entro la fine dell'anno sarà certamente "trovata una soluzione, perché le professionalità che ci siamo create, utilizzando gli undici Lsu nel Centro, non devono andare perdute. Quanto al contrasto con il Consorzio di frutticoltura, dovevo e devo rispettare la legge, ma un accordo nella sede opportuna, quella politica, credo sarà possibile trovarlo".
La Quinta commissione, al termine della audizione sul Cras, ha deciso di prendere ufficialmente posizione sulla vicenda degli undici dipendenti assunti con le norme sui lavori socialmente utili ed ha approvato una risoluzione, con la quale chiede la "stabilizzazione", prima della fine dell'anno, del rapporto di lavoro attualmente in atto.
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