CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Asl di Nuoro: un buco di cento miliardi, ma il risparmio sembra inconciliabile con il processo di sanità diffusa per le caratteristiche del territorio. Il manager Franco Mulas sentito dalla Commissione Sanità nel corso delle audizioni per monitorare la situazione della spesa.


Cagliari, 28 novembre 2001 - Un "buco" che sfiora i cento miliardi (nel 2000 erano 75) su un'assegnazione regionale provvisoria di 357 (ma a fine anno dovrebbero diventare 380): i bilanci dell'Azienda sanitaria di Nuoro, la numero 3, sono vistosamente in rosso, ma è "il prezzo che si paga per garantire servizi ad un territorio di 5.200 chilometri quadrati (più di un quinto dell'intera isola)", con una popolazione distribuita in 77 Comuni, che va da un mare all'altro, da Olbia a Cagliari e col massiccio del Gennargentu piazzato al centro, a rendere difficili i collegamenti e inadeguata la viabilità.  Tutti elementi - ha detto il general manager dell'Asl di Nuoro, Franco Mulas - che rende complessa la gestione dei servizi sanitari a complicare i quali ci si mette anche la "blue tongue", considerato che la provincia alleva un terzo del patrimonio ovicaprino. Un deficit notevole - ammette, nel corso dell'audizione alla Commissione Sanità (presidente Noemi Sanna Nivoli, An), che verifica lo stato dell'arte della sanità regionale in previsione del dibattito consiliare -, tuttavia "necessario a mantenere in piedi servizi utili alla popolazione".  Rimedi? Forse riducendo la degenza ordinaria o puntando sulla valorizzazione delle strutture distrettuali oppure avviando la contabilità analitica; una riorganizzazione in fase di lavori in corso, per rendere "l'azienda corta" e renderla più moderna e funzionale. Un lavoro intenso col quale forse è possibile ridurre alcuni costi, ma non eliminare il fardello pesante di servizi sparpagliati nel territorio.

Cresce tuttavia - assicura Mulas - la qualità. Radioterapia, medicina nucleare (approvata dal Comitato oncologico regionale), neurochirurgia (che decollerà a metà dicembre) e chirurgia vascolare sono a portata di mano e "concluderanno la fase rivendicativa della sanità nuorese nei confronti della Regione". Per alcune di queste specialità o si deve fare affidamento sulle strutture private fuori dal territorio o bisogna accettare tempi di attesa "non dignitosi".

Rispetto al documento della Giunta che integra il provvedimento approvato dal Consiglio regionale il 22 luglio 1998, non ci sono osservazioni sostanziali da fare.Gli 851 posti letto rispettano le indicazioni del recentissimo decreto "salvaspesa" del governo superando di un soffio (4,03 per mille) l'indice dei posti letto indicato (4 per mille) con la probabilità di una deroga che deriva dalle caratteristiche del territorio, dove gli ospedali di Bosa e Sorgono sono "autentici baluardi per la salute".

Nel processo di adeguamento alle direttive nazionali e regionali, l'Asl punta sulla formazione (un miliardo disponibile), sul day hospital  e sulla Day surgery, ha un indice di rotazione molto alto che indica una flessibilità collaudata nella gestione dipartimentale (nel senso che è inutile lasciare i letti vuoti; meglio assegnarli a specialità affini che li richiedono) e destinerà 173 posti alla lungodegenza (40 al Zonchello, 35 a Macomer, 60 fra Isili e Sorgono, altri dedicati alla riabilitazione).

La seconda fase, conclusa quella "rivendicativa" - assicura Mulas - riguarderà le liste di attesa (alcune decisamente troppo lunghe) e la organizzazione degli ospedali periferici dando fiato ai servizi sul territorio, che riducono la pressione sulle strutture ospedaliere. Ma il progetto riorganizzativo passa anche attraverso il riassetto di patologie con denominatore comune, quelle che costituiscono prevalente causa di morte.  Malattia cardiovascolari e tumori saranno oggetto di un programma già avviato che consente di mettere in relazione strutture affini di altri dipartimenti. Per i tumori, ad esempio, ci sarà un collegamento funzionale con l'oncoematologia, col centro di senologia e con la chirurgia oncologica. Un working progress - lo definisce Franco Mulas - che consente di elevare il tono della qualità, sia economica che sanitaria. Un primo traguardo visibile e l'"ospedale aperto", accessibile ai cittadini dalle 13 alle 21, un modo per monitorare all'esterno la qualità dell'assistenza.

Ma ci sono altri momenti di modernizzazione dell'azienda, forse meno appariscenti, ma sicuramente efficaci, come il servizio infermieristico, che assume responsabilità nella formazione e si inserisce in modo trasversale nell'organizzazione del distretto. Piccoli passi, ma significativi per certificare un impegno che tuttavia non ha strumenti per ridurre il deficit di gestione senza rinunziare a una sanità diffusa.

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