CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Le politiche statali e regionali nel processo di integrazione europea. L'intervento del presidente Serrenti al convegno di Alghero sulla "armonizzazione degli ordinamenti giuridici"


Alghero, 5 ottobre 2001 - Il ruolo delle Regioni speciali, i compiti assegnati ai Consigli ed agli esecutivi, in uno scenario europeo che si evolve ormai molto rapidamente e che impone radicali cambiamenti è il tema affrontato dal presidente dell'Assemblea regionale, Efisio Serrenti, nel suo messaggio di saluto ai partecipanti al convegno di studio "l'ordinamento italiano dopo 50 anni di integrazione europea. Evoluzione o radicale trasformazione?" che si è aperto nel pomeriggio ad Alghero.

Al seminario partecipano autorevoli studiosi e docenti di materie giuridiche, che approfondiranno, i lavori si concluderanno domani pomeriggio, i problemi legati alla necessaria armonizzazione del diritto e dell'ordinamento giuridico, italiano ed internazionale, al "nuovo diritto comunitario".

Il processo di integrazione tra i quindici stati che formano la Unione Europea, ha ricordato Serrenti, in questi ultimi tempi ha subito una violenta accelerazione. Ad essere interessati non sono, comunque, solamente gli ordinamenti giuridici. Le norme e leggi nazionali, infatti,  hanno perso rilievo a  favore delle leggi e dei regolamenti comunitari e viene messa in discussione la stessa "rappresentatività" delle istituzioni regionali.

Assume anche un diverso significato lo stesso concetto di "sovranità", tanto è vero che gli Stati nazionali scoprono di essere, in realtà, plurinazionali; così come le regioni, in particolare quelle speciali, sono costrette ad "interrogarsi a fondo sui contenuti e le ragioni della loro specialità, in un quadro storico-politico che sembra privilegiare il momento dell'uniformità rispetto a quello della diversità".

L'obiettivo di una reale cittadinanza europea, ha scritto anche Efisio Serrenti, impone una rilettura "drastica dell'idea di specialità: le diversità e le specificità regionali possono ricavarsi uno spazio di manovra, o perfino semplicemente esistere, solo se la specialità non si trasforma in una barriera o in un ostacolo all'integrazione".

Il processo di integrazione europea, quindi, impone "il radicale ripensamento della stessa idea di Statuto, ha aggiunto il presidente dell'Assemblea regionale. In futuro sarà sempre più difficile ragionare in termini di astratte competenze regionali, se le normative comunitarie hanno il potere di esautorare, anche a livello di vincolanti potestà regolamentari, i formali poteri statutari".

"La sfida dei prossimi anni, da affrontare nella logica di un grande disegno costituente, ha aggiunto Efisio Serrenti, sarà quella di promuovere la diretta partecipazione delle Regioni ai processi di formazione delle leggi e dei regolamenti comunitari. Nessun processo di integrazione può cancellare, per decreto, importanti simboli delle identità regionali. Tra l'altro, l'esautoramento dei poteri regionali da parte dei regolamenti comunitari e lo stesso ruolo marginale delle Regioni, in fase di attuazione ed esecuzione, comporta il rischio di annullare l'idea stessa della specialità".

Le Regioni possono, quindi, concentrare i loro sforzi per giungere alla semplificazione delle procedure per l'adeguamento regionale alla disciplina comunitaria; alla ripartizione delle competenze tra Consiglio e Giunta, per dare immediata attuazione alle normative comunitarie attraverso provvedimenti amministrativi; per predisporre testi unici, utili per razionalizzare le politiche regionali nelle diverse materie; per ottenere la migliore definizione degli spazi istituzionali di rappresentanza   delle Regioni nell'ambito della conferenza Stato-Regioni.

A questi punti la Sardegna deve aggiungere la sua "particolare rivendicazione" del pieno riconoscimento costituzionale "dell'insularità". Senza questo riconoscimento, ha concluso il presidente del Consiglio Serrenti, è assai difficile che si possano contrastare gli "effetti omologanti delle politiche comunitarie, che rischiano di essere portatrici di nuove subalternità. La soggettività politica delle Regioni è, infatti, un dato di fatto che esige un formale riconoscimento. Solo in uno spazio europeo che riesce a concepire regimi differenziati, infatti, è possibile armonizzare il valore dell'uniformità con quello, ugualmente fondamentale, della differenza".


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