CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaPresentata, in una conferenza stampa, la relazione finale della indagine conoscitiva della Seconda commissione consiliare sullo stato del sistema penitenziario isolano
Cagliari, 12 novembre 2001 - "Una situazione preoccupante, esplosiva; con continue violazioni dei diritti civili, non solamente dei detenuti ma di tutti coloro che, negli istituti penitenziari isolani, vivono ed operano". Il presidente della commissione permanente del Consiglio regionale Diritti civili e Politiche comunitarie, Beniamino Scarpa, il vicepresidente Paolo Fadda ed i componenti la Seconda Cesare Corda, Mimmo Licandro e Nazareno Pacifico hanno illustrato, nel corso di una conferenza stampa, i risultati della indagine conoscitiva svolta, tra il giugno 2000 ed il febbraio 2001, per accertare la reale situazione del sistema carcerario isolano.
Una indagine accurata, compiuta visitando i tredici istituti, di diverso tipo, in funzione nell'isola, incontrando detenuti, direttori, operatori sociali, educatori, comandanti e rappresentanti del corpo di sorveglianza. Visite che hanno permesso di accertare fenomeni e problemi particolari, approfonditi nel corso di numerosissime audizioni fatte nella sede consiliare, dove la Commissione ha incontrato anche magistrati, rappresentanti delle camere penali e degli ordini forensi, parlamentari sardi, assessori competenti per le diverse materia (Italo Masala, Silvestro Ladu e Matteo Luridiana), psicologi, medici, organizzazioni sindacali, ordini professionali, rappresentanti di tutte le categorie che lavorano nei luoghi di pena, gli stessi cappellani che, negli istituti carcerari, operano.
La Commissione ha anche incontrato, prima di concludere il suo lavoro, il ministro Guardasigilli Piero Fassino, la commissione Giustizia del Senato, il direttore del Dipartimento amministrazione penitenziaria Giancarlo Caselli.
Un lavoro lungo, faticoso, con centinaia di ore di registrazioni da riascoltare e discutere, al termine del quale è stato possibile elaborare una relazione conclusiva, approvata dal Consiglio regionale il 29 marzo scorso, "una base dalla quale partire per avviare il necessario processo di riordino di un sistema inadeguato, inadatto a favorire il recupero dei detenuti, non assolutamente in linea con i moderni concetti di rispetto dei diritti della persona".
"E' stato un lavoro faticoso ma, credo, proficuo, ha detto Beniamino Scarpa, presentato la relazione. Un punto di partenza per una azione che durerà nel tempo. Questi risultati abbiamo intenzione di analizzarli in un convegno, che organizzeremo in un prossimo futuro, per mettere a punto le iniziative che la Regione deve avviare per migliorare una situazione di estrema gravità".
Qualche risultato concreto, comunque, è stato già raggiunto: il Governo, infatti, dopo gli incontri con la Seconda commissione ha programmato la realizzazione di cinque nuove strutture carcerarie (a Cagliari, Oristano, Sassari, Tempio e Lanusei) per permettere una diversa utilizzazione di quelle esistenti, ad esempio il carcere di Oristano occupa un edificio giudicale del XIII secolo. "Un primo passo, ha aggiunto Scarpa, anche se le modifiche apportate al carcere di Alghero, dopo le recenti ristrutturazioni era un vero gioiello che adesso cambia nuovamente faccia e destinazione, e la paventata trasformazione di quello di Macomer in supercarcere, destinato a detenuti particolarmente pericolosi, creano non poche preoccupazioni".
"Abbiamo accertato anche continue violazioni dei diritti civili, ha concluso Beniamino Scarpa, e le abbiamo denunciate con forza. Non sono assolutamente accettabili, infatti, le condizioni nelle quali vivono i detenuti, quelle nelle quali sono costretti a vivere ed operare i funzionari, gli assistenti, i pedagoghi, gli educatori, gli appartenenti al corpo di sorveglianza. Una situazione di disagio che deve essere radicalmente modificata".
"Dare voce a chi non la ha, ha aggiunto il vicepresidente Paolo Fadda, è un dovere al quale non intendiamo sottrarci. Questa indagine può servire a risolvere i problemi delle carceri in Sardegna". Il lavoro svolto, infatti, può essere uno strumento utile per decidere nuove politiche, in un settore che non è di competenza della Regione, ma che deve vedere l'amministrazione regionale protagonista delle scelte che riguardano la Sardegna.
Una particolare attenzione, ha detto ancora Fadda, deve essere riservata al problema dei minori, dei giovani che non riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro, che rischiano di essere completamente emarginati dalla società civile.
"Una esperienza di straordinaria umanità, ha commentato Cesare Corda. Una esperienza che ci impone iniziative decise, perché abbiamo potuto toccare con mano situazioni inaccettabili. A Buocammino, ad esempio, le strutture sono assolutamente inadatte: in piccole celle vivono anche setto o otto persone, con delinquenti incalliti e detenuti in attesa di giudizio costretti ad una pericolosa convivenza; privi di servizi igienici adeguati".
"Esistono norme che possono permettere sistemazioni diverse, ha aggiunto Corda. Interrogare un detenuto in attesa di giudizio a Sanluri, ad esempio, è forse faticoso, ma almeno si tutelano la personalità ed i diritti di coloro che, molto probabilmente, saranno poi rimessi in libertà perché innocenti".
Sono troppi i problemi di sovraffollamento, di carenza di servizi igienici, di spazi disponibili per tutte le attività che favoriscono il recupero dei detenuti, di strutture ormai fatiscenti. "Qualcosa si muove, però. Ad Oristano, ha detto Mimmo Licandro, è stata trovata un'area idonea e presto si troveranno i fondi, con l'intervento dei privati, per costruire un nuovo carcere. Quello di piazza Mannu, realizzato utilizzando un edificio del periodo Giudicale, può avere ben altra destinazione".
"Crediamo ci sia una reale lesione di diritti civili, non solamente dei detenuti ma di tutti coloro che nelle strutture carcerarie operano, ha denunciato dal canto suo Nazareno Pacifico. Per l'edilizia carceraria negli ultimi anni si è fatto troppo poco". Ma non ci sono stati interventi neppure per affrontare e risolvere tutti gli altri diversi aspetti del "problema carceri", quelli legati alla presenza di extracomunitari, alla mancanza delle previste iniziative di formazione professionale, di recupero culturale, alla necessaria assistenza ed al recupero dei tossicodipendenti. "Abbiamo sentito proteste, abbiamo raccolto esigenze e proposte. Questa indagine ci offre un drammatico spaccato che non possiamo accettare, ha detto ancora Nazareno Pacifico. Dai risultati ai quali siamo giunti, in buona sostanza, dobbiamo partire per modificare, radicalmente, una situazione difficilissima. Credo questo sia un compito, un dovere al quale non possiamo sottrarci"
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