CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaDemocratzia presenta il programma: un forum di movimenti e associazioni sul Progetto Sardegna e una "campagna di discussione" per un cambiamento profondo dei partiti. A primavera la decisione con lo slogan: o si cambia o si nasce (come nuovo soggetto politico). Piersandro Scano: "Lasciare che le cose vadano avanti così significa marciare verso il disastro politico annunciato del centrosinistra, come nelle elezioni in Sicilia".
Cagliari, 5 dicembre 2001 - Appuntamento a febbraio, massimo a marzo: Democratzia, il movimento riformatore e autonomista sardo riflette sulla "sconfitta rovinosa" del centrosinistra nelle elezioni siciliane e spinge per un cambiamento dall'interno dei partiti proponendo "una campagna di discussione"; mette in campo un programma (i 10 punti approvati dalla propria costituente, a Santa Giusta, "sono il nocciolo forte"); deciderà in primavera il proprio futuro. Con due possibile alternative ("perché siamo a un bivio e chi non lo scorge pecca di onestà intellettuale", precisa Ivana Dettori): la prima, vivere con i partiti rinnovati dell'autonomia e del centrosinistra la futura scadenza elettorale; la seconda, costituire ("ma speriamo di no", chiarisce Piersandro Scano) un soggetto politico insieme ad altri (movimenti e associazioni, ma, eventualmente, anche partiti d'area. Si pensa ai sardisti). A oggi ad allora (febbraio o marzo) due complessi appuntamenti preparatori: un forum proposto insieme "a una miriade di soggetti sociali", quelli che dialogano quotidianamente con la società, per definire un "progetto Sardegna" che colmi un vuoto evidente e, appunto, la campagna di discussione all'interno di Margherita e Ds per valutare, alla fine, se il cambiamento è possibile con i partiti oppure no. E se Fassino, neo segretario Ds, lancia il motto: o si cambia o si muore, Democratzia lo corregge: o si cambia o si nasce. Nel senso che, in assenza di mutamenti radicali delle istituzioni politiche (all'interno delle quali i partiti hanno ruolo determinante, nel bene e nel male), nascerà il nuovo soggetto politico come atto doloroso e inevitabile. "Speriamo di no", commenta Scano, che oggi ha presentato, in conferenza stampa, l'agenda di Democratzia, movimento che "non può tirarsi indietro rispetto alle responsabilità che sente nei confronti dei sardi".
Piersandro Scano, Ivana Dettori e Nazareno Pacifico, consiglieri regionali, restano per ora nella "casa" dei Ds; "non abbiamo né fregole, né pruriti" affermano, ma sono "preoccupati perché, senza un cambiamento profondo, si va verso una catastrofe politica annunciata".
L'occasione di cambiare è offerta dall'assemblea costituente, "strumento intellettuale e morale straordinario per aprire una nuova stagione" della politica e della Regione. Ma la costituente non è "un tema elitario, chiuso nella sfera delle istituzioni". Esso deve svilupparsi nella società, fra la gente perché non ci sarà sviluppo se questo si attende dall'esterno e se la società sarda non troverà forte coesione e capacità di cooperazione. La strada dell'autonomia e del federalismo impone questo percorso, tutt'altro che semplice e indolore. Occorre vivere una nuova dimensione culturale e non accontentarsi di surrogati di autonomia. Per Scano si è imboccata una strada pericolosa, segnata "dall'organizzazione normativa e politica dei poli che conduce ad un fortissimo centralismo politico". C'è il rischio di vivere di illusioni, tipo quella che i parlamentari sardi, "scelti a Roma, da chi ha il potere di scegliere ed al quale devono per ragioni politiche rispondere", siano i parlamentari "dei sardi" al di là di genuini sentimenti autonomisti che possano animarli.
Oggi, di fronte a una legge federalista dello Stato, si pone il problema di come comportarsi nei confronti di una riforma (quella del titolo quinto della Costituzione) che allarga i poteri delle Regioni e degli enti locali, ma che riduce la forza delle autonomie speciali. Noi, dice Democratzia, siamo contrari a un semplice aggiornamento delle prerogative e favorevoli ad imboccare la strada del federalismo puntando i piedi, se occorre.
Ma il centrosinistra è convinto di questa necessità, e l'Ulivo "sardo" riuscirà a sentirsi diverso da quello romano, perché composto da partiti indipendenti dalle "centrali" italiane? "Non siamo per le piccole avventure", spiega Scano, ma in primavera "dovremo decidere, insieme ad altri".
Nazareno Pacifico insiste: "Non basta dare sul centrodestra un giudizio negativo; bisogna formulare una proposta alternativa. E in questo campo il centrosinistra è latitante". Ma c'è anche una innegabile spaccatura interna, che il voto sulla Costituente ha evidenziato e il centrodestra ha manipolato. Ma su un argomento di tanto spessore "non era possibile pensare di piegare la testa".
Dunque, no a piccole avventure, si ad un progetto che coinvolga i sardi, che "sia come una trasfusione capace di rinvigorire il centrosinistra esanime", sostiene Gianni Marilotti, dei Democratici, il quale sottolinea l'assenza e l'estraneità, nelle vicende politiche regionali, del mondo giovanile.
Ivana Dettori insiste sull'utilità del confronto dentro i partiti e cita come passo in avanti la dichiarazione precongressuale dei Ds sardi per dar vita "ad un partito indipendente da Roma". Nel dibattito intervengono Virgilio Condello, Luca Lambroni ed Efisio Pilleri della Costituente sardista. Bisogna evitare - si afferma - l'appiattimento della classe dirigente sarda; c'è il pericolo che la dipendenza da Roma non dia priorità ai problemi sardi negli atti della politica regionale. La riscrittura dello Statuto e la legge elettorale che ne deriva sono i momenti chiave di una rivalsa che chiami a raccolta i sardi in un nuovo clima di reciproca fiducia.
Altrimenti si prospetta un disastro elettorale alla siciliana. In fotocopia.
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